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Il gatto e la bambina del ghetto – Mala Kacenberg

Il gatto e la bambina del ghetto Book Cover Il gatto e la bambina del ghetto
Mala Kacenberg
Narrativa, biografie
Garzanti
2023
Digitale - Cartaceo
264
Fornito dalla Casa Editrice
Adria Tissoni

Polonia 1939. Mala ha davanti a sé una casa vuota. La casa in cui ha vissuto e riso per dodici anni con i suoi genitori e i suoi fratelli ora è abitata solo da un'eco silenziosa. Come molti altri ebrei, anche la sua famiglia è stata deportata, e lei è l'unica a essere sfuggita ai rastrellamenti. Ma non è sola. Ha il cuore distrutto e ha finito le lacrime, ma accanto a lei c'è chi riesce a darle la forza di andare avanti e non mollare: è Malach, la sua bellissima gatta. Il suo nome significa «angelo», ed è proprio questo che diventa per Mala giorno dopo giorno: la guida attraverso le campagne intorno alla città dove delle famiglie le offrono cibo e riparo per la notte; la protegge per evitare che raggiunga la sua famiglia nei campi di sterminio. Ma non è facile per la ragazzina nascondersi, anche se Mala si è ribellata ai suoi aguzzini strappandosi la stella di David dal braccio: le sue radici, le sue tradizioni e la sua fede possono più di qualsiasi discriminazione. Anche con la vigile protezione di Malach, però, non arrendersi allo sconforto è difficile. Nella sua mente è ancora vivo il ricordo delle perdite che ha subito e dei divieti a cui è dovuta sottostare, primo fra tutti non poter più studiare e andare a scuola. Mala deve trovare la forza per sopravvivere. E la sua gatta è sempre con lei a ricordarle che ogni cosa è possibile anche se intorno è solo buio. Una storia vera che ha emozionato la stampa di tutto il mondo e scatenato un passaparola senza paragoni. Ci sono parole dal valore universale; ci sono messaggi la cui importanza non tramonta mai; ci sono testimonianze che non si deve smettere mai di ascoltare.

Oggi partecipiamo al review party di Il gatto e la bambina del ghetto, il nuovo libro di Mala Kacenberg pubblicato da Garzanti. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

Abbiamo il dovere nei confronti dei morti di mantenere viva la memoria, rammentando al mondo che ha la responsabilità di non dimenticare mai.
Perché per affrontare il futuro dobbiamo conoscere il passato.

Mala Kacenberg ci omaggia della sua autobiografia raccontandoci il capitolo più oscuro e “buio” della sua esistenza, l’adolescenza rubata di una giovane donna ebrea che si ritrova a dover fuggire costantemente per poter sopravvivere. Continuamente in cerca di cibo, per sé e per la famiglia, e di un rifugio dove poter riposare, Mala Szorer vaga a piedi per i paesini della sua infanzia fingendosi una giovane mendicante cristiana in fuga da una matrigna che la affama e maltratta.

Il cibo era l’unico argomento di cui le persone parlavano. Delle famiglie si erano dimenticati da tempo.

In questo viaggio, fatto di vai e vieni nei luoghi del cuore ormai abbruttiti dalla violenza delle S.S., Mala ha sempre accanto il suo gatto Malach, un vero e proprio angelo custode. Spesso, quando la situazione si fa pericolosa, quasi come un miracolo non viene notata o viene scambiata per una buffa e stramba ragazzina che vaga nei campi o nei boschi.

Dopo la deportazione della famiglia, rimasta del tutto sola, Mala troverà il modo di procurarsi dei documenti e di partire alla volta della Germania, dove venivano trasferiti come forza lavoro “volontaria” giovani polacchi e ucraini cristiani. Sarà la sua fortuna definitiva o si troverà in pericolo nella tana del lupo?

A forza di leggere a voce alta, la mia pronuncia migliorò al punto che parlavo come una ragazza polacca non di origine ebrea. E ne avevo anche le sembianze. Avevo i capelli di un biondo chiaro, gli occhi azzurri e la carnagione pallida […] Più volte, negli anni a venire, il mio aspetto si sarebbe rivelato essenziale per la mia sopravvivenza.

Devo ammettere che lo stile della Kacenberg è molto lento, non perché prolisso, ma perché a un primo approccio potrebbe quasi sembrare ripetitivo. Mala esce, cerca il cibo, si nasconde e poi torna verso casa (ovunque questa si sia spostata, dalle mura domestiche al bosco o alla casa sicura dove ha trovato aiuto). Questa ripetitività è, se si analizza in maniera più approfondita, molto angosciante, ciclica e fa parte della nuova routine della giovane, che cerca in ogni modo di sopravvivere.

Quanto dev’esser pesante, mentalmente, essere soli al mondo in un mondo che ti odia?

L’odio è un sentimento ricorrente nel romanzo, dapprima lo si scorge nelle iniziali restrizioni alla vita degli ebrei, poi con l’arrivo delle S.S. nei paesini inizia a dilagare ovunque e non lascia scampo a nessuno, chi prima era un amico può essere il tuo delatore. Non sei al sicuro mai, se non con te stesso.

L’unico amico fidato, il felino dai poteri protettivi, è davvero anche l’unico essere vivente che non tradirà mai Mala. Sempre al suo fianco, mai di peso. Pur non proferendo parola è conforto e gioia anche negli attimi più disperati, dove tutto sempre implodere.

Non ho amato i momenti in cui Mala si lascia andare alla preghiera, ma comprendo che forse ne avesse davvero bisogno, che fosse un suo sostegno interiore. Davanti alle atrocità delle deportazioni e della guerra, come faccia ancora a credere in Dio è il vero miracolo. Nonostante la morte certa dietro l’angolo, che incombe su di lei a ogni passo, Mala vive in parte con i piedi per terra e in parte leggiadra nella consapevolezza di chi non ha nulla da perdere, ma sta facendo di tutto per vedersi cara la pelle.

Il gatto e la bambina del ghetto è un romanzo autobiografico crudo, con qualche tocco di “magia” che ci dipinge un quadro delle deportazioni visto da una nuova angolazione, quella di chi scappa e si nasconde perché si aggrappa con le unghie e con i denti alla vita, per quanto questa sia schifosa in quel momento.

Quanti di noi, abituati ai lussi moderni, potrebbero sopravvivere a un tale stravolgimento della propria quotidianità?
Quanti di noi, rimasti soli in un mondo alla deriva, riuscirebbero ancora a credere (in qualcosa di simile a un Dio o in altro)?

Mala è forza, è spavalderia dei giovani, è voglia di vivere e Malach è la sua splendida spalla, a volte giocosa a volte protettiva, una splendida amica che senza parlare consiglia e guida come un faro nel buio.

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.
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