Il club delle lettrici compulsive

Voglio essere me – Marzia Benvenuti

Voglio essere me Book Cover Voglio essere me
Marzia Benvenuti
Libro di autoaiuto
Giunti
2022
Digitale - Cartaceo
192
Fornito dalla Casa Editrice

Provi a sottrarti agli stereotipi, a quello che gli altri si aspettano da te, ma alla fine è facile rinunciare, arrenderti e adattarti, diventando il più delle volte come il mondo vuole che tu sia, per formazione, genere, origine, cultura. Il rischio è di perdere il nesso tra la tua vita e chi la vive, ovvero te, e alzarti tutte le mattine percependo un crescente senso di frammentazione e insignificanza, di perdita di valore. Questo libro ti può aiutare, se ti senti così: Marzia Benvenuti, psicoterapeuta, dopo anni di pratica, propone la sua speciale cassetta degli attrezzi per costruire dalle fondamenta la casa che merita il tuo vero Sé. Mattoncino dopo mattoncino riuscirai a poggiare le basi della tua indipendenza e quindi della tua sicurezza. Costruire l'edificio della tua autostima è un'opera faticosa, che richiede tempo e determinazione, e ti porta a metterti a nudo e a chiederti cosa vuoi davvero. Ma trascorrere la tua quotidianità in uno spazio su misura per te, poterlo progettare, abbellire, riempirlo dei contenuti che ami, senza mediazione di terzi, è l'obiettivo, ciò che Marzia vuole permettere a chi leggerà questo libro e si metterà alla prova con i suoi #allenamentedellabionda. Riconoscere e irrobustire i propri punti deboli fino allo sviluppo della sicurezza in se stessi, infatti, è la missione di Marzia non solo come psicoterapeuta, ma ancor prima come donna che è riuscita a scendere a patti con le sue fragilità e con i suoi demoni, nonostante numerose difficoltà. Perché, dopotutto, accettarsi e riconoscere i propri valori sono i primi due mattoncini da posare per costruire una salda autostima, per diventare fieri di noi stessi e delle nostre, anche più impercettibili, specificità.

Bentrovatə compulsivə! Oggi parliamo di Voglio essere me di Marzia Benvenuti, pubblicato da Giunti.

Sappiamo tuttə cos’è successo negli ultimi due anni, sappiamo cos’è successo al mondo, ma soprattutto siamo ben consapevoli di quello che è successo a noi.

Ognunə di noi, a modo suo, è statə colpitə dalla tragedia. Ci siamo trovatə confinatə in spazi angusti per mesi, abbiamo sviluppato la sindrome della capanna, ci siamo sforzatə di andare avanti quando le restrizioni si sono allentate, abbiamo perso affetti, abbiamo scoperto di poterne coltivare altri grazie alle nuove tecnologie, ma nessunə ne è uscitə senza danni.

Non ne siamo uscitə migliori né peggiori, siamo sempre quellə di prima, ma con qualche acciacco in più.

L’impatto psicologico della pandemia è stato devastante, soprattutto sul lungo termine e, soprattutto, perché in molti casi ci ha costretti a guardare in faccia i nostri pensieri e a riconoscere quello che la frenesia della vita quotidiana fa di tutto per nasconderci: abbiamo delle ferite.

Tuttə.

Le abbiamo adesso e le avevamo prima, solo che il cervello fa così, copre tutto con le scadenze, le “cose più importanti”, il lavoro, le incombenze, le commissioni da fare, il “è sempre stato così, non cambierà nulla”, l’ansia, che tendiamo a reprimere invece che esprimerla, insomma: siamo tuttə incasinatə.

In questo clima di consapevolezza improvvisa di noi stessə, una sola cosa può venire in nostro soccorso: la terapia.

L’aiuto di unə psicologə o di unə psicoterapeuta è la nostra unica possibilità per mettere un pochino di ordine nelle nostre emozioni. 

Purtroppo, lo sappiamo tuttə, la terapia è costosa e, anche se sembriamo fare dei passi avanti nell’istituzione di un bonus psicologo, le istituzioni sono ancora lontane dal considerare i problemi delle nostre menti come qualcosa che sia degno di cura e attenzione.

Ed ecco che, da un annetto a questa parte, hanno cominciato a moltiplicarsi, complice l’immediatezza dei social, migliaia di cosiddetti “life coach” che, con un tono di voce misurato e gli occhi che brillano, cercano di spacciarci per oro colato delle banalità improponibili e spesso anche dannose, pubblicando tonnellate di libri di dubbia utilità.

Ho deciso, dunque, di leggere Voglio essere me, perché l’autrice, al contrario di molti altri, è una psicologa e poi, diciamocelo, chi non vorrebbe imparare a essere veramente se stessə?

Sia chiaro, io la terapia post pandemia l’ho anche iniziata, che qua c’è da lavorare sul serio, ma sono una lettrice compulsiva, quindi do sempre una possibilità a un libro che sembra interessante.

Voglio essere me si presenta come una breve guida, rivolta principalmente alle donne (anche se nel testo specifica spesso il contrario) che tendono a soffrire di quella che viene definita la “sindrome della brava bambina”.

Avete presente? Quell’impulso a voler compiacere gli altri, a volersi sentire “bravə”, quella vocina che ti sussurra subdolamente che no, non è abbastanza, che non importa quanto tu ti sbatta come un tappeto, non sarai mai all’altezza.

La maggior parte di voi la conosce benissimo e, per coloro che non la conoscono BEAT3 VOI! VI AMMIRO! CONTINUATE COSì!!

In Voglio essere me si affrontano, capitolo dopo capitolo, temi come l’autostima, l’autopercezione, l’autoefficacia, la comunicazione assertiva e così via, per costruire un edificio metaforico che sia la casa della nostra autostima su misura per ciascunə di noi.

A completare questo piccolo manuale, troviamo anche una serie di esercizi denominati #allenamentedellabionda, degli strumenti pratici per attuare quello che si è appena letto.

Mi è piaciuto Voglio essere me? No.

E ora vi spiego il perché.

La mia sindrome della brava bambina mi porterebbe a dare un giudizio neutro, un colpo al cerchio e uno alla botte (ma si usa ancora questa locuzione?), dopotutto il libro è frutto di di grande lavoro da parte di qualcuno che potrebbe sentirsi offesə, come mi sentirei io se scrivessi un libro e qualcunə mi dicesse che non l’ha apprezzato?

Però il sottotitolo del blog è “tutto quello che leggiamo senza peli sulla lingua”, non ci posso fare niente, e dunque devo dire la (mia) verità.

Quello che ho pensato, leggendo Voglio essere me, è che sia sicuramente un saggio ben fatto, che spiega accuratamente alcune dinamiche, come è normale aspettarsi da un’autrice che conosce bene la propria materia, ma che non c’è verso che sia davvero d’aiuto a qualcuno.

Sì, lo so, sono lapidaria, ma dopo aver provato la terapia mi sono resa conto di quante minuscole sfumature portino a pensieri simili, di quanto sia impossibile cercare di condensare delle strategie così delicate in poche pagine dalla grafica accattivante.

Non ci siamo, l’argomento è vasto e tocca tasti profondi, non saranno degli esercizi generici e non pensati su misura per noi a farci venire a capo dei nostri nodi.

L’unica cosa (e non mi stancherò mai di dirlo) che può aiutarci quando ci sentiamo sopraffatti e la nostra qualità di vita ne risente è un percorso psicologico.

Che sia ansia, depressione, ma anche una di quelle cose per le quali si tende a pensare “poi passa” come un lutto, una delusione, un problema negli studi, sul lavoro, una difficoltà qualsiasi, prendete il vostro telefono e cercate il numero di qualcuno che possa aiutarvi!

Sempre più consultori propongono percorsi a prezzi calmierati, stanno nascendo servizi psicologici online a prezzi abbordabili e, in ogni caso, da qualche parte c’è una persona che può aiutarvi come nessun libro potrà mai fare.

Non ci sono ricette standard.

Non ci sono scorciatoie.

Non è facile e spesso nemmeno piacevole, ma è l’unico modo.

Prendetevi cura di voi.

Avete letto Voglio essere me? fatemelo sapere nei commenti!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

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