Il club delle lettrici compulsive

Bad Habits. La parola proibita – Flynn Meaney

Bad Habits. La parola proibita Book Cover Bad Habits. La parola proibita
Flynn Meaney
Young Adult
DeA Planeta
2021
Digitale - Cartaceo
352
Fornito dalla Casa Editrice
Gioia Sartori

Alex ha diciassette anni, è esuberante e testarda e detesta la scuola Cattolica in cui i genitori l’hanno rinchiusa. Il suo obiettivo? Farsi espellere al più presto. Ma se né eyeliner né calze a rete sono sufficienti, il modo migliore resta fare una pazzia plateale. Come organizzare uno spettacolo teatrale che insceni I monologhi della vagina davanti all’intero liceo. Il progetto si trasforma immediatamente in una sfida: la parola vagina è impronunciabile al Saint Mary e diffondere i valori femministi non è esattamente nell’interesse della scuola. Con l’aiuto della sua compagna di stanza Katy, una ragazza ligia alle regole che però ha deciso di scoprire l’amore entro la fine dell’anno, Alex capirà che a volte nella vita è necessario scendere a compromessi. Che il muscoloso giocatore di hockey, tutto fossette e pettorali, non deve necessariamente essere uno stupido. Che non tutto quello che le capita è una punizione. E che per le ragazze, brave o cattive, è venuto il momento di gridare.

Oggi partecipiamo al review party di Bad Habits – La parola proibita, un libro di Flynn Meaney pubblicato in Italia da DeA Planeta. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più precisa del libro.

Bad habits

Bigotti alla larga!

Fatta l’opportuna premessa, posso cominciare a scrivere questa recensione. Non è facile perché Bad Habits tocca quasi tutti gli argomenti che mi fanno scattare l’interruttore della polemica.

Il primo? La religione. Alex sta cercando di farsi espellere da una scuola cattolica perché la trova limitante, arretrata, con idee medievali e sessiste. Come darle torto, visto che non può nemmeno comprare gli assorbenti in pace?

Con un umorismo super intelligente che mi ha conquistata a pagina tre, l’autrice racconta tutto ciò che fa Alex per perseguire il suo scopo. La determinazione della ragazza, che oltre a farsi cacciare auspica un balzo in avanti per la mentalità dei giovani compagni di studi, dà vita a siparietti esilaranti.

Alex è una protagonista perfetta, se amate il genere. Fuori dagli schemi, non si nasconde dietro tutti quei meccanismi assurdi imposti dal patriarcato (guai parlare di ciclo mestruale ad alta voce! Guai dire vagina! Non sta bene, non si fa!).

Alex è al terzo anno di scuola. È costretta a frequentare una scuola cattolica in Minnesota e, a causa dell’amicizia che lega suo padre al preside, non può andarsene nemmeno volendo. E allora si impunta, nonostante punizioni, richiami e castighi. Perché qualcosa, prima o poi, dovrà pur cambiare.


Inizio pippone

Non ho intenzione di farvi un pippone (bugia!) sulla religione. Come mi urta il proselitismo, mi dà fastidio allo stesso modo chi cerca di convincere con insistenza del contrario. La fede è un fatto privato e se rimanesse davvero privata saremmo a cavallo perché, non nascondiamoci dietro a un dito, le religioni sono limitanti nei confronti delle donne. Tutte.

Negarlo significa che state mentendo a voi stessi.

E anche in Paesi che dovrebbero essere laici vengono fatte scelte politiche atte a non scontentare l’elettorato della tal religione. Non state a scomodare posti lontani e guardate in casa vostra, dove per esempio non esiste una valida legge sul fine vita. Per colpa di chi? Ecco. Vi siete risposti da soli.

Andiamo avanti e passiamo alle accuse di sessismo che Alex muove alla società bigotta che la circonda. Anche in questo caso, non riesco proprio a darle torto.

Quanti di voi, ancora oggi, nel 2021, chiamano le mestruazioni con nomignoli assurdi tipo “le mie cose”, “i giorni rossi”, e altre scemate del genere? Sì, scemate.

Per farvi capire meglio cosa intendo, guardate questo video dei The Jackal.

Per quanto “Il giardino delle ovaie suicide” mi faccia ribaltare dal ridere, no, si chiamano MESTRUAZIONI.

E il sangue non esce dalla patata, dal fiorellino (ma dove siamo? In un film di Tim Burton?) o simili. Esce dalla VAGINA. V A G I N A.

Impariamo a chiamare le cose con il loro nome, per favore. Evolviamoci e, insieme a noi, lo farà giocoforza anche la società.

Sul prezzo degli assorbenti torniamo un’altra volta, ma mi pare davvero assurdo avere l’IVA altissima su un prodotto di cui le donne non possono fare a meno per gran parte della loro vita. (Anche sulle coppette c’è l’IVA alta, non fate le paladine dell’ecologia perché non è questo il luogo e interiorizzate il concetto per favore).

Fine del pippone.


Ho adorato questo libro. Bad Habits costringe il lettore a confrontarsi con i tabù inutili che vengono imposti ancora oggi da gran parte della società. E quando intendo società, metto dentro anche le donne ovviamente, che spesso soffrono di maschilismo interiorizzato. Anche qui sono a rischio menata, quindi mi limito, ma voi rifletteteci.

Ho fondato il Club femminista della St Mary quasi due anni fa. Vi sorprende? Lo so che non sembro il tipo che si impegna in attività extracurricolari. Ma, non appena sono arrivata in questa scuola, ho capito cosa mancava e ho preso in mano la situazione, così ho fondato la Società accademica per la diversità, l’inclusione, la sensibilità, la meritocrazia e l’operosità.
È durata esattamente tre settimane: il tempo che è servito alla direzione per rendersi conto che il suo acronimo era SADISMO.

Alex incarna la femminista perfetta… fino a un certo punto però, perché in realtà, essere femminista non vuol dire giudicare gli altri se non corrispondono al nostro ideale e nemmeno spingerli ad affrontare un cambiamento che non sono pronti a prendere in considerazione. Alex dovrà quindi scontrarsi con il fatto che in realtà lei non sia “la più femminista del Reame” citando Miss Fiction, e questo provocherà una specie di reazione a catena.

Lei e Mary Kate sono due facce della stessa medaglia. Non potrebbero esserci due protagoniste più diverse tra loro eppure la loro amicizia funziona, tra alti e bassi, tra anfibi con la punta di metallo e muffole colorate.

«Mary Kate, stai seguendo cinque corsi di livello avanzato» le ho ricordato. «Sei troppo intelligente per credere ai fantasmi! Devi piantarla di berti tutte queste stronzate della St Mary… Le passeggiate intorno al lago, gli anelli della purezza e tutte le storie paranormali. Tu sei molto meglio di così.»
«Non lo so…» Ha guardato con fare ansioso il McLaughlin Hall, gli occhi pieni di angoscia. «Ho cominciato a leggere romanzi gotici inglesi a un’età in cui ero molto impressionabile. Penso di soffrire di una specie di sindrome di Stoccolma da sorelle Brontë.»

La voce che “sentiamo” di più durante la lettura è proprio quella di Alex perché la storia è scritta in prima persona dal suo punto di vista, con tanto di rottura della quarta parete, tuttavia lascia molto spazio anche alla crescita personale degli altri personaggi da cui è circondata e che le mostrano che non tutto il male viene per nuocere, che possono esistere punti in comune, che a volte non serve urlare per farsi ascoltare.

Tra i tanti temi toccati, c’è ovviamente la sessualità. Mi pare logico, visto che la storia è ambientata in un collegio misto. L’autrice pone l’accento sul fatto che, per non affrontare argomenti spinosi, spesso soprattutto da ragazzini, ci si ritrova nei pasticci. Dai, a chi verrebbe mai in mente di usare un palloncino al posto di un profilattico? O di fare sesso occasionale non protetto con tutte le malattie che si possono prendere? Eppure queste cose accadono tutti i giorni, ovunque. Perché? Perché non viene fatta educazione sessuale. È troppo comodo dire di non fare qualcosa rispondendo “perché no”, quando magari basterebbe spiegare senza aver vergogna. E qui, mi spiace dirlo, ma si vedono le carenze educative degli adulti. Per vergogna? Per incapacità? Per bigottismo? Non lo so e non voglio mettere etichette a nessuno, ma queste cose non accadono solo nei libri, ecco.

Per questo è importantissimo parlarne e sono contenta che un libro del genere sia approdato nelle nostre librerie, visto il target cui è destinato. Se siete adolescenti… magari non date fuoco alle cose, ok? Fatemelo come favore personale!

Si parla anche di doppio standard e l’autrice lo fa utilizzando lo sport come metafora. Chissà che magari non si apra qualche mente!

Tutto questo emerge da una lettura approfondita. Se invece non volete andare in profondità, Bad Habits resta un libro scorrevole, ben scritto, con un sacco di riferimenti pop, molto divertente e a tratti anche commovente, che parla di amicizia e, a suo modo, anche di amore.

Curiosità: nel testo, la parola vagina compare 161 volte.

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.
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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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