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Donne che combattono – BT Il mostro dagli occhi verdi – Cristina Argenio

Oggi parliamo di donne che combattono perché partecipiamo al blog tour di Il mostro dagli occhi verdi, un libro scritto da Cristina Argenio pubblicato da Anguana Edizioni. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare gli articoli delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

donne che combattono

Il libro

Il mostro dagli occhi verdi – Cristina Argenio

donne che combattono

Vi ricordate Oscar Francois de Jarjayes e André Grandier, e la loro tragica fine dopo che avevano appena iniziato la loro storia d’amore?

Ebbene, ecco a voi una riscrittura degli ultimi capitoli della storia, che permetterà a tutti gli appassionati di questo famosissimo anime di “rifarsi la bocca” dopo l’amaro lasciato dal finale originale, e che persiste anche a distanza di decenni.

Una scrittura agile e intrigante, interessante, piccante e decisamente adulta e per adulti.

Il finale alternativo per Oscar e André che tutti gli appassionati avrebbero voluto, e che ora possono finalmente leggere.

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Dopo aver parlato di donne costrette a pubblicare con pseudonimo maschile, delle donne nella pittura e delle donne nella musica, finalmente è arrivata l’occasione di parlare delle donne che combattono. Eh sì, perché nell’immaginario collettivo le donne sono sempre state come Penelope, a casa a tessere la tela in attesa che il marito tornasse dalla guerra. Ma non è così. Come sempre in questi casi, vi lascio tutta la bibliografia alla fine dell’articolo, in modo che possiate approfondire in caso vi vada di farlo.

Cominciamo?

Donne che combattono: chi è Lady Oscar?

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Lady Oscar via@Wikipedia

Se vi state ponendo questa domanda, allora siete giovanissimi. Troppo. Urge ripassone, eh! Comunque, Oscar François de Jarjayes è un personaggio nato dalla penna di Riyoko Ikeda. Compare per la prima volta in un manga come personaggio secondario, manga che poi è diventato un anime e che poi è diventato leggenda. Eh, dai, non c’è altro modo per definire Lady Oscar.

Come dice la sigla, l’unica che reputo valida, ovvero quella del Cavalieri del Re – scusate, ognuno ha le sue fisse –, “il buon padre voleva un maschietto ma, ahimè, sei nata tu, nella culla ti ha messo un fioretto, Lady dal fiocco blu” (e l’ho scritta a memoria, gente. Non l’ho cercata. Se avessi impiegato questa parte del mio cervello per studiare meglio, che so, la matematica, chissà in che mondo vivremmo. E invece no. Sigle dei cartoni animati. Va bene così. Ne sono comunque fiera). Tralasciando quello che potrei dire sulla presunta bontà del padre di Oscar, lei studia all’accademia militare e diventa capitano delle guardie di Versailles. Nientemeno. 

Conosce André perché le viene praticamente imposto dal padre e, quando anche Maria Antonietta arriva a corte, le due diventano amiche. Oscar è una capitana leale verso la sua regina, ma ha anche un occhio di riguardo nei confronti del popolo, che non se la passa benissimo, diciamolo… Determinata, leale fino allo sfinimento, giusta nelle decisioni, Oscar metterà da parte tutto quello che potrebbe volere per sé in nome di un bene superiore. E direi che mi fermo qui, perché poi arriverà la recensione del libro e non voglio annoiarvi.

Vi siete mai chiestə da dove Riyoko Ikeda abbia preso ispirazione per l’aspetto fisico di Oscar? Ebbene, ho la risposta. Sedetevi, non siete prontə.

Riyoko Ikeda ha detto anche che, per creare il personaggio di Lady Oscar, si è ispirata alle donne che hanno combattuto in Europa e non solo. Nel corso degli anni, sono stati ipotizzati dei nomi e quindi siete pronti a scoprire chi siano queste donne coraggiose, queste donne che combattono?

Prima di cominciare, SIGLA!!

Marie-Jeanne Schellinck. Avete mai sentito questo nome?

Donne che combattono – Marie-Jeanne Schellinck

È nata a Gand il 25 luglio 1757 ed è morta a Menen il 1º settembre 1840.

Travestita da uomo, Marie si è arruolata nel 1792 nel secondo battaglione belga dell’esercito francese, combattendo nella battaglia di Jemappes, dove è stata gravemente ferita. È stata nominata sottotenente quattro giorni dopo e ha continuato a combattere. Ha lasciato l’esercito solo nel 1795 o 96, la Storia non è chiarissima in proposito, quando ha sposato il suo tenente, Louis-Joseph Decarmin. Nonostante ciò, ha comunque seguito il marito in battaglia fino al 1808, anno in cui anche lui ha lasciato l’esercito.

Si favoleggia che sia stata insignita della Legione d’onore da Napoleone I, ma è un falso storico. La prima donna a ottenere la Legione d’onore (da Napoleone III il 15 agosto del 1851) è stata in realtà Marie-Angélique Josèphe Brûlon (20 gennaio 1772 – 13 luglio 1859)

Donne che combattono: Francesca Antonia Scanagatta

donne che combattono
Da G. Lombroso, Biografie dei primarii generali ed ufficiali, la maggior parte italiani, che si distinsero nelle guerre napoleoniche in ogni angolo d’Europa, 1843 @wikipedia

È nata a Milano, il 1º agosto 1776, luogo in cui è anche deceduta il 20 novembre 1864. Travestita da uomo e facendosi chiamare Francesco (o Franz), è riuscita a completare l’Accademia Militare teresiana in Austria e per tre anni ha partecipato ad azioni sul campo di battaglia. Ha raggiunto il grado di tenente dell’Esercito del Sacro Romano Impero. Nel 1800, il padre ha rivelato la sua identità perché fosse congedata. Ed è un vero peccato perché Francesca era una bella mente.

Francesca ha studiato un sacco. Parlava tedesco e francese, oltre all’italiano. È riuscita a entrare in Accademia al posto del fratello. I due stavano viaggiando insieme, lei era vestita da uomo per evitare imbarazzi durante il viaggio (tipo non avere una dama di compagnia o una cameriera personale e simili), quando il fratello, che sarebbe dovuto entrare in Accademia, si è sentito male e ha confessato di non voler fare il militare. Francesca, allora, lo ha rimandato indietro con un domestico, ma prima ha avuto cura di farsi lasciare la lettera di presentazione che avrebbe dovuto consegnare il fratello. Facendosi chiamare Franz, entra in Accademia. Nel frattempo, il padre, una volta saputo dell’inganno, la raggiunge in Accademia e cerca di convincerla a tornare a casa. Davanti al suo rifiuto, parla con gli insegnanti della figlia in latino perché non sa il tedesco, ma gli insegnanti non capiscono. Vedete a non sapere le lingue? Alla fine, riuscirà a smascherare la figlia solo tre anni dopo. Guastafeste.

Donne che combattono – Eleonore Prochaska

@Wikipedia

Nata in Germania a Potsdam l’11 marzo 1785, è stata una militare prussiana che ha prestato servizio nell’esercito durante le guerre napoleoniche. Si è unita in segreto ai Lützowsches Freikorps, i corpi di guerra prussiani formati da volontari ed è stata “beccata” dall’ufficiale medico solo dopo la battaglia di Göhrde, perché è stata gravemente ferita e quindi successivamente visitata. Purtroppo, Eleonore è morta solo tre settimane dopo, a Dannenberg, il 5 ottobre 1813, a causa delle ferite riportate.

Donne che combattono – Jeanne d’Arc 

Pittura del 1900 ca.[1] (Centre Historique des Archives Nationales, Parigi, AE II, 2490) @Wikipedia

Dai, tuttə abbiamo sentito parlare almeno una volta della pulzella d’Orléans.

Non vi riassumo la vita, vi lascio alcuni link in bibliografia. Sappiamo però tutti che ha fatto una fine orribile, bruciata viva per eresia il 30 maggio 1431 a Rouen. Ovviamente, prima è stata anche torturata. Ehhh, i Domenicani dell’epoca, quanta simpatia. (Sì, sì, non mi addentro in questo argomento, ma arriverà il giorno…).

Jeanne è stata poi riabilitata (anche su questo non dico nulla. Sono muta mutissima, anche se le riabilitazioni – così come le scuse – dopo orrendi misfatti sono sempre ridicole, a mio parere), canonizzata e beatificata, e ora è la Santa Patrona di Francia. Nientemeno, eh. Certo, c’è quel piccolissimo dettaglio dell’essere condannata al rogo post tortura con tanto di processo fasullo, ma chi ci bada? Lo so, certi argomenti alimentano il mio sarcasmo.

Donne che combattono – Donella de’ Rossi

Facciamo un salto a casa nostra, nell’Italia feudale del ‘400, e parliamo di Donella de’ Rossi. Nata San Secondo Parmense nel 1435, Donella è stata data in sposa nel 1454 al conte di Sala Giberto III Sanvitale, della famiglia rivale dei Rossi di Parma. Com’è, come non è, a un certo punto la sua famiglia d’origine ha deciso di attaccare, nel 1482, la rocca di Sala Braganza, che nel frattempo lei e il marito avevano trasformato in una vera e propria fortezza. Contando sull’assenza del marito di Donella e sulla cieca obbedienza della figlia, Pier Maria II de’ Rossi – detto anche cuore di papà –, ha attaccato convinto di aver vita facile, ma no. Donella ha difeso strenuamente casa sua, ferendo a morte il cugino. Per la serie: a casa mia comando io. Giustamente.

Donne che combattono – Maria Bočkarëva

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@Wikipedia

Nata in Siberia nel 1889, è riuscita ad arruolarsi nel 25º Battaglione della Riserva dell’Esercito Imperiale Russo allo scoppio della Prima guerra mondiale per poi ottenere addirittura l’incarico, nel 1917, di formare il Battaglione femminile della morte, un’unità composta da trecento donne che ha preso parte a un’offensiva in Bielorussia.

Con l’abdicazione dello Zar e con tutti i disordini che ne sono conseguiti, Maria Bočkarëva è stata poi catturata e fucilata dai Bolscevichi perché “elemento rivoluzionario particolarmente accanito e incorreggibile”.


Per ragioni di spazio e di tempo, ho dovuto tagliare tantissime storie, tantissimi nomi e tanti nemmeno li conosciamo perché sapete benissimo che, spesso e volentieri, la Storia viene riscritta e manipolata, tuttavia le donne che combattono sono molte, nella mitologia e nella Storia, e ci sono anche tanti libri che ne parlano. Perché, come abbiamo ampiamente dimostrato, si può anche provare a isolare le donne, a chiuderle in casa, a privarle della libertà di decidere, di creare e, come abbiamo visto, di combattere, ma i risultati parlano da soli: non si possono arginare le donne. Per fortuna!

Ci hanno provato in tutti i modi. Ci provano anche oggi, tutte le volte in cui dobbiamo difendere i nostri diritti, tutte le volte in cui ci fanno domande idiote durante i colloqui di lavoro (per la cronaca, la domanda “Hai intenzione di avere figli?” a un colloquio è illegale), tutte le volte in cui dobbiamo impegnarci di più, a parità di titolo di studio e di competenze, per ottenere un lavoro… è davvero faticoso essere donna, ma è per questo che ne parlo. Combattiamo. Tuttə insieme, perché questa lotta non ha genere.

Leggerete Il mostro dagli occhi verdi? Quali altre donne che combattono vi vengono in mente?

Bibliografia:

 

Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

2 Risposte a “Donne che combattono – BT Il mostro dagli occhi verdi – Cristina Argenio”

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