Il club delle lettrici compulsive

L’impero di oro – S.A. Chakraborty

L'impero di oro Book Cover L'impero di oro
La trilogia di Daevabad #3
S.A. Chakraborty
Fantasy
Oscar Vault Mondadori
2021
Digitale - Cartaceo
768
Fornito dalla Casa Editrice
Lia Desotgiu

Daevabad è caduta. La città ha perso la sua magia e ora Banu Manizheh, capo dei daeva, e Dara, il suo comandante resuscitato, devono rappezzare la loro fragile alleanza e fare di tutto per restituire la pace a una popolazione agguerrita e disperata. Dara però è affranto dalla perdita dell'amata Nahri e tormentato dai demoni del suo oscuro passato. Per non soccombere, sa che deve affrontare scomode verità sulla sua storia e mettersi al servizio di quelli che ha sempre considerato nemici. Sfuggiti per un pelo alle loro famiglie assassine e alle letali politiche di Daevabad, Nahri e Ali ora sono al sicuro al Cairo. Ma anche loro devono affrontare scelte difficili. Nahri sembra ritrovare la serenità nei vecchi ritmi e nella quotidianità familiare della sua patria, ma la devasta sapere che le persone care che ha lasciato a Daevabad e il popolo che la considerava una salvatrice sono alla mercé di una nuova tiranna. Anche Ali non può fare a meno di guardarsi indietro, ed è deciso a tornare per salvare la sua città e ciò che rimane della sua famiglia. Quando va a cercare aiuto nella terra di sua madre, scopre che il suo legame con i marid, i misteriosi elementali dell'acqua, è molto più profondo di quanto credesse, e minaccia non solo il suo rapporto con Nahri, ma anche la sua stessa fede. Mentre la pace diventa sempre più sfuggente e vecchie conoscenze si rifanno vive, Nahri, Ali e Dara comprendono che, per ricostruire il loro mondo, dovranno forse combattere contro chi un tempo amavano, e difendere coloro che in passato hanno ferito.

Oggi partecipiamo al review tour di L’impero di oro, il terzo e ultimo libro della Trilogia di Daevabad, scritto da S.A. Chakraborty e pubblicato in Italia da Oscar Vault Mondadori. Prima di cominciare vi lascio il calendario dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

impero di oro

Lo so, sembra incredibile, ma siamo arrivatə alle fine di questo lungo viaggio. Prima di cominciare con la recensione, vi ricordo da quali libri è composta la trilogia:

impero di oro

Attenzione! Se non avete letto i due volumi precedenti, allora procedete con cautela perché inevitabilmente ci saranno riferimenti. Niente spoiler invece per quanto riguarda L’impero di oro.

Dopo gli eventi concitati che hanno portato alla scomparsa della magia in tutta Daevabad, ritroviamo i personaggi che abbiamo imparato ad amare nei primi due volumi di questa trilogia. Ognuno di essi è alle prese con le conseguenze che la rapida presa della città ha portato con sé.

Aveva iniziato a fidarsi delle persone a Daevabad, entro certi limiti. Aveva avuto amici e mentori, aveva avuto radici. Nisreen e Subha, Elashia e Razu, Jamshid e Ali; persino Muntadhir e Zaynab, a modo loro. O, perlomeno, aveva avuto radici fino a quando la prima persona di cui si era fidata – la prima persona che avesse lasciato entrare nel proprio cuore – non le aveva strappate e non aveva dato fuoco, in maniera spettacolare, a tutto ciò che lei aveva costruito.

Nahri e Alizayd sono nel mondo umano, dove sopravvivere non è poi così scontato, soprattutto senza magia. Per fortuna, però, il tempo che la giovane Nahid tra le lussuose stanze e tra i privilegi della corte non hanno intaccato il suo spirito di sopravvivenza che si risveglia prepotente. A Daevabad, intanto, Dara deve fare i conti con ciò che Manizheh ha fatto. Nonostante tutto, Dara deve aiutare la sua ormai regina a rimettere in sesto la città e a riunire la popolazione, in modo da raggiungere un equilibrio.

È il capitolo conclusivo di una trilogia piena di dettagli, piena di segreti e quindi anche questo terzo libro non fa eccezione anche se, ve lo confesso, ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine, nonostante ci sia molta più azione rispetto ai libri precedenti.

Per molti versi ho trovato L’impero di oro ripetitivo, di una lungaggine esagerata in determinati momenti e in generale a tratti noioso. In pratica, i temi trattati sono gli stessi degli altri due libri precedenti. Consciamente capisco i motivi che hanno portato l’autrice a dilungarsi così tanto, visto che è una sorta di denuncia di tutta la situazione che coinvolge il Medioriente… E ci sta! Quello che secondo me ci sta meno è l’aggiunta forsennata di altri luoghi, altri dettagli, altre tribù. Che sia lo spunto per uno spin-off? A tratti mi sono sentita un po’ confusa, non ve lo nascondo…

Forse sono io che inizio essere stanca e che ho bisogno di cose meno introspettive e decisamente meno complesse, quindi se avete amato i primi due libri non fatevi sfuggire la conclusione, anche perché dalla metà in poi il ritmo diventa più serrato.

Non voglio anticiparvi nulla sulla trama, anche perché non saprei da che parte cominciare vista la mole. Il fil rouge che trasversalmente collega tutti i personaggi riguarda rimpianto e rimorso.

Le cose non dette, i segreti taciuti, tornano prepotentemente e si accaniscono su personaggi già provati. Non entro nel merito, ma ci sono stati alcuni momenti in cui ho provato tenerezza nel vedere i miei protagonisti preferiti piegati dal dolore e ai pesi che sono loro malgrado costretti a portare.

Tra tutti, mi sono piaciuti Ali e Nahri (fino a un certo punto che non vi dico. Poi si passa un po’ al surreale). Sono i due personaggi che, a mio avviso, hanno avuto l’evoluzione più grande e e sono riusciti a raggiungere una consapevolezza che forse agli altri manca, nonostante tutto, scelte discutibili comprese. Ali diventa meno giudicante e già mi pare un grosso passo avanti. Purtroppo accade tutto troppo in fretta (in un libro lento… che meraviglia), troppo calato dall’alto tipo folgorazione sulla via di Damasco, per stare in zona. Mi sono confrontata con altri lettori perché il cambiamento mi è sembrato troppo repentino, come se fosse una sorta di escamotage per farcelo piacere di più. Poi fatemi sapere cosa ne pensate. Secondo me, per certi versi, questa nuova scintillante personalità può essere dovuta agli shock subiti (e non sono stati pochi).

Nella casella spoiler la citazione della “folgorazione”. Se non vuoi sapere nulla, non cliccare sul Più.

Chi proprio non sono riuscita a reggere, soprattutto nella prima parte, è Manizheh e, perdonate il paragone, ma nella mia testa è esattamente come Yzma. Sì, avete capito bene. Avete presente Le follie dell’imperatore? Proprio quella Yzma intendo, con Dara nella parte di Kronk, meno sciocco, ma comunque…

©wifflegif.com

La Storia è come sempre parte integrante della vicenda perché tra corsi e ricorsi, rinfacciamenti e vendette…

Mi cito dalla recensione di Il regno di rame:

Un altro argomento di cui si parla nel libro è la Storia. Già in La città di ottone si era abbondantemente capito che tra shafit, geziri e daeva non scorre buon sangue, per dirla con un eufemismo, perché in realtà i tre popoli convivono controvoglia e si ridurrebbero in polvere l’uno con l’altro molto volentieri. L’unica che riesce a passare sopra a tutto è proprio Nahri, l’elemento esterno che non conosce la Storia (o che comunque non l’ha vissuta sulla sua pelle) e che non si fa problemi a lasciarla da parte.

Calando la faccenda nel mondo reale, mi chiedo: pur di ottenere la pace, è giusto lasciar andare la Storia? Non è questione di revisionismo, nessuno può negare ciò che è successo in passato e non è giusto dimenticare perché non ricordare significa ricadere negli stessi errori (e orrori). Mi riferisco proprio al sentimento di vendetta che si respira in certi posti del Mondo (praticamente ovunque, alla fine…). Ha senso volersi vendicare di cose accadute 100/200 anni fa animati da “le colpe dei padri che ricadono sui figli” di biblica memoria? Secondo me no. Voi cosa ne pensate?

È da arroganti autocitarsi? Beh, ormai… Di fatto, la domanda scaturita dal libro precedente, soprattutto calata nella realtà è ancora senza risposta… 

Le atmosfere ,in L’impero di oro, cambiano a seconda dei punti di vista che vengono presi in esame. Diciamo pure che quelli più coerenti con l’intera narrazione sono quelli che riguardano Dara e Muntadhir, molto crudi, molto “politici” e molto in linea con la storia di partenza.

Dara, senza l’ingombrante presenza di Manizheh, è il Dara che mi piace, con tutto il suo bagaglio di esperienza e di dolore. Non è un personaggio “felice”, anzi! È schiacciato dal rimpianto e dal rimorso, ma è quasi sempre coerente (sì, lo so che avete ancora in mente Kronk… in realtà Dara è l’unico che sa come ci si muove davvero in determinati ambienti). È l’emblema del senso di colpa.

Mi sono resa conto di aver scritto tantissimo, quindi riassumiamo: consiglio questo libro? Sì, se amate i libri complessi, lunghi, pieni di dettagli. No, se vi aspettate una storia avvincente che vi tenga con il fiato sospeso per tutta la sua durata. Chakraborty non scrive male, eh, e anche la traduzione di Lia Desotgiu è molto valida… solo, non ho trovato tutto il libro all’altezza dei primi due. Sono comunque felice di averlo letto perché ho amato tantissimo i personaggi, soprattutto all’inizio, e meritavano una conclusione. Mi è piaciuto il finale, nonostante ne avessi una paura folle. Mi è sembrato il finale adatto. Basta, ho già scritto troppo. Se siete arrivatə a leggere fino a qua, grazie!

Avete letto L’impero di oro? Vi aspetto per commentarlo!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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