Il club delle lettrici compulsive

The Ghost Bride – La sposa fantasma – Yangsze Choo

The Ghost Bride - La sposa fantasma Book Cover The Ghost Bride - La sposa fantasma
Yangsze Choo
Fantasy, Storico
HarperCollins Italia
2020
Digitale - Cartaceo
452

Malesia, 1893. È una serata afosa e la giovane Li Lan siede nello studio del padre nel tentativo di rallegrarlo. Spirali di fumo si innalzano lente dalla pipa da oppio dell'uomo che, seduto nella sua poltrona di vimini, si lascia andare al vizio che li ha condannati alla bancarotta. I Pan erano una famiglia benestante della ricca città portuale di Malacca, ma da quando il vaiolo si è portato via la madre e ha lasciato sfigurato il padre, Li Lan sa di avere poche prospettive per il futuro. Improvvisamente suo padre, risvegliatosi dal torpore, le fa una strana richiesta. La ricca e potente casata Lim l'ha scelta come sposa per il loro primogenito, Lim Tian Ching, morto in circostanze misteriose. Si tratterebbe dunque di un "matrimonio fantasma", di quelli che si celebravano quando una famiglia desiderava placare uno spirito inquieto. L'unione potrebbe garantire una casa e una posizione di privilegio a Li Lan per il resto della vita, ma il prezzo da pagare sarebbe terribile. Lei sa che da questa scelta dipende il futuro della sua famiglia, eppure nel profondo del cuore sente che non deve accettare. Dopo una semplice visita di cortesia nella nobile dimora dei Lim, Li Lan comincia a essere perseguitata nel sonno dallo spirito del promesso sposo. Notte dopo notte viene trascinata contro la sua volontà nel paese delle ombre, un mondo parallelo fatto di città fantasma e demoni assetati di vendetta, schiacciato da una mostruosa e ineluttabile burocrazia. È qui che il ricco e borioso Lim Tian Ching la aspetta e non intende lasciarla andare. Eppure è solo qui che Li Lan può liberarsi dal maleficio: deve scoprire i segreti più oscuri della famiglia Lim, ma anche di suo padre. E deve farlo in fretta, prima di rimanere intrappolata nell'Oltretomba per sempre...

Oggi partecipiamo al review party di The Ghost Bride – La sposa fantasma, un libro scritto da Yangsze Choo e pubblicato in Italia da Harper Collins che ringrazio per avermi fatto leggere il libro in anteprima. Grazie anche a Tiziana di The Mad Otter per aver organizzato l’evento.

Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento, in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che hanno partecipato.

the ghost bride

Ho deciso di leggere The Ghost Bride perché, avendo vissuto in Cina per quasi dieci anni, sono sempre stata molto affascinata dai vari aspetti della cultura del Paese che mi ha ospitata così a lungo. Certe cose, poi, mi sono saltate agli occhi negli anni, quindi ero curiosa di scoprirne altri aspetti senza dover porre domande magari imbarazzanti ai miei conoscenti cinesi.

Eh sì, perché l’usanza delle spose fantasma esiste davvero, ma andiamo con ordine.

Siamo alla fine del 1800 e siamo in Malesia, a Malacca. La protagonista della storia è Li Lan, una giovane quasi in età da marito che vive con il padre, accanito fumatore d’oppio e uomo d’affari ormai in rovina, e la sua Amah, la sua tata e cameriera personale. Nella casa ormai decadente non c’è più l’allegria che vi regnava quando la madre di Li Lan era viva, la sua scomparsa a causa del vaiolo ha fiaccato per sempre lo spirito del padre e Li Lan si è rassegnata a una vita modesta. Ma tutto ciò che conosce sta per cambiare radicalmente perché le viene fatta una proposta di matrimonio alquanto singolare. Lim Tian Ching sulla carta è perfetto, ricco, giovane, di buona famiglia. C’è solo un piccolo, trascurabile dettaglio: Lim Tian Ching è morto!

Come vi dicevo in apertura, tutti i fatti e tutte le tradizioni che vengono raccontate dall’autrice sono reali, sono cose che si fanno addirittura ancora oggi. Mi è capitato di vedere di persona i negozi di offerte funebri da bruciare per i defunti, ma all’epoca ero lì solo come turista e quindi non avevo ben colto le varie implicazioni di queste usanze. È strano pensare che alcuni di questi usi siano sopravvissuti all’epoca di internet, vero? È uno dei motivi per cui ho amato tantissimo la Cina! Vi sto facendo l’esempio della Cina non perché sia diventata matta (non sono più matta del solito, tranquilli!) ma perché in Malesia c’è una vastissima comunità cinese. Alla fine del libro, l’autrice lo spiega molto bene:

I primi migranti cinesi nel Sudest asiatico, dal XV al XVIII secolo, erano quasi unicamente uomini soli, che si sposavano con donne del luogo e i cui discendenti formarono quelle particolari comunità di cinesi d’oltreoceano chiamati cinesi peranakan. […] Assimilarono diverse pratiche culturali malesi, come parlare un malese creolizzato, vestire con abiti malesi e mangiare cibo locale. I figli maschi nati da tali unioni venivano spesso mandati in Cina per ricevere una formazione cinese, mentre le figlie restavano in Malesia ma potevano sposare soltanto uomini cinesi. In questo modo la comunità mantenne una solida identità.

La storia è raccontata in prima persona dalla stessa Li Lan che si ritrova a dover affrontare un mondo in cui tutte le leggi materiali sono sovvertite e che le fa profondamente paura. Per fortuna, potrà contare sull’aiuto di alcune figure che incontra lungo il suo cammino, ma non vi voglio raccontare nulla di più perché il rischio di dire troppo è altissimo e, secondo me, questo libro merita davvero!

Si assiste a un vero e proprio scontro di culture e credenze. Amah è saldamente legata alle antiche tradizioni: non si tiene la finestra aperta di notte perché potrebbero entrare degli spiriti, dire ad alta voce una cosa equivale a farla avverare, quindi bisogna stare molto attenti a cosa si desidera,… Il padre di Li Lan invece è molto razionale, seguace di Confucio:

Mio padre non dava molta importanza a cose come i sogni e i fantasmi. Spesso citava Confucio, il quale sosteneva che era meglio ignorare gli spiriti e gli dèi per concentrarsi invece sul mondo in cui si vive.

È questa mancanza di comunicazione che mette Li Lan nei guai e che la porterà ad affrontare un viaggio che diventerà una vera e propria lotta per la sua stessa esistenza. Nell’aldilà ci sono gli stessi problemi “dell’aldiqua” perché i nove giudici che dovrebbero decidere per il destino delle anime dei morti sono corrotti. Non c’è equità nemmeno dopo la morte, a quanto pare (questo non è un pensiero consolante, vero?).

Il personaggio di Li Lan è quello che ha un’evoluzione maggiore tra tutti quelli presenti nel libro perché i co-protagonisti vengono lasciati un po’ in disparte, relegati alla loro funzione di supporto. Le esperienze traumatiche la costringeranno a crescere per forza di cose e la vedrete maturare sotto ai vostri occhi mentre cerca di ritornare alla vita. Non mancheranno i colpi di scena e l’autrice è stata bravissima a disseminare i vari indizi in modo da coinvolgere il lettore pur non svelando mai troppo. Il finale mi ha spiazzata completamente! Eh sì, il mistero che Li Lan dovrà risolvere è molto più complesso di quanto non appaia all’inizio.

Tra i personaggi secondari non si può non amare Amah. La tata/cameriera personale/facente funzioni di governante/figura materna sostitutiva è la colonna portante della vita di Li Lan, più di quanto non lo sia il padre. Si prende cura della ragazza senza quasi ricevere nulla in cambio, a volte viene data per scontata ma, nonostante questo, la sua fedeltà è incrollabile ed è dovuta solo all’amore che prova per Li Lan e per la sua defunta madre.

Yangsze Choo è malese di origini cinesi, quindi alcune delle tradizioni di cui parla nel libro potrebbero essere quelle della sua famiglia. Il libro ne è interamente costellato e, anche se per noi potrebbero essere strane o addirittura controverse, sono davvero in uso ancora oggi, come, per esempio, usare un parasole per proteggere la pelle dai nefasti raggi abbronzanti. Eh sì, perché solo i meno abbienti che stanno all’aperto (come chi lavora nei campi) hanno la pelle scura! E quindi è facilissimo vedere persone con l’ombrello aperto sotto al sole cocente di luglio o con le maniche lunghe con 45° per non abbronzarsi mentre ci si sposta in bicicletta. La stessa polvere di riso che Li Lan usa per sbiancare il volto ha cambiato forma (oggi si usano creme apposite), ma anche lo sbiancamento del viso è una pratica consolidata nella beauty routine delle ragazze asiatiche. Non vi dico quanto mi hanno sgridata le mie amiche cinesi quando sono tornata leggermente abbronzata (ovvero ero un pelino più rosa del solito, non coloro cuoio, giuro!) da una vacanza al mare!

Lo stile di Yangsze Choo è davvero scorrevole e le oltre quattrocento pagine di The Ghost Bride mi sono letteralmente volate via in un paio di giorni! Tra l’altro, vi consiglio di leggerlo perché da oggi è online anche la serie TV tratta da questo libro. [Momento TV verità: sono le 9,10 e sto modificando l’articolo perché ho già visto i primi dieci minuti della serie su Netflix. È in cinese o in inglese, niente italiano. Solo i sottotitoli sono impostabili nella nostra lingua… io la vedrò in ogni caso perché sono curiosa, ma voi fatemi sapere 🙂 ]

Ah! E buon anno lunare (che in cinese si dice Xīnnián kuàilè. Volete un vocale? Questa è una delle poche cose che ho imparato 😉 )

Avete letto The Ghost Bride? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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NdA: il libro mi è stato fornito dalla casa editrice perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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