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Il diario geniale della signorina Shibata – Emi Yagi

Il diario geniale della signorina Shibata Book Cover Il diario geniale della signorina Shibata
Emi Yagi
Narrativa
Mondadori
2022
Digitale - Cartaceo
168
Fornito dalla Casa Editrice
Anna Specchio

Se c'è una cosa che Shibata non sopporta è dover servire il caffè, pulire e riordinare. Nessuna di queste cose fa parte delle sue mansioni, ma Shibata è l'unica donna in un ufficio popolato da uomini. Così una mattina, davanti all'ennesima richiesta del suo capo di raccogliere le tazze sporche dalla sala riunioni, annuncia che non può, perché l'odore del caffè le dà fastidio. È incinta, o almeno questo racconta ai suoi colleghi. Inizia così la gravidanza di Shibata: un diario dettagliato in cui, settimana dopo settimana, racconta a se stessa e agli altri le tappe di un percorso che dovrebbero portarla a diventare madre. Con l'aiuto di qualche asciugamano appallottolato sotto i vestiti e una app che le segnala i progressi del feto, Shibata trascorre nove mesi in cui ha finalmente l'occasione di rallentare il ritmo frenetico del lavoro e recuperare tempo per se stessa. Per fare la spesa e cucinare, godersi un bagno rilassante, iscriversi a un corso di aerobica. Ma anche per osservare il mondo attorno a sé e incontrare una società alienata, popolata di individui schivi e incapaci di guardarsi in faccia. E, soprattutto, un mondo di madri sole, alle prese con la gestione dei figli, il rientro al lavoro e le incombenze quotidiane che le lasciano stremate. Un velo di solitudine sembra ricoprire ogni cosa, ma il bambino fantasma che cresce nella sua pancia è in grado di farle vedere il mondo con occhi diversi e farla sentire meno sola. O forse dentro di lei c'è davvero una nuova vita? Originale, intelligente e ironico, il romanzo di esordio di Emi Yagi forza con abilità il confine tra verità e menzogna, offrendo una critica pungente alla società di oggi e un ritratto della maternità da un punto di vista assolutamente inedito e spregiudicato.

Oggi partecipiamo al blog tour di Il diario geniale della signorina Shibata, un libro di Emi Yagi pubblicato in Italia da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

Il diario geniale della signorina shibata

Il diario geniale della signorina Shibata è un romanzo molto particolare. Quando l’ho scelto per leggerlo non avevo assolutamente idea di cosa aspettarmi; in genere sono affascinata dal Giappone e dalle sue tradizioni, e grazie a più di un romanzo le ho potute conoscere; sono anche venuta a contatto con la parte meno pittoresca, meno “rosea” di questo meraviglioso paese.

Con questo romanzo ho potuto conoscere un ulteriore aspetto di cui non potevo nemmeno immaginare l’esistenza: la vita di una donna incinta nel Giappone di oggi.

Il romanzo è infatti un lungo diario della Signorina Shibata, che racconta della sua “gravidanza”, dall’inizio fino a un anno dopo il parto. 

Shibata racconta, in forma di diario appunto, settimana per settimana tutte le sensazioni, le emozioni che prova, come passa il tempo e come viene trattata al lavoro. 

Shibata ha trentaquattro anni, non è sposata, è laureata e lavora in un’azienda in cui si producono le anime di cartone dei rotoli di carta. Qui viene trattata come l’addetta al caffè, colei che deve smistare la posta, colei che deve pulire la sala ristoro, colei che deve fare le fotocopie e cambiare il toner quando termina, e così via. E se lei non lo fa perché impegnata nella vera mansione per cui è stata assunta, i suoi colleghi, uomini, se ne risentono. 

Nel momento in cui dichiara di essere “incinta”, però, le cose un minimo cambiano, non solo può tornare a casa a fine orario lavorativo senza essere costretta agli straordinari, ma tutti quei lavoretti extra le vengono abbuonati. 

Il romanzo, come ho anticipato, è strano. Ho letto che, in Giappone, all’annuncio di una gravidanza, viene fornito alla mamma un diario su cui può annotare tutto quello che le succede durante i 9 mesi di gestazione e fino ai sei anni di età del bambino. 

Il racconto mette i brividi; quello che leggiamo è lo sfruttamento della donna in un ambiente fortemente maschile e maschilista, sfruttamento legalizzato e non brutale a cui Shibata si ribella con la sua “gravidanza”, lei che non è nemmeno sposata. 

Tutto il romanzo, che è appunto un diario e che quindi è narrato in un tono piuttosto piatto, a mo’ di cronaca (n.b. non è assolutamente una critica, anzi) è però pervaso da un senso di tristezza e malinconia, un senso di solitudine di questa donna che non ha nessuno con cui condividere la sua “maternità” se non le altre mamme in attesa del corso di aerobica, o il collega, estremamente strano, Higashinakano, l’unico a preoccuparsi per lei, a chiederle ogni giorno notizie sulla sua salute  e sul nascituro, tanto da cercargli un nome

Accanto a lui c’era il foglio di quaderno strappato che avevo visto la mattina. Stava ancora rimuginando sul probabile nome di mio figlio? Ho finto di non vederlo e ho annunciato a gran voce: «Ho deciso il nome! Si chiamerà Shibata Sorato, con i caratteri cinesi di “cielo” e “persona”.»

Questo particolare, di associare al nome di un nascituro un carattere con un significato particolare mi ha molto intrigato e commosso, perché fa parte della cultura giapponese  “pensare non solo alla scelta del nome, ma anche a quale ideogramma abbinare, al numero dei tratti, al significato che cambia a seconda dei caratteri scelti e, per gli amanti dei nomi particolari, la scelta si fa ancora più difficile poiché dovranno pensare a un nome esotico che richiami paesi e suoni lontani e si sposi bene con il giapponese.” (questo brano l’ho trovato in rete dal sito https://www.vadoingiappone.it/ durante la mia ricerca su come i giapponesi danno il nome al proprio figlio e l’ho riportato integralmente) e ho trovato la cosa particolarmente interessante. 

Un altro aspetto che mi ha colpito è il fatto che in Giappone occuparsi dei figli è a esclusivo appannaggio delle donne, mentre gli uomini sono esentati da questo compito.

Oggi come oggi, molte donne vogliono tornare a lavorare anche dopo il parto, o meglio, devono tornare a lavorare dopo il parto, altrimenti non riescono a mantenere i figli, ma non avendo qualcuno a cui affidare i pargoli devono dedicarsi alla ricerca di un asilo che abbia posto.

Nonostante, dunque, si tratti di un romanzo molto breve, è denso di notizie e di denuncia di un Paese apparentemente magico, ma che nasconde ancora oggi un mondo maschilista e patriarcale, dove le donne sono confinate nei loro ruoli lavorativi marginali.

Ho trovato davvero interessante la lettura di questo diario, con la sua scrittura fluida, leggera, che racconta la quotidianità di una donna che aspetta il suo primo figlio., e che mi ha lasciato con una domanda: dov’è il confine tra verità e bugia?

Io vi consiglio di leggerlo, non è sicuramente una lettura noiosa e tantomeno banale, anzi; oltretutto, essendo molto breve, si legge davvero in fretta, ma vi darà molto a cui pensare. 

Avete letto Il diario geniale della signorina Shibata? Vi aspetto per commentarlo!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

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