Il club delle lettrici compulsive

Il monaco che amava i gatti: le sette rivelazioni – Corrado Debiasi

il monaco che amava i gatti Book Cover il monaco che amava i gatti
Corrado Debiasi
narrativa
Sperling & Kupfer
2020
Digitale - Cartaceo
208

Se qualcuno ti dicesse che per uno strano gioco del destino ti ritroverai a trascorrere del tempo in compagnia di un anziano monaco e dei suoi meravigliosi gatti, ci crederesti? Che percorrerai un viaggio iniziatico, costellato di incontri che ti porteranno a scoprire, attraverso un vortice di emozioni, l'immensa bellezza della tua anima, ci crederesti? Se qualcuno ti dicesse che prima di trovare l'amore dovrai scoprire l'amore in te stesso, e che tutto ciò che hai appreso può essere osservato da un'altra prospettiva, ci crederesti?
Quando il protagonista di questa storia, Kripala, si mette in viaggio, non sa cosa gli riservi il futuro, ma sa cosa vuole lasciarsi alle spalle: un lavoro perduto, un amore finito. La sua destinazione è l'India, dove intende praticare lo yoga e spera di ritrovare l'equilibrio che la sua vita ha smarrito.
Una volta arrivato, addentrandosi nel dedalo di viuzze di Varanasi, finirà per perdersi, ma proprio da quel momento inizierà a ritrovare se stesso. Nel ventre vitale e sacro di quella antica città si imbatterà in persone straordinarie nella loro apparente semplicità, umili nella loro natura ma abissali nella loro saggezza. Che si tratti di un maestro di arti marziali o di un pittore, di un'anziana che nutre i poveri o di una curatrice di giardini, ognuno di loro saprà lasciare a Kripala insegnamenti indelebili, parole che resteranno incise per sempre nella sua anima. Sopra tutti, a intrecciare destini come un abile tessitore, Tatanji: l'anziano monaco ritiratosi in un ashram in compagnia dei suoi gatti. Sarà lui a scuotere la polvere dagli occhi di Kripala, fino a indicargli che quella felicità di cui è in cerca l'ha già dentro di sé: deve solo imparare a riconoscerla.

Il monaco che amava i gatti è la storia di un viaggio ispirazionale che tocca con poesia e semplicità i valori e i temi più profondi dell'esistenza. Una storia capace di parlare al cuore e all'anima di ognuno di noi.Se qualcuno ti dicesse che per uno strano gioco del destino ti ritroverai a trascorrere del tempo in compagnia di un anziano monaco e dei suoi meravigliosi gatti, ci crederesti? Che percorrerai un viaggio iniziatico, costellato di incontri che ti porteranno a scoprire, attraverso un vortice di emozioni, l'immensa bellezza della tua anima, ci crederesti? Se qualcuno ti dicesse che prima di trovare l'amore dovrai scoprire l'amore in te stesso, e che tutto ciò che hai appreso può essere osservato da un'altra prospettiva, ci crederesti?
Quando il protagonista di questa storia, Kripala, si mette in viaggio, non sa cosa gli riservi il futuro, ma sa cosa vuole lasciarsi alle spalle: un lavoro perduto, un amore finito. La sua destinazione è l'India, dove intende praticare lo yoga e spera di ritrovare l'equilibrio che la sua vita ha smarrito.
Una volta arrivato, addentrandosi nel dedalo di viuzze di Varanasi, finirà per perdersi, ma proprio da quel momento inizierà a ritrovare se stesso. Nel ventre vitale e sacro di quella antica città si imbatterà in persone straordinarie nella loro apparente semplicità, umili nella loro natura ma abissali nella loro saggezza. Che si tratti di un maestro di arti marziali o di un pittore, di un'anziana che nutre i poveri o di una curatrice di giardini, ognuno di loro saprà lasciare a Kripala insegnamenti indelebili, parole che resteranno incise per sempre nella sua anima. Sopra tutti, a intrecciare destini come un abile tessitore, Tatanji: l'anziano monaco ritiratosi in un ashram in compagnia dei suoi gatti. Sarà lui a scuotere la polvere dagli occhi di Kripala, fino a indicargli che quella felicità di cui è in cerca l'ha già dentro di sé: deve solo imparare a riconoscerla.

Il monaco che amava i gatti è la storia di un viaggio ispirazionale che tocca con poesia e semplicità i valori e i temi più profondi dell'esistenza. Una storia capace di parlare al cuore e all'anima di ognuno di noi.

il libro di cui parliamo oggi è Il monaco che amava i gatti: le sette rivelazioni, di Corrado Debiasi, edito da Sperling & Kupfer. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più precisa del libro.

Il monaco che amava i gatti
La foto di sfondo del banner è una foto compulsiva della nostra SaraEmme.

Si tratta del romanzo d’esordio dell’autore, grande appassionato di yoga e cultura orientale, dunque, visto l’anno che tutti noi abbiamo vissuto e il titolo così evocativo, ho pensato che fosse giunta anche per me l’ora di introdurre un po’ di filosofia orientale nelle mie letture.

Lo ammetto, non ho mai praticato lo yoga e nemmeno la meditazione, non ho mai visitato l’India (perché Sara non mi ci ha mai voluta portare) e quello che più si avvicina alla cultura indiana, nella mia vita, è il tikka masala che ho in dispensa. Però il mio cane si chiama Shanti. Qualcosa vorrà pur dire.

Eccomi dunque in poltrona, avvolta nella copertina come un bruco nel bozzolo (perché l’autunno è arrivato prepotentemente, qui nella pianura), che cerco di riscaldarmi con del tè rovente. Un Chai latte. Perché le cose si fanno bene e a tema.

Conosciamo dunque il protagonista in un momento molto duro della sua vita: ha perso il lavoro, ha perso l’amore, così decide di concedersi il viaggio che aveva sempre sognato: in India, alla scoperta di sé stesso.

Forse anche io dovrei andare in India alla scoperta di me stessa.

Ma dove vado, che c’è la pandemia.

Va beh, scoprirò me stessa da qui, dalla poltrona!

Dicevo, Il nostro protagonista arriva a Varanasi e fa esattamente quello che farei io: si perde.

Gira per le strade caotiche, cerca di trovare l’indirizzo che gli è stato suggerito, chiede informazioni alle persone, ma sopraffatto dalla stanchezza e dalle emozioni, ha un mancamento e sviene.

Fossi stata io la storia finirebbe qui, ma giacché per fortuna il protagonista è lui, si risveglia su un letto, accudito dalle amorevoli cure di una bella ragazza bionda che si chiama Shanti (come la mia cana!!).

La ragazza, che poco dopo rivela di essere italo indiana, gli dà un nome spirituale, Kripala, e lo introduce al maestro Tatanji, proprio il monaco che stava cercando!

L’ashram si rivela proprio quello che Kripala stava cercando e, tra meditazioni e incontri con diversi personaggi, con l’aiuto del saggio Tatanji e dei suoi inseparabili gatti, il nostro Kripala procederà sulla via della felicità.

“Ogni cosa avviene sempre nel tempo e nel luogo giusti. Ogni cosa avviene quando sei pronto a riceverla”

Ecco. Questo probabilmente non vale per me.

Decisamente non ero pronta a ricevere Il monaco che amava i gatti: le sette rivelazioni.

Non so se, come dice Tatanji, non fosse il mio momento per leggere questo libro, o se la mia idiosincrasia per la filosofia orientale si sia acuita di colpo, o se non fossi “pronta”, ma rimane il fatto che non mi sia piaciuto.

Il romanzo è narrato in prima persona e diventa una sorta di dialogo filosofico in cui l’allievo pone domande e il maestro del momento risponde con concetti arzigogolati di difficile interpretazione, che sono sicura abbiano perfettamente senso per chi ama questo genere di filosofia, ma non per me.

Considerato anche che la domanda più frequente del protagonista è “In che senso?”, forse non è tutta colpa mia.

©Tenor.com

Il monaco che amava i gatti: le sette rivelazioni non è un brutto libro, ma in alcuni passaggi diventa noioso e ripetitivo, è ricco di belle frasi da tenere a mente, da scrivere in bella grafia su quadretti motivazionali da appendere per casa, ma decisamente not my cup of tea. Anche se il Chai latte era molto buono.

Voi cosa ne pensate? Siete più filosofici di me? Sono sicurissima di sì, raccontatemi il vostro punto di vista nei commenti!

Namastè!

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NdA: il libro mi è stato mandato perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

Una risposta a “Il monaco che amava i gatti: le sette rivelazioni – Corrado Debiasi”

  1. Si è normale che non essendo diciamo spirituale i concetti ti appaiono un po’ strani.
    Però è un modo per avere nuovi occhi e nuovi spunti di riflessione

     

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