Il club delle lettrici compulsive

L’elbano errante – Pino Cacucci

L'elbano errante Book Cover L'elbano errante
Pino Cacucci
Romanzo storico
Mondadori
2022
Digitale - Cartaceo
936
Fornito dalla Casa Editrice

Isola d’Elba, 1544. I corsari turchi, al comando di Khayr al-Din detto Barbarossa, sbarcano nottetempo su una spiaggia accanto a Longone – l’odierna Porto Azzurro – dove Lucero e sua sorella Angiolina si preparano alla pesca dei calamari. Lucero viene ferito, Angiolina rapita. Il mondo si apre, la storia comincia. Lucero, guidato da un indomabile sentimento di vendetta, si trasforma – anche grazie all’incontro con il capitano Rodrigo, compagno e mentore – in un “duellante imbattibile” e in un soldato di ventura. Angiolina entra nel talamo del Signore di Algeri: cambia nome in Aisha, dà un figlio al sovrano della città-stato corsara, e ne diventa la Favorita.

Ignari l’uno dell’altra, l’Elbano errante e Aisha, la “puttana cristiana”, fanno mulinare spade, macchinazioni, sogni e avventure dentro il teatro del mondo. Per mari e per terre, Lucero si muove come se la sua vita fosse una continua frontiera, come se fosse travolto dalla fantasia di un Ariosto, fra la sua isola e Bologna, Firenze, Siviglia, Napoli, Malta, l’Ungheria, Venezia e, al di là dell’Oceano, la Nueva España, il Messico flagellato dai Conquistadores.

Quando si arruola nei Tercios, la fanteria ispanica, incrocia il poco più che ventenne Miguel de Cervantes Saavedra, futuro autore del Don Chisciotte: forti del comune amore per i romanzi cavallereschi, avviano un’amicizia suggellata dalla partecipazione alla “battaglia delle battaglie”, a Lepanto. Giunge intanto notizia di Angiolina, viva, ad Algeri. È passata una vita, anzi sono passate molte vite, ma il finale è ancora tutto da scrivere.

Pino Cacucci mette in moto una grande macchina narrativa che macina peripezie, storia, poesia, navi, armi, amori, condottieri, concubine, veleni, fedi religiose, battaglie, massacri e sentimenti, dipingendo un complesso affresco del secolo che chiamiamo “Rinascimento”. Come non mai si avverte la gioia sensuale del racconto, l’avvicendarsi maestoso di fantasia e realtà, di voci e personaggi. Tutto diventa sfida al tempo e – sintesi dello spirito del romanzo – avventura.

Bentrovatə compulsivə! Oggi parliamo di L’elbano errante, l’ultimo romanzo di Pino Cacucci, pubblicato in Italia da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

l'elbano errante

Il caldo, in questo giugno rovente come non ne ricordavo da tempo, è l’unico pensiero che occupa la mia mente, mentre brucio nella pianura anelando un alito di vento salmastro che, ahimè, non ha nessuna possibilità di raggiungermi.

Cosa fa, dunque, una compulsiva molla come la panissa, quando non riesce a muoversi perché fa troppo caldo?

Trova un bel mattone che sfiora le mille pagine.

(Se vi state chiedendo cosa sia la panissa, mi spiace per voi, perché è una cosa buona. Andate in Liguria e mangiatela. Fritta. Possibilmente in spiaggia, di sera, quando arriva il sopracitato vento salmastro.)

Un mattone, dicevamo, ma L’elbano errante è molto, molto più di un tomo che si potrebbe considerare un’arma impropria.

Prima di dirvi cosa penso di questo romanzo, è bene che sappiate che le guerre barbaresche, cioè l’insieme delle guerre tra le potenze europee e quelle turche e nordafricane del XVI secolo, sono un argomento che mi tocca da vicino.

Vivere a Genova comporta non scordare mai che, a metà del 1500 (e ancora di più durante il secolo successivo), la Superba era una grande potenza, ed è difficile, per noi genovesi non provare un miscuglio di orgoglio e nostalgia per quei tempi gloriosi, quando la bandiera di San Giorgio faceva tremare anche i pirati più sanguinari.

Il centro storico della città conserva ancora numerose testimonianze del periodo, tra queste, ormai assimilate dal labirinto dei caruggi, anche le mura erette per proteggere la città dal famigerato Barbarossa.

Chi era, dunque, questo Barbarossa? E perché faceva così tanta paura?

Si trattava di un feroce ammiraglio della flotta ottomana, tale Khayr al-Dīn, signore di Algeri e Tunisi, che mise a ferro a fuoco il Mediterraneo per diversi decenni, attirando su di sé le ire di tutte le potenze europee, e, soprattutto, del vecchio Andrea Doria, personaggio quasi mitologico a Genova, che divenne marinaio in tarda età, ma lo fece benissimo, e, con la carogna che lo contraddistingueva, si scontrò spesso e volentieri con l’odiato pirata.

Questo non impedì al Barbarossa di flagellare le coste italiane, balcaniche, greche e non solo, di  distruggere intere città e ridurre in schiavitù migliaia di uomini e donne.

L’elbano errante comincia quando, negli anni 40 del XVI secolo, Il Barbarossa prende di mira l’isola d’Elba a causa della mancata restituzione del figlio di Sinan rais, prigioniero a Piombino da ormai diversi anni.

Lucero e sua sorella Angiolina sono appena adolescenti, ma quella notte sono in spiaggia, di ritorno dalla pesca dei calamari. Scorgono i turchi, si spaventano, si nascondono, ma capiscono che devono avvertire il paese, così accendono uno dei falò di segnalazione, attirando i soldati verso di loro.

Il coraggio di dare l’allarme, però, si ritorce loro contro, e, ferito Lucero, Angiolina viene rapita. Una ragazza così giovane vale molto al mercato degli schiavi.

Lucero riesce in qualche modo a trascinarsi fino a casa, ma lì trova solo le fiamme e i resti di sua madre, ed è allora che giura vendetta. Vuole uccidere i turchi che gli hanno portato via la famiglia.

Diventare un soldato a 15 anni non è semplice, ma la rabbia e la sete di rivalsa portano Lucero a diventare un ottimo spadaccino, un soldato temibile, famigerato per essere istintivo, spietato, serio e determinato.

Mentre Lucero combatte in tutta Italia, in Europa e persino nel Nuovo Mondo, Angiolina si fa spazio nell’harem del signore di Algeri, cambia il suo nome in Aisha, affina l’arte della seduzione e l’istinto di sopravvivenza che le permette di destreggiarsi negli intrighi della corte fino a ritagliarsi una posizione di potere, mette al mondo un figlio maschio e si assicura il ruolo di favorita di Haidan Pascià.

In questo Rinascimento turbolento, Lucero e Angelina combatteranno ciascuno le proprie guerre, in mare, per terra o tra le lenzuola e le sete di un harem, per molto tempo convinti della morte l’uno dell’altra.

Si ritroveranno?

E cosa c’entra con loro il giovane Miguel de Cervantes?

Ah! Se solo potessi dirvi di più! Ma come potrei?

L’elbano errante non è certo una leggera lettura estiva da portare con sé sotto l’ombrellone, ma un bel romanzo storico che alterna l’avventura e l’azione con pagine dettagliatissime di storia militare del Rinascimento.

Sul serio, se non siete più che appassionatə di storia, lasciate stare, perché ogni capitolo è accuratamente contestualizzato attraverso una ricerca capillare sostenuta da fonti autorevoli (per la battaglia di Lepanto, l’autore ha consultato, tra gli altri, il sommo Barbero) e, a un occhio poco interessato, questo può risultare pesante.

Se invece, come me, avete un pochino (un pochino, eh) di fissa per la storia e, soprattutto, per le guerre barbaresche, ne resterete conquistatə.

Quasi mille pagine, mi rendo conto, possono spaventare, ma L’elbano errante è un romanzo che non riesce a essere noioso. Sembra provarci, ma no.

Sono stata con il fiato sospeso innumerevoli volte, mi sono commossa e mi sono arrabbiata mille volte, mi sono emozionata tanto da dover sospendere la lettura, ma non ho potuto fare a meno di godermela per tutte le 936 pagine.

Fidatevi, ne vale la pena.

Avete letto L’elbano errante? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

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