Il club delle lettrici compulsive

Il bistrot della speranza – Beth Morrey

Il bistrot della speranza Book Cover Il bistrot della speranza
Beth Morrey
Narrativa
Garzanti
2022
Digitale - Cartaceo
348
Fornito dalla Casa Editrice
Elisabetta Valdrè

Teiere azzurre, tavolini di ferro battuto, tovagliette di cotone arcobaleno. Sono i colori le prime cose che Delphine nota quando entra nel piccolo bistrot all'angolo. C'è qualcosa, in quel posto, che la fa sentire a proprio agio, forse il profumo delle torte speziate, forse il caldo sorriso dei proprietari. Lei, in realtà, è entrata solo per rispondere all'annuncio «Cercasi cameriera», un lavoro che le permetterebbe di pagare la scuola di Emily, la figlia che sta crescendo da sola. Eppure, giorno dopo giorno, ha l'impressione che quel posto abbia qualcosa di magico, a partire dai clienti che, entrando, le illuminano la giornata. C'è Lexy, con il suo marcato accento francese, che chiede sempre un tè caldo con una parola gentile; c'è Roz, un'insegnante che, dietro il perenne broncio, nasconde un animo sensibile che esplode in una risata improvvisa mentre addenta un muffin; e Dylan, che con voce ipnotica canticchia insieme alla radio vecchie canzoni rock. In poco tempo, Delphine trova nel bistrot un'altra famiglia. Quello che però non si aspettava di trovare era il coraggio di riprendere in mano i sogni messi da parte. Finire la scuola, esibirsi su un palco, uscire per un appuntamento: tutte cose che, a ventotto anni, non credeva più di poter realizzare. Perché i gesti di gentilezza non restano inascoltati. Sono gesti che si diffondono da una persona all'altra come un fiume che, inarrestabile, arriva al mare. Un fiume che nasce dalla speranza ritrovata.

Bentrovatə compulsivə! Oggi parliamo di Il bistrot della speranza, romanzo di Beth Morris, pubblicato in Italia da Garzanti. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

il bistrot della speranza

Per quanto mi riguarda, i romanzi di rinascita femminile hanno sempre un fascino particolare. Ecco perché ho desiderato fare la conoscenza di Delphine e della sua piccola Emily ne Il bistrot della speranza!

Ho visto una teiera, dunque mi sono procurata un bell’infuso di karkadè (al quale ho dovuto iniziare anche Sara, perché non sia mai che io faccia qualcosa e non tormenti lei perché la faccia con me) e mi sono rifugiata in casa dove cerco di impedire alla calura feroce di raggiungermi. (Spoiler: non ci riesco.)

Delphine è una ragazza madre che vive con il padre, vedovo e preda di una terribile depressione, e la figlioletta Emily, che ha avuto quando aveva solo 16 anni.

All’epoca lasciò la scuola, si prese cura della sua bambina e del padre, e da allora non fa che saltellare da un lavoro precario all’altro, cercando di sbarcare il lunario.

Delphine, però, era una ragazza promettente, intelligente e appassionata di letteratura inglese, proprio come lo è la piccola Emily.

La perdita dell’ennesimo lavoro part time sembra debba essere la goccia che fa traboccare il vaso, ma con l’aiuto di sua figlia, che è davvero molto più sveglia di quanto lei creda, riesce a trovare un posto in un bistrot.

Da questo, arrivano a ruota altri cambiamenti: la voglia di prendere il diploma, di cambiare la sua situazione, le ore di conversazione con Letty, i concerti con Dylan e Sanjay.

Tutto molto bello, tutto come da copione, Delphine è l’esempio di quella narrazione che va tanto di moda ultimamente in cui puoi fare tutto, puoi superare tutto, puoi cambiare tutto se lo vuoi veramente. Bello eh.

Ma.

Ci sono una serie di “ma”.

Innanzitutto, a dispetto di quanto abbia letto nella sinossi (che è assurdamente sbagliata, sembra riferirsi a un altro libro), il bistrot è solo uno dei luoghi dove è ambientato il romanzo, non certo il fulcro della situazione.

Perché stravolgere così il titolo del romanzo? “Il bistrot della speranza” lascia intendere che sia quello il luogo nevralgico della vicenda, invece non è così.

Il titolo originale, infatti, è “Em & Me”, che pone l’accento giustappunto sul rapporto tra Delphine e Emily, che effettivamente è il vero motore del romanzo.

Inoltre, lo ammetto, ho preso in antipatia la protagonista.

Lo so, lo so.

Ma ci era già successo, ricordate? Se non ve lo doveste ricordare, lo leggete qui.

Non ci ho potuto fare niente, l’ho trovata irritante e nulla è riuscito a farmi cambiare idea.

Che ci volete fare, non tutto può piacerci, no?

E voi, avete già letto Il bistrot della speranza? Fatecelo sapere nei commenti!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

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