Il club delle lettrici compulsive

È l’umido che ammazza – Filippo Venturi

Oggi partecipiamo al blog tour di È l’umido che ammazza, il nuovo libro di Filippo Venturi pubblicato da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

È l'umido che ammazza

Le tappe “perché leggere” mi piacciono sempre tantissimo, ormai dovreste saperlo, perché mi permettono di raccontarvi un libro in modo diverso dal solito. E quindi iniziamo!

Per la trama… e anche per la copertina!

È l’umido che ammazza – Filippo Venturi

È l’umido che ammazza

 

Siamo a fine 2020, tra un’ondata di Covid e l’altra. La serranda della Vecchia Bologna va su e giù a seconda dei Dpcm, insieme all’umore dell’oste, il nostro Emilio Zucchini, paladino della cucina bolognese e detective per modo di dire. È proprio in questo momento complicato per tutti, mentre le regioni cambiano colore come un semaforo impazzito e i ristoratori sono alle prese con le consegne a domicilio (e nel caso di Zucchini col dolore fisico che gli provoca mettere lasagne e tagliatelle dentro vaschette di alluminio e affidarle al loro incerto destino su due ruote) che Alice, una delle cameriere della trattoria, scompare nel nulla. Alice per Emilio è un’amica, una di casa, talmente di casa che durante il primo lockdown se l’è ritrovata in salotto, in Erasmus sul suo divano letto. E ora, proprio nell’ultimo sabato di servizio prima dell’ennesima chiusura di bar e ristoranti, lei non si presenta in trattoria, stacca il telefono e si fa di nebbia. Nelle stesse ore il notaio Degli Esposti, stimato professionista, viene trovato morto nel suo studio in centro, il corpo schiacciato da una pesante statua in marmo. La scena del crimine è così assurda e truculenta da far sudare freddo il commissario Iodice e i suoi fidi scudieri. Di lì a poco è il turno del commercialista Farinetti, trovato agonizzante tra le sue lenzuola di seta. I due facevano parte dello stesso gruppo di amici, i Milordini, clienti abituali di Delfo, storico ristorante vicino di portico della Vecchia Bologna. Ma Emilio se ne frega e si lancia alla ricerca della sua Alice. Peccato che le poche tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé sembrino condurlo sempre più vicino agli omicidi dei Milordini… e lui si ritrova a sperare con tutto se stesso di aver unito male i puntini. Lo scrittore-ristoratore bolognese torna con una comedy più spassosa e più nera che mai, capace di sdrammatizzare con intelligenza persino le conseguenze della pandemia, e all’ormai mitico Zucchini affianca una serie di personaggi femminili destinati a lasciare il segno.

Perché è una serie

E noi amiamo le serie perché ci permettono di conoscere a fondo i personaggi, di scoprirne le sfaccettature. Al momento è così composta:

Per l’ambientazione

La serie è ambientata a Bologna e l’autore la racconta come un innamorato racconterebbe della sua bella. Fa venire voglia di partire e di andare a vederla con i propri occhi, di perdersi per le vie del centro, di fare un giro sui colli (a bordo di una Vespa Special, magari, non tanto per omaggiare i Lunapop quanto più per sentirsi come Zucchini)… e di cercare una specifica trattoria…

Eh sì, come il suo protagonista, Filippo Venturi nasce ristoratore. Il nome della trattoria è La montanara. Vi lascio il link al sito.

Per come Venturi ha trattato il tema del lockdown

Ce lo ricordiamo tutti fin troppo bene, purtroppo. Ci sono dei passaggi davvero toccanti, soprattutto se come me avete vissuto un 2020 drammatico sotto ogni punto di vista.
Ho fatto un po’ di fatica quando mi sono capitate davanti le riflessioni di Zucchini, ma credo che tutto faccia parte dell’elaborazione…

È stato però interessante leggere il punto di vista di un ristoratore.

La sua Bologna, quella illuminata, sempre allegra, chiassosa, sregolata nella sua sobrietà, monotona nel suo eterno disordine, si trasformerà come un vampiro nella notte in un unico viavai di motorini che sfrecciano per le strade vuote con i loro contenitori isotermici pieni di alimenti da consegnare. Che arriveranno scotti e collosi, spesso rovesciati a causa degli sballottamenti all’interno dei loro involucri. Anche Emilio ha effettuato il servizio d’asporto e in delivery. Lo ha fatto nei momenti più duri, per rimettersi in moto dopo lo choc del lockdown, per imparare qualcosa di nuovo, per scrollarsi di dosso la polvere di quei lunghi mesi imprigionato in casa in compagnia del nulla. Ci ha messo l’entusiasmo di sempre, ma alla lunga ha trovato tutto così triste, così impersonale. Lui è un ristoratore. E i ristoratori non girano per la città alla ricerca di un numero civico, con dei cibi sulle spalle che si raffreddano a ogni minuto che passa. I ristoratori non sono fattorini; loro praticano un’arte romantica: accolgono, intrattengono, raccontano, sorridono, ascoltano. In questo periodo di grandi incertezze diffuse, Zucca di una cosa è fermamente convinto: se il futuro della sua professione significherà cuocere delle tagliatelle per metterle in una vaschetta di alluminio da consegnare a un rider, lui cambierà mestiere.

Non ha tutti i torti, vero? Però mi ricordo benissimo che, come hanno aperto per i delivery, noi ci siamo precipitati a supportare nell’unico modo in cui ci era concesso i nostri ristoranti preferiti. Non è sicuramente la stessa cosa, non è come scambiare quattro chiacchiere tra una portata e l’altra, ma siamo riusciti tutti a far buon viso a cattivo gioco. Spero solo non ricapiti mai più!

Per la cultura del cibo

«Mocché mio marito. Il ragù. È permalosissimo, sa? Se solo capisce che mi sono allontanata, si attacca al fondo! Si brucia apposta! Non è come la polenta, che è masochista. La polenta la devi menare. Col ragù ci devi stare attenta, devi stare lì con lui, anche tre ore se necessario!»

Questa frase dell’Adelina, come viene chiamata nel libro, mi ha fatto sì sorridere, ma anche pensare. Perché la cucina è un’arte e in Italia siamo maestri, c’è poco da fare. Avete mai notato che uno degli argomenti che al 99% viene toccato durante un pasto è cosa si mangerà al pasto successivo? Non ricordo dove ho letto/sentito questa frase, ma ho iniziato a far caso alla cosa e cavolo, è vero! E mi è successo sempre e solo durante i pasti con i nostri connazionali.

Il cibo è cultura e tradizione, ma anche innovazione e sperimentazione… e non lo dico solo perché guardando una vecchia puntata di MasterChef mi è venuta voglia di fare la carbonara da passeggio della chef Barbara Agosti. No no, come vi viene in mente? (Mi sono arrivati gli stampi… è solo questione di tempo! Seguiranno aggiornamenti. Sally, stai pronta!)

Perché È l’umido che ammazza è un bel giallo

Ma qui non posso entrare nei dettagli… Lo spoiler è dietro l’angolo!

L’argomento di base è uno dei miei trigger. Ho fatto il tifo contro le vittime? Sì. Ehhh! Non sempre si può essere una bella persona.

Fatemi sapere se leggerete È l’umido che ammazza.

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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