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Ghostwriter: è farina del tuo sacco?

Ghostwriter: è farina del tuo sacco?

Lo scorso anno, leggendo il primo libro di Alice Basso (L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, di cui ho parlato qui), mi sono imbattuta in Vani Sarca, la protagonista indiscussa del romanzo che, per lavoro, fa la ghostwriter. E quindi perché non fare un po’ di ricerca sul fenomeno del ghostwriting?

Anche se la parola ghost (in inglese, fantasma) potrebbe essere fuorviante, in realtà il ghostwriter è uno scrittore vivo e vegeto che, però, per vari motivi, finisce a scrivere libri per conto di qualcun altro.

Cosa scrive un ghostwriter?

I ghostwriter scrivono discorsi per personaggi politici, biografie per personaggi illustri che non hanno tempo e modo di mettersi a scrivere, scrivono saggi, scrivono libri di cucina poi firmati dalla celebrità di turno, ma non solo: scrivono veri e propri romanzi a nome di scrittori già ultrafamosi perché non hanno tempo di sviluppare per bene un’idea o per far uscire più libro di uno stesso autore durante l’anno.

C’è chi ha fatto di questo lavoro un’arte. Il ghostwriter più pagato al mondo, per esempio, è Andrew Crofts, che ha dichiarato in un’intervista a La Repubblica, di chiedere fino a 130.000 euro a lavoro (qui il link per leggere l’intervista completa)

Curiosità: lo sapevate che anche i libri della serie Il diario del vampiro, attribuiti a Lisa Jane Smith sono scritti da una ghostwriter? Ebbene sì! Non tutti, ovviamente, ma nel 2011, la Smith è stata brutalmente licenziata dalla casa editrice che si occupava della pubblicazione a causa di un diverbio sulla trama. La stessa ghostwriter, Aubrey Clark, scriverà il secondo ciclo de I diari delle streghe, sempre al posto di Lisa Jane Smith a causa di una “decisione editoriale”.

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Lisa J.! Leggili meglio questi contratti, prima di firmarli!

La vicenda di Lisa Jane Smith fa sorgere spontanea una domanda: è etico avvalersi di un ghostwriter? Nell’articolo sul plagio che ho scritto tempo fa (in caso ve lo foste perso, lo trovate qui) abbiamo stabilito che è plagio quando c’è malafede ovvero, quando un lettore viene tratto in inganno. Il fatto che un libro sia attribuito ad un autore che amo ma che, in realtà, è stato scritto da altri, è quindi considerabile esattamente come un plagio?

Per aiutarvi a capire meglio il fenomeno del ghostwriting, abbiamo intervistato per voi un ghostwriter italiano. Ovviamente, non vi posso dire chi sia perché, in questo lavoro, la discrezione è tutto (vi dico solo che anche io, per ottenere questa intervista, ho dovuto usare un intermediario. È emozionante fare la blogger!)

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Ecco cosa abbiamo chiesto:

Come si diventa ghostwriter?
La figura del ghostwriter è presente in molti settori, sia editoriali sia della comunicazione. Nell’immaginario comune, un professionista della scrittura è colui che offre un servizio ad autori molto impegnati che richiedono un supporto esterno, o a figure pubbliche che vorrebbero scrivere un’autobiografia. In realtà, un ghostwriter può avere a che fare con molte tipologie di clienti: blog personali o di costume che richiedono un costante flusso d’informazioni; siti web contenitore che hanno bisogno di un’ingente quantità di contenuti; figure politiche che affidano a un professionista esterno la stesura dei discorsi; aspiranti scrittori che hanno buone idee o una storia da raccontare, ma che non hanno competenze adeguate per approcciarsi professionalmente alla scrittura. Per questo motivo, non c’è un percorso unico che porti a intraprendere questo tipo di lavoro: c’è chi ha iniziato militando in una segreteria di partito, chi sul web, chi lavorando come revisore testi in agenzie letterarie.

Com’è il tuo approccio a un nuovo lavoro?
Innanzitutto cerco di capire che tipo di cliente ho davanti, quali sono i suoi desideri e il servizio richiesto. In seconda battuta cerco di instaurare un buon interscambio, analizzo lo stile dell’autore, leggo accuratamente la scaletta e la bozza ed eventuali altri libri pubblicati dal cliente in precedenza. Il metodo cambia anche in base alla divisione del lavoro. Un ghostwriter può essere assunto per sistemare un elaborato quasi completo, in questo caso, mi soffermo meno sull’analisi delle opere precedenti perché le idee e lo stile sono già ben visibili nella bozza.

Quando scrivi, ti basi su idee tue o sulle idee avute dall’autore?
Dipende. In alcuni casi ci si attiene scrupolosamente alle linee guida dettate dall’autore, ci si consulta a ogni passaggio e si affronta insieme ogni snodo del percorso narrativo. In altre situazioni si ha maggior autonomia. L’approccio è sempre molto soggettivo e varia in base alla personalità e alle aspettative del cliente.

Incontri l’autore per cui scrivi oppure ti basi su altre opere per capirne lo stile?
Leggo molto materiale, cerco di incamerare più informazioni possibili e mi muovo di conseguenza in base al tipo di servizio richiesto. Se devo scrivere un articolo, di solito, è sufficiente una chiacchierata telefonica, se invece l’opera è complessa, cerco di incontrare l’autore di persona.

Come mai un autore decide di rivolgersi a un ghostwriter?
I motivi sono molti e variano da caso a caso. Nell’ambito politico, ad esempio, un buon comunicatore può non essere necessariamente uno scrittore esperto, per cui può scegliere di delegare ad altri la stesura dei propri discorsi. Autori influenti e molto produttivi possono avere poco tempo a disposizione e quindi affidano una parte del lavoro a figure professionali competenti. Un autore esordiente può avere idee interessanti, ma non avere competenze adeguate.

Come ci si sente vedendo un libro scritto da te pubblicato con il nome di un altro?
Solitamente la cosa mi lascia indifferente. Per quanto mi riguarda, la cosa importante è riuscire a soddisfare al meglio le esigenze del committente. In alcuni casi sono stata felice che l’opera abbia ottenuto un discreto successo. Seppur indirettamente, fa sempre piacere ottenere riscontri positivi.

Puoi raccontarci un episodio divertente legato al tuo lavoro di ghostwriter?
Purtroppo non ho aneddoti divertenti da raccontare, ma mai dire mai! Magari nella prossima intervista…

Ultima domanda, un po’ irriverente… Perché fare il ghostwriter e non pubblicare con il proprio nome, viste le indubbie capacità di scrittura?
Per quanto mi riguarda, è stata una scelta professionale, ho lavorato per anni nel campo editoriale e quella di ghostwriter è solo una delle tante mansioni che mi sono state affidate. Non è detto che un professionista della scrittura, se lo ritiene opportuno, non possa pubblicare opere a suo nome.

Ringraziamo tantissimo il nostro ghostwriter che si è reso disponibile per questa intervista e Anto per aver fatto da intermediaria.

Cosa ne pensate? Vi aspetto per parlarne insieme!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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