Il club delle lettrici compulsive

Geografia di un dolore perfetto – Enrico Galiano

Geografia di un dolore perfetto Book Cover Geografia di un dolore perfetto
Enrico Galiano
Narrativa
Garzanti
2023
Digitale - Cartaceo
304
Fornito dalla Casa Editrice

Quando sei bambino tuo padre è un supereroe. Nessuno ti spiega che anche i supereroi possono cadere e farsi male, e soprattutto farti male. Pietro lo sa fin troppo bene: suo padre lo ha abbandonato quando era ancora un ragazzino. L’unica cosa che gli ha lasciato è quella che lui chiama spezzanza, la sensazione di essere spezzati, di vivere sempre a metà. Eppure Pietro ha un vita perfetta: è diventato un professore universitario e ha una moglie e un figlio che ama. Fino a quando riceve una telefonata che cambia tutto. Deve andare a Tenerife il prima possibile: un viaggio in aereo attraverso il mare lo divide dall’attimo più importante della sua vita. Pietro corre, e più corre più si rende conto che sta andando incontro al vero sé stesso e ai suoi fantasmi. Sono lì a ricordargli che capita, a volte, di trovarsi all’improvviso lontanissimi da sé stessi, così tanto da non sapere più chi si è veramente: come i punti che gli atlanti chiamano «poli dell’inaccessibilità», quelli più lontani e irraggiungibili del globo. Quando succede, i geografi dicono che, per salvarsi, l’unica cosa da fare è guardare su. Cercare una stella, e poi andare dritti dove dice lei. Può avere i contorni di un amore o di un dolore. Di un desiderio o di una paura. Perché a volte non siamo nel posto sbagliato, stiamo solo cambiando. A volte arriva il momento di fare pace con tutte le ferite di quando si era bambini.

Enrico Galiano apre la sua anima ai lettori in un romanzo che indaga il rapporto più antico, autentico e complicato: quello tra figlio e genitore. Un romanzo che pone una domanda che va dritta al cuore: quando si smette di essere figli? C’è un giorno, un momento, una linea che si supera e poi non si è più figlio di qualcuno, ma solo un uomo o una donna? Con la sua inconfondibile delicatezza, Enrico Galiano ci regala una prova di narratore maturo con una storia avvincente e coinvolgente. Una storia che, pagina dopo pagina, diventa sempre più la storia di tutti noi.

Oggi partecipiamo al review party di Geografia di un dolore perfetto, il nuovo libro di Enrico Galiano pubblicato da Garzanti. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

Geografia di un dolore perfetto

Geografia di un dolore perfetto non è un libro facile. I libri di Galiano non lo sono mai, in effetti. Sono sempre molto intensi e toccano argomenti complessi e difficili, non sempre di facile “digestione”. Che poi questi sono anche i motivi per cui mi piacciono così tanto, alla fine.
Geografia di un dolore perfetto non fa differenza, è narrativa pura con tutto ciò che comporta.

Da bambino sei convinto che i tuoi genitori moriranno quando sarai molto vecchio, perché quarant’anni per i bambini è un’età da vecchi. Poi a quarant’anni ci arrivi davvero e, se ti muore un genitore, in un attimo ti scopri ancora bambino. Lo specchio ti mostra il viso di un uomo fatto ma tu vedi solo la stessa paura di rimanere da solo, lo stesso abat-jour lasciato acceso tutta la notte, lo stesso bisogno di avere altri cinque minuti per giocare insieme.

Pietro è un padre. Un buon padre. È anche un buon marito e un buon professore universitario. Non potrebbe avere una vita migliore di così. È soddisfatto, mediamente felice.

Poi, però, arriva una telefonata che gli sconvolge l’esistenza e che lo porta a rivivere la sua vita, partendo dagli anni dell’infanzia, negli anni 70/80, fino ad arrivare al momento attuale, quello in cui lui si ritrova a essere spiazzato, cristallizzato in un dolore perfetto, appunto.

[…] se guardo quella scena con gli occhi di adesso, con gli occhi di padre, so che essere genitori è esattamente questo, essere lì, mani sui fianchi, accompagnare la vita e poi a un certo punto togliersi, ma in quel togliersi esserci ancora, esserci come non mai, ecco cos’è essere padre, togliersi essendoci ancora, essendoci sempre, lasciare come eredità nel cuore la sicurezza che tu sarai sempre lì, anche quando non ci sarai, soprattutto quando non ci sarai: darti la forza di sapere di non essere mai solo.

Geografia di un dolore perfetto è la storia di un bambino e del difficile rapporto con i suoi genitori. Difficile perché uno se ne è andato, lasciando buchi e macerie nel cuore, riempiti con fantasie che avrebbero dovuto attutire e sopperire alle mancanze, e perché uno, invece, è rimasto, ma senza risposte da dare, pieno di livore e di rabbia.

All’improvviso, Pietro viene di fatto privato delle sue figure di riferimento. Si è ritrovato, da aspettare la neve, ad aspettare che la porta si aprisse, ad aspettare una spiegazione.

Gli adulti della storia, nei passaggi in cui Pietro è bambino, non fanno una gran figura, concentrati come sono sui loro problemi, sui loro dolori, sulle loro convinzioni di essere nel giusto e di agire per il meglio.

Teorema di Laki di Paco l’Esploratore

Per ogni azione, per ogni decisione, cerca bene: c’è sempre un vulcano Laki che fai finta di non vedere. La parola che non riusciamo a dire. Il lavoro che accettiamo anche se non siamo del tutto convinti. Il rapporto che non abbiamo mai chiarito. Guarda bene: c’è sempre un motivo molto più indietro. Molto più terra terra.

Sì, mi piace l’espressione terra terra: ti ricorda da dove vieni. Ti spiega dove andare a cercare.

I traumi, se non affrontati, restano lì e ti aspettano al varco. Prima o poi, troveranno il modo per riproporsi, per tornare alla mente con la violenza di un pugno o di una videochiamata fatta da una stanza d’ospedale.

Non sapevo più come si stesse, ad avere un padre. Avere un padre è come avere una guardia del corpo che ti protegge anche quando non c’è. Soprattutto quando non c’è. Avere un padre è sapere che puoi osare, dire quello che pensi, provarci con una ragazza, presentarti a un colloquio convinto che ti assumeranno. E se poi non ti assumono, poco male: sai che troverai qualcosa di meglio. Avere un padre è uscire in mezzo al mondo senza lasciare a casa il tuo vero te. È sapere che non devi fingere perché così come sei va benissimo. È coniugare i verbi al futuro, fare progetti, sognare in grande, perché qualcosa ti dice che andrà tutto bene. E quel qualcosa ha la voce di tuo padre. 

Avere davvero un padre è avere tutte queste cose anche quando lui non c’è più perché hai interiorizzato i suoi insegnamenti e i suoi consigli.
Ma quando non ne hai uno degno di questo nome come si fa?

Ecco quindi che nella vita di Pietro arriva Paco, un uomo che gli fa da padre quando ne ha bisogno, che sostituisce come può ciò che Nando ha irrimediabilmente rotto.

Ma non è facile, per Pietro. La vita non lo è mai in generale, ma quando devi confrontarti con un grosso dolore in così giovane età, qualcosa resta per forza. E allora Pietro cerca di sopravvivere emotivamente con i mezzi che ha, fa quello che può cercando di essere diverso da chi lo ha ferito.

Il suo viaggio è anche un viaggio interiore, ma non solo… e non posso dirvi altro anche se mi piacerebbe davvero poterlo fare.
Posso però dirvi che come sempre la scrittura di Galiano è avvolgente. Ti cattura dalla prima all’ultima pagina, anche quando vorresti smettere di leggere perché stai soffrendo troppo e stai piangendo tutte le tue lacrime (ehm…).

Non è solo tristezza e dolore, però, eh. Ci sono delle situazioni tragicomiche e anche qualche momento di tenerezza, ma ciò che resta, dopo aver chiuso il libro, sono la speranza (di far meglio, di cambiare le cose, di avere nuove possibilità) e la voglia di non lasciare nulla di non detto.

Perché la vita è strana e imprevedibile e parlarsi, parlarsi davvero, aiuta ad avere risposte che ci permettono di rasserenarci e di scendere a patti anche con le cose più difficili.

Non so nemmeno se questa recensione abbia un senso (e probabilmente non ce l’ha), ma Geografia di un dolore perfetto mi ha colpita in tanti modi, mi ha fatto sì provare rimpianto nei confronti di chi non c’è più, ma mi ha fatta anche sentire estremamente fortunata per ciò che ho avuto per quarant’anni della mia vita.

Galiano ha la capacità di parlare direttamente al cuore dei lettori ed è pazzesco davvero.
In più ci sono dei riferimenti alla cultura pop degli anni ‘80 che ho adorato!
A voler guardare, c’è proprio tutta una colonna sonora che si sviluppa per tutto il libro.

Geografia di un dolore perfetto è un libro molto commovente, quindi, se non siete in un buon momento della vostra vita, leggetelo con cautela. Molta cautela!

Comunque, rispondo io alla domanda: non si smette mai di essere figli. Anche quando si litiga, anche quando devi occuparti di tutto perché chi si è occupato di te non è più in grado di farlo. Anche quando un genitore muore. Si è sempre figli perché in noi vivono gli insegnamenti che ci sono stati dati. Oh, questa recensione è catartica ed è anche emotivamente difficilissima. Ho sfiorato almeno tre attacchi di panico e ho pianto un sacco. Ve lo dico perché ormai qui siamo al flusso di coscienza, ma anche per prepararvi se non state bene. Nel dubbio, vi abbraccio.

Gli altri libri dell’autore di cui trovate le recensioni sul blog:

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.
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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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