Il club delle lettrici compulsive

Donne spezzate – BT Non guardare indietro – Jessica Barry

Donne spezzate: perché non sempre c’è un lieto fine è l’argomento di cui ho scelto di parlare per questa tappa del blog tour di Non guardare indietro, un libro di Jessica Barry pubblicato da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate farvi un’idea più completa dei temi trattati nel libro attraverso gli approfondimenti che le bravissime blogger che vi hanno preso parte hanno pensato per voi.

donne spezzate

Il libro:

Non guardare indietro – Jessica Barry
Traduzione di Teresa Albanese – Mondadori – 2021

Mezzanotte. Cait Monaghan e Rebecca McRae si trovano in macchina su una strada desolata che attraversa il deserto del Nuovo Messico. Non si sono mai incontrate prima. Il lavoro di Cait consiste nel portare al sicuro donne in fuga senza mai fare domande. Come la maggior parte di loro, Rebecca sta cercando di scappare da qualcosa. C’è una ragione per cui Cait sceglie di aiutare delle sconosciute: anche lei ha un passato e sa cosa vuol dire essere inseguite. Entrambe hanno segreti da proteggere e le vite di entrambe sono in pericolo. Quando un camion arriva ad alta velocità alle loro spalle, in un primo momento le due donne pensano si tratti di qualche autista arrabbiato, ma capiscono in fretta che chiunque sia alla guida sta dando loro la caccia. Mentre aumentano i chilometri che si lasciano alle spalle e i pericoli che devono affrontare, il passato tenuto così faticosamente nascosto torna a perseguitarle. Qualcuno vuole morta una di loro, ma quale delle due? E quel qualcuno, considerata la vita che ciascuna di loro ha condotto, potrebbe essere chiunque. Se Cait e Rebecca vogliono sopravvivere, devono imparare a fidarsi l’una dell’altra e di se stesse. Ma la fiducia ha un costo, ed entrambe hanno già pagato un prezzo molto alto.


Parlare di violenza di genere non è mai facile perché il rischio di dire cose banali e scontate o di sfociare nella polemica gratuita è altissimo. Sapete che sono la regina dei pipponi e che ci sono certi argomenti che fanno scattare il mio interruttore. Ecco, questo argomento è proprio uno di quelli pericolosi. Sono una donna, ho avuto la fortuna di nascere dalla parte “giusta” del mondo, ho avuto un’educazione basata sul rispetto e la parità di genere e mi è stato insegnato a pretendere rispetto dalla persona che mi sta accanto. Sono stata molto fortunata da questo punto di vista, nonostante la società sia ancora molto maschilista, così tanto che spesso sono proprio le donne a essere le più accanite maschiliste (si chiama maschilismo interiorizzato). Sono stata anche molto fortunata nella scelta del mio compagno di vita che è stato cresciuto con i miei stessi valori.

Non per tutte è così e saper riconoscere la propria fortuna secondo me è un primo passo fondamentale per capire e imparare l’empatia nei confronti di chi, questa fortuna, non l’ha avuta.

Il secondo passo è informarsi e riuscire a capire quando c’è qualcosa che non va.

In questa prima parte dell’articolo vi consiglierò cinque libri, tutta narrativa, niente saggi perché non ne ho ancora letti, con protagoniste femminili che non ce l’hanno fatta. Sono, appunto, i libri di donne spezzate, perché non per tutte, purtroppo, esiste un lieto fine, un salvataggio in extremis… e la cronaca avvalora in modo drammatico la mia tesi.

Cominciamo!


La strada – Ann Petry
Traduzione di Manuela Faimali – Mondadori – 2020

E mentre tu eri fuori a lavorare per pagare l’affitto di quel posto squallido e puzzolente la strada faceva da balia a tuo figlio. E anche molto di più. Diventava madre e padre, educava tuo figlio per te, ed era un padre malvagio e una madre crudele. E, ovviamente, parlandogli di soldi, la strada tu la aiutavi.

Siamo negli anni della Seconda guerra mondiale e Lutie Johnson è una giovane donna nera che vive a Harlem con Bub, il figlio di otto anni. Quella di Lutie non è certo una vita facile: si è lasciata alle spalle un marito infedele e irresponsabile e deve tirare avanti da sola. Ma è sorretta da un’idea: crede nel sogno americano ed è convinta di poter aspirare a un’esistenza migliore grazie a una vita di duro lavoro. “La strada” è la storia di una lotta: la lotta di Lutie alla ricerca di una casa per il figlio, per farlo crescere lontano dalla paura e dalla violenza, per tenerlo lontano dalla strada, insomma. Le vicende di Lutie e Bub si intrecciano con quelle di diversi personaggi, che vivono nella stessa casa o nella stessa via, tutti alle prese con la stessa disperata lotta per la sopravvivenza. E le loro vite disegnano il ritratto doloroso di una realtà così lontana nel tempo eppure ancora così vicina. A più di settant’anni dalla pubblicazione di questo romanzo, Lutie Johnson resta una figura potentissima – nera e sola è alle prese con un mondo ostile alle donne e pervaso di razzismo -, e la sua vicenda cruda e vibrante ci racconta la storia amara dell’altra faccia del sogno americano, mostrandoci una New York troppo spesso dimenticata. Quando venne pubblicato nel 1946, “La strada” fu il primo romanzo di un’autrice afroamericana a vendere più di un milione di copie, ed è tuttora considerato un grande classico della letteratura americana, nel quale la potenza della testimonianza e la forza della letteratura si sommano regalandoci pagine indimenticabili.

Perché ho scelto di inserire questo libro nella categoria Donne spezzate: Ann Petry non fa sconti a nessuno in La strada e Lutie paga tutte le conseguenze del suo essere una donna sola, nera e bella. Ho amato questo libro nonostante mi abbia fatta stare malissimo. È assolutamente da leggere! Potete leggere la nostra recensione qui.

La tenuta delle rose – Hannah Richell
Traduzione di Elisabetta Valdrè – Garzanti – 2020

libri di donne spezzate

Maggie è convinta che seguire il cuore sia la scelta sbagliata. L’unica volta che l’ha fatto la sua vita è finita sottosopra ed è stata costretta a lasciare Londra per rifugiarsi il più lontano possibile. Ma quando la sua amata nonna Lillian si è ammalata non ha avuto scelta: è tornata in Inghilterra per affrontare il passato da cui cercava riparo. Arrivata a Cloudesley, non può non notare che le splendide rose, i tulipani colorati e i gigli regali che punteggiavano il giardino dei suoi ricordi hanno perso il proprio splendore. Anche le braccia di sua nonna, pur restando l’unico luogo che riesce a chiamare casa, le trasmettono una sensazione diversa. Maggie capisce che la donna non ha più molto tempo e vuole confidarle qualcosa. Quello che non si aspetta è che si tratti di una verità che parla di segreti nascosti nelle immense e buie sale di Cloudesley. Di una famiglia, di scelte difficili. Di un tempo in cui una donna era costretta a prendere strade che la portavano lontano dai suoi desideri, perché regole e convenzioni valevano più di ogni altra cosa. Di uomini sicuri di esercitare un potere indiscutibile. Tra quelle mura dorate sua nonna si era sentita come un oggetto da sfoggiare e nulla di più. Ma ora Maggie sa che il regalo che vuole lasciarle è la libertà. La libertà di sbagliare, di cadere e di potersi rialzare. Di seguire il proprio cuore e di decidere che cosa pensare senza permettere che sia qualcun altro a farlo. Di amare davvero. È proprio questa la cosa più difficile per Maggie, a causa di quella bugia che porta dentro. Perché a volte è più facile perdonare gli altri che sé stessi.

Perché ho scelto di inserire questo libro nella categoria Donne spezzate: Hannah Richell delinea benissimo la figura di Lillian e racconta cosa è stata costretta a subire, a quali ricatti è stata obbligata a piegarsi. È una storia struggente che va letta. Potete trovare l’articolo del blog tour che parla proprio delle figure femminili del libro cliccando qui.

La rinnegata – Valeria Usala
Garzanti – 2021

Siamo l’inerzia di un fiore reciso;
il vigore nelle sue radici,
trapiantate in terre straniere.
Siamo l’impeto di un fuoco ardente;
la quiete nelle sue ceneri,
raccolte in cumuli sparsi.

Senza un uomo accanto, una donna non è nulla. Teresa ha sempre sentito l’eco di questa frase, come il vento durante la tempesta, ma non ci ha mai creduto. Lei che è quiete e fuoco, rabbia e tenerezza, lotta contro il pregiudizio da quando è nata. Rimasta orfana, non ha avuto nessuno a proteggerla dalla propria intelligenza, oltre che dalla propria bellezza. Un intero paese la rinnega, impaurito di fronte alla sua indipendenza, alle sue parole e alle sue azioni. Perché in fondo sono solo queste a renderla diversa dalle altre donne.
Neanche aver creato una famiglia con l’uomo che ama ha messo a tacere le malelingue e i pettegolezzi. Nessuno crede che la sua fortuna, derivante da un emporio e una taverna che ha costruito e gestisce con le sue forze, sia frutto di fatica e tenacia. Ma le voci sono sempre rimaste solo voci, anche quando a rispondere a tono è Maria, la bruja del villaggio, che vaga per le strade senza una meta precisa.
Quando tutto cambia, Teresa deve difendere ciò che ha conquistato e dimostrare che può farcela da sola. Che non rinunciare a sé stessa significa essere libera. Vuole dare a quel vento, pieno di parole feroci, un afflato nuovo; ma il pregiudizio è forte e saldo, come una radice ancorata alla terra.
Non capitava da anni che un esordio venisse accolto con tanto entusiasmo dalle libraie e dai librai che l’hanno letto in anteprima. Valeria Usala ha scelto di dare voce a una donna dimenticata, una donna che ha deciso di resistere contro tutto e tutti. Una giovane autrice rompe il silenzio che avvolge una storia che ha molto da raccontare. Una storia in cui la Sardegna è protagonista attraverso la sua natura, le sue leggende e le sue contraddizioni. Una storia di coraggio e rinuncia. Una storia di amore e potere. Una storia di rinascita e di speranza.

Perché ho scelto di inserire questo libro nella categoria Donne spezzate: il romanzo della Usala è decisamente attuale e crudo, veicola l’omertà di un intero paese nei confronti di una donna che come unica “colpa” ha quella di voler di più, di non accontentarsi di fare la madre e la casalinga, di non volersi uniformare allo stereotipo di donna che si fa mantenere dal marito e che, se rimane vedova, deve sceglierne un altro. Trovate la recensione di Alice qui.

La figlia del peccato – Emily Gunnis
Traduzione di Elisabetta Valdrè – Garzanti – 2020

Due bambine costrette a separarsi. Un mistero rimasto sepolto per anni. Una sola possibilità di salvezza.

Sussex, 1956. È calata la notte. Al convento di Saint Margaret tutte le luci sono spente e regna il silenzio. Protetta dal buio, Ivy si aggira furtiva per i corridoi. Spera di trovare una via di fuga dalla prigione che le ha tolto il suo unico figlio senza darle nemmeno il tempo di abbracciarlo. Per lei non c’è più possibilità di salvezza, ma forse può ancora aiutare Elvira, l’unica bambina cresciuta tra quelle mura. La piccola ha appena scoperto di avere una sorella gemella e vuole raggiungerla a tutti i costi. Ma scappare da Saint Margaret sembra impossibile. Il convento si fregia di essere una casa di accoglienza per ragazze madri che qui si rifugiano per dare alla luce bambini destinati all’adozione. In realtà, è una fortezza che nasconde oscuri segreti. Un luogo in cui centinaia di giovani donne sono private degli affetti e della libertà, vittime di atrocità di cui nessuno ha mai saputo nulla. Da allora sono passati sessant’anni e tutta la verità su Saint Margaret è ora contenuta in una lettera di Ivy. Poche righe scritte con mano tremante che Samantha, madre single e giornalista in cerca di uno scoop, rinviene per caso in un vecchio armadio della nonna. Non appena le legge, si rende conto di avere per le mani quello che aspetta da tempo: una storia che ha bisogno di essere raccontata. Sa che quel compito spetta a lei. È come se quella lettera l’avesse trovata e le chiedesse di andare fino in fondo perché quell’indagine potrebbe rivelarle particolari sconosciuti del proprio passato. Ma Samantha deve fare in fretta. Il convento sta per essere abbattuto e la verità rischia di restare sepolta sotto le macerie.
Emily Gunnis confeziona un esordio perfetto, ricco di colpi di scena e suspense, che ha conquistato pubblico e critica, balzando in cima alle classifiche e dando il via a un passaparola straordinario. Basato su fatti realmente accaduti in Irlanda tra il diciottesimo e il ventesimo secolo, La figlia del peccato è un romanzo intenso e coinvolgente che ci parla dei sacrifici che una madre è disposta a fare pur di proteggere il proprio figlio.

Perché ho scelto di inserire questo libro nella categoria Donne spezzate:perché sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto, anche quando è coinvolto un uomo. Perché ci sono donne che sono davvero nemiche delle altre donne e invece di offrire supporto ed empatia, giudicano e infieriscono. Emily Gunnis è super brava a rendere il dramma della vita all’interno dell’istituto per ragazze madri ed è riuscita a farmi gelare il sangue nelle vene… Trovate la recensione qui.

Orfani bianchi – Antonio Manzini
Chiarelettere –2016

donne spezzate

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio poi la signora Mazzanti, “che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all’albero ai regali e al panettone”, poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall’esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c’è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un’intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. “Nella disperazione siamo uguali” dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell’ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.

Perché ho scelto di inserire questo libro nella categoria Donne spezzate: è una storia agghiacciante che parla di dolore ignorato e snobbato. Questo libro è un pugno nello stomaco. Leggetelo, per favore. Può solo farvi bene. Perché davvero non sappiamo mai che tipo di guerra stiano combattendo gli altri. La recensione è disponibile qui.


È un argomento serissimo e non riesco ad avere il tono brillante che ho di solito quando scrivo un articolo in cui vi consiglio delle letture, perché tutti i giorni una di noi viene ammazzata in quanto donna, perché qualcuno pensa che sia suo diritto disporre come vuole della vita e della volontà di una donna che ha deciso di chiudere una storia, di disubbidire agli ordini impartiti da un uomo. Perché il maschilismo è talmente tanto interiorizzato che quando una donna subisce violenza, il primo pensiero è “beh, avrà fatto qualcosa per meritarselo”.

NO. Lo dico forte, lo dico chiaro. NO. Se vi picchiano, non è colpa vostra. Se vi maltrattano, se vi manipolano, se vi fanno sentire in colpa per qualsiasi cosa, non ve la siete cercata. Scappate! Mollate tutto e scappate. Chiedete aiuto. Chiamate il numero unico antiviolenza se ne avete la possibilità (1522, gratuito anche dal cellulare), chiamate il 112 e chiedete di ordinare una pizza se avete bisogno di aiuto immediato e non potete parlare. Non siete sole! Mai.

Leggerete Non guardare indietro? Avete altri libri su donne spezzate da consigliarci? Avete letto questi che vi ho proposto? Vi aspetto per parlarne!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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