Il club delle lettrici compulsive

La città di ottone – S. A. Chakraborty

La città di ottone Book Cover La città di ottone
La trilogia di Daevabad #1
S. A. Chakraborty
Fantasy
Mondadori
2020
Digitale - Cartaceo
528

EGITTO, XVIII SECOLO.

Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zār. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.

Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.

Oggi partecipiamo al review party de La città di ottone, un libro di S. A. Chakraborty pubblicato in Italia da Oscar Vault Mondadori che ringrazio per avermi permesso di leggerlo in anteprima. Prima di cominciare, vi lascio il calendario dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che hanno partecipato e farvi un’idea più completa del libro.

La città di ottone

 

La città di ottone è il primo libro della trilogia di Daevabad che è così composta:

  • La città di ottone
  • The Kingdom of Copper (inedito in Italia)
  • The Empire of Gold (inedito in Italia)

Lo ammetto, all’inizio mi sono un po’ confusa perché i nomi delle varie tribù non mi dicevano nulla… allora ho semplicemente smesso di pensarci e così la storia è proseguita senza problemi, senza interruzioni.

La storia inizia al Cairo, in Egitto e lì incontriamo Nahri, una sedicente guaritrice il cui scopo è rubare abbastanza per poter lasciare la città e trasferirsi a Istanbul dove potrà studiare per diventare medico davvero. Ma Nahri ha effettivamente delle strane capacità che la metteranno ben presto in grossi, grossi guai. Usando parole a caso in una lingua che solo lei pare conoscere, evoca per sbaglio un jinn e la sua vita non sarà mai più la stessa.

Il secondo punto di vista che ci viene mostrato a momenti alterni, invece, è quello di Alizayd, il secondo figlio maschio del re. Ali è un idealista, a tratti “fanatico”. Ha una sua idea di giustizia che danza sulla linea del tradimento perché si rende conto che le varie tribù di Daevabad, la capitale del regno, non sono trattate nella stessa maniera e gli shafit, tribù numerosa e dai tratti troppo umani, vengono considerati alla stregua di schiavi, in condizioni di povertà, senza margini di miglioramento.

Come possono essere legate due persone così diverse? Beh, certo non ve lo racconterò io in questa recensione. 😉

Ci sono due chiavi di lettura di questo libro: o lo si prende per un bellissimo fantasy oppure lo si considera come una “denuncia” di tutta la situazione mediorientale, con le faide e le lotte tra varie tribù, religioni e compagnia bella. Siccome poi mi fate notare che su certi argomenti divento polemica, ho deciso di stare “leggera” e di non addentrarmi in argomenti spinosi.

Ho adorato Nahri. Nonostante sia una zuccona e a volte mi abbia fatto venire il nervoso, mi è piaciuto il suo non piegarsi alle decisioni che vengono sistematicamente prese sulla sua pelle, il più delle volte senza nemmeno ascoltare la sua opinione. C’è sempre qualcuno che ne sa più di lei, che sa cosa è meglio fare o dire, che cerca di spingerla verso qualcosa senza però svelarne le regioni. E per un po’, disorientata forse dalla mole di informazioni che le vengono riversate addosso, lei si lascia trasportare dagli eventi, puntando i piedi nel momento peggiore. Eppure, anche quando sembra che abbassi la testa e che diventi accondiscendente, in realtà sta già pianificando la mossa successiva.
È una donna forte, che ha conosciuto la fame, che ha lottato per quel poco che ha, che ha perso molto più di quanto abbia guadagnato.

Anche Dara mi è piaciuto moltissimo. La curiosità nel confronti del Flagello è grandissima, soprattutto perché non sappiamo tutto. Ci sono dei dettagli che non sono ancora stati spiegati dall’autrice e quindi non vedo l’ora di leggere il seguito per capire per bene. Non posso ovviamente scendere nei dettagli, ma se avete letto il libro avrete sicuramente capito.

Chi non mi piace proprio è Alizayd. Troppo “pesante” per i miei gusti, a tratti anche troppo ingenuo. È stato però molto interessante entrare, attraverso i suoi occhi, nei meccanismi che regolano la corte. Anche il rapporto con i suoi fratelli e con il padre mi ha colpita anche se è decisamente una famiglia disfunzionale, per dirla con un eufemismo.

Tolti i superpoteri e gli elementi di magia, i personaggi descritti dalla Chakraborthy sono realistici perché in ognuno di loro si possono trovare pregi e difetti. Non è tutto bianco o tutto nero, ma in ogni personaggio esistono diverse sfumature di grigio, esattamente come nel mondo reale e devo dire che ho molto apprezzato le sfumature con cui sono state tratteggiate le personalità dei protagonisti.

Una delle copertine originali de La città di ottone.

I temi trattati sono tanti. Primo tra tutti le differenze sociali. Nel libro si parla di daeva, shafit e jinn, ma è davvero facile fare un parallelismo con le varie etnie del nostro mondo reale soprattutto per l’atmosfera arabeggiante che pervade il libro. Eh sì: jinn, ifrit, marid, ecc, sono tutti elementi della mitologia del mondo arabo mescolati a tradizioni del mondo islamico (muezzin che richiamano alla preghiera, rituali vari per entrare nelle moschee e via dicendo). Personalmente, nonostante la confusione iniziale, ho adorato questa ambientazione perché mi ha permesso di scoprire un mondo distante dal nostro e un fantasy superbo lontano dai classici “fate/streghe/draghi/cavalieri”. Non capita spesso di trovare un libro che ci permetta di addentrarci in un’altra cultura e quindi sono stata spiazzata ma molto felice di confrontarmi con un libro del genere.

In La città di ottone non c’è tantissima azione, tolte un paio di schermaglie. Questo perché è un volume introduttivo, fondamentale per capire il mondo creato dall’autrice, quindi se cercate adrenalina pura, non sempre la troverete tra le pagine di questo libro. Troverete però intrighi, tradimenti, rivelazioni shock, sorprese di vario genere, una storia d’amore, magia e tanto cibo buonissimo. Sì, anche La città di ottone finisce di diritto tra i libri che fanno venire fame mentre si leggono! 

https://alexisc-art.tumblr.com/post/176738532135/youre-some-kind-of-thief-then-that-a-very

Avete letto La città di ottone? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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NdA: il libro mi è stato fornito dalla casa editrice perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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