Il club delle lettrici compulsive

Le ossa parlano – Antonio Manzini

Le ossa parlano Book Cover Le ossa parlano
Rocco Schiavone #11
Antonio Manzini
Giallo
Sellerio
2022
Digitale - Cartaceo
416

Ne Le ossa parlano, Antonio Manzini procede di un altro capitolo nel grande romanzo del suo personaggio: Rocco Schiavone. Un romanzo unico composto da più gialli intricati che esplorano le complessità della natura umana.

Un medico in pensione scopre nel bosco delle ossa umane. È il cadavere di un bambino. Michela Gambino della scientifica di Aosta, nel privato tanto fantasiosamente paranoica da far sentire Rocco Schiavone spesso e volentieri in un reparto psichiatrico, ma straordinariamente competente, riesce a determinare i principali dettagli: circa dieci anni, morte per strangolamento, probabile violenza. L'esame dei reperti, un'indagine complessa e piena di ostacoli, permette infine di arrivare a un nome e a una data: Mirko, scomparso sei anni prima. La madre, una donna sola, non si era mai rassegnata. L'ultima volta era stato visto seduto su un muretto, vicino alla scuola dopo le lezioni, in attesa apparentemente di qualcuno. Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, e con il disgusto di dover avere a che fare con i codici segreti di un mondo disumano. Un'indagine che lo costringe alla logica, a un procedere sistematico, a decifrare messaggi e indizi provenienti da ambienti sotterra-nei. E a collaborare strettamente con i colleghi e i sottoposti, dei quali conosce sempre più da vicino le vite private: gli amori spericolati di Antonio, il naufragio di Italo, le recenti sistemazioni senti-mentali di Casella e di Deruta, persino l'inattesa sensibilità di D'Intino, le fissazioni in fondo comiche dei due del laboratorio. Lo circondano gli echi del passato di cui il fantasma di Marina, la moglie uccisa, è il palpitante commento. Si accorge sempre più di essere inadeguato ad altri amori. È come se la solitudine stesse diventando l'esigente compagna di cui non si può fare a meno. Questa è l'indagine forse più crudele di Rocco Schiavone. La solitudine del bambino vittima è totale, perenne, metafisica, e aleggia sulle affaccendate vicende di tutti quanti i personaggi facendoli sentire del tutto futili a Rocco, confermandolo nel suo radicato pessimismo.

Oggi parliamo di Le ossa parlano, il nuovo libro di Antonio Manzini che ha per protagonista Rocco Schiavone. L’intera serie è pubblicata da Sellerio.

Come sempre, quando esce un libro di Manzini su Rocco Schiavone, mollo tutto per dedicarmi al vicequestore più intenso della letteratura degli ultimi anni.

La serie è così composta:

Questo è l’undicesimo libro di una serie. Se non siete in pari con la lettura dei libri precedenti pensateci bene prima di proseguire, perché potrebbero esserci dei riferimenti. Non ci saranno spoiler, invece, su questo nuovo volume.

Come al solito, arrivo a fine libro e mi chiedo perché in Sellerio non facciano editing. Verbi sbagliati e altre piacevolezze, in questo volume, e sinceramente mi cadono le braccia perché cavolo! Manzini è un bravo autore nonostante alcune lacune (un ripassino veloce dei verbi non fa mai male a nessuno!), ma l’editing si fa apposta, santo cielo!
Penalizzare un libro del genere per pura sciatteria è vergognoso.
Fine della tirata. Scusate, ma non posso far finta di niente e dire che è tutto bellissimo, fighissimo e altre cose che finiscono in issimo solo perché parliamo di un autore famoso e di una grande casa editrice. Dicesi coerenza.

E sì, sono arrabbiata perché Le ossa parlano è un libro bello, intenso, profondo, un bel giallo, con colpi di scena calibrati e indizi distribuiti ad arte. Capite ora il motivo di tanto astio?

Senza alcuno spoiler, Schiavone ha per le mani una “rottura di coglioni del decimo livello con lode” perché in un bosco vicino ad Aosta sono state ritrovate delle ossa… e queste appartengono a un bambino.

Non entro nei dettagli, ma vi metto alla fine la casella con i trigger warning e ve lo dico anche qua: non è un libro facile. Affatto.
Gli argomenti sono difficili, delicati e in alcune parti la lettura mi ha fatta rabbrividire perché questo cose accadono davvero. Tutti i giorni.
È raccapricciante perché, come avrete intuito, si parla della morte di un bambino e la squadra di Rocco dovrà muoversi in ambienti terribili, per non dire agghiaccianti.

Mi è piaciuto tantissimo il Rocco di Le ossa parlano perché è davvero tornato il Rocco di un tempo, anche se più solo e sempre ferito.

Se siete in pari con la serie, saprete bene che il tradimento di Sebastiano ha lasciato diverse cicatrici che difficilmente sbiadiranno, non solo in Rocco, ma anche in Furio e Brizio.

Avrebbe voluto essere come Michela Gambino, con le sue folli certezze in un mondo lontano dalla realtà e dalle sue imperfezioni. Chissà, si domandò, ognuno si difende dalle botte della vita come può, magari costruendosi un universo parallelo a propria immagine e per la propria sicurezza, evitando le domande senza risposta e la paura della morte e della solitudine. Anche se Rocco non aveva paura della morte né della solitudine. L’abbandono, quello temeva da sempre. E più lo temeva, più la vita lo puniva. Amici, amori, famiglia, affetti sembravano allontanarsi da lui come calamite di segno opposto. Non sapeva come interrompere questa catena, si sentiva impotente e preda della crudeltà del destino. Forse, pensava, se riuscissi a superare il dolore del distacco, non soffrirei più, non succederà più che perda le persone a cui tengo. La vita sembrava godere a far soffrire gli esseri umani dove più faceva loro male.

Rocco è sempre stato malinconico, ma in questo libro secondo me emergono ancora di più i suoi rimpianti e i suoi rimorsi. Mentre leggevo, avevo in mente solo la definizione di nostalgia. Ed è questo sentimento che pervade le riflessioni di Rocco. Nostalgia per Marina, per quello che è stato e per quello che avrebbe potuto essere, per le cose che avrebbero voluto fare insieme ma che non si realizzeranno mai.
Nostalgia per il tempo in cui poteva fidarsi ciecamente di un amico.
Nostalgia del tempo trascorso con Gabriele, che ormai vive a Milano con la madre.

E solitudine. Parecchia solitudine.

Mi è sembrato però molto più affettuoso anche se sempre scorbutico ovviamente, nei confronti della sua squadra.

C’erano giorni in cui il vicequestore Rocco Schiavone sospettava che la questura di Aosta altro non fosse se non un reparto di psichiatria di un ospedale in cui detenevano pazienti in regime di TSO. Non poteva altrimenti spiegare i pensieri e i comportamenti dei suoi colleghi.

Le scene che vedono presente Michela Gambino sono sempre in assoluto le mie preferite. È riuscita a strapparmi una risata anche quando c’era proprio poco per cui ridere, visto il tema.
Mi piace lo spazio che viene lasciato alle vite private dei membri della squadra investigativa. Questo approfondimento, oltre a smorzare la tensione narrativa, rende tridimensionali i personaggi ed è una cosa che apprezzo, soprattutto perché non sempre li ho trovati ben caratterizzati, come vi avevo detto nella recensione di Vecchie conoscenze.

La contrapposizione Italo/Antonio è semplicemente perfetta ed è uno dei motivi per cui passo sopra l’editing a tratti deludente.

Mi piacerebbe davvero tanto poter essere più specifica o poter entrare come si deve nei dettagli, ma lo spoiler è sempre in agguato, quindi mi fermo qui… e mi faccio un “caffè serio”.

Non so quanto andrà avanti questa serie, ma spero che Rocco trovi un po’ di serenità. La merita davvero. L’unica cosa che so per certo è che un giorno rileggerò la serie dall’inizio e farò uno schema delle “rotture” di Rocco.

Trigger warning. Per leggere, cliccate sul Più qui sotto. Tenete conto degli eventuali spoiler.

Avete letto Le ossa parlano? Vi aspetto per commentarlo!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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