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La vita davanti a sé – Romain Gary

La vita davanti a sé Book Cover La vita davanti a sé
Romain Gary
Narrativa
Neri Pozza
1977
Digitale - Cartaceo
214

Eroe di guerra, diplomatico, cineasta, Romain Gary si suicidò il 3 dicembre 1980. La sua scomparsa fece scalpore ma il vero colpo di scena arrivò quando, pochi mesi dopo la morte, si scoprì che Gary ed Emile Ajar, autore del romanzo "La vita davanti a sé", erano in realtà la stessa persona. Il libro, che narra le vicende di Momò, ragazzo arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, vinse il Goncourt inaugurando uno stile gergale da banlieu e da emigrazione, cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi.

La vita davanti a sé – Romain Gary

La nostra compulsiva per un giorno di oggi ha recensito per noi e per voi La vita davanti a sé di Romain Gary. Vediamo insieme cosa ci racconta Maria Luisa di questo libro!

Ho trovato questo libro straordinario. È triste, crudele, ma anche ironico e pieno di poesia.
Narra il mondo delle banlieu di una Parigi già multietnica del dopoguerra con la voce di un bambino di dieci anni, Momò, allevato da una ex prostituta ebrea, Madame Rosa, che provvede a lui e ad altri bambini tutti figli di puttana (nel senso letterale, figli di donne che esercitano la professione più vecchia del mondo) perché una legge francese dell’epoca non permetteva a queste madri di tenere i figli.

Momò guarda il mondo in modo disincantato e crudo, senza falso perbenismo o artifici descrittivi.

Beh, io lo sapevo che quando una donna fa la vita c’è sempre un mistero quando ha un marmocchio che non ha potuto interrompere a tempo per colpa “dell’igiene”, e così nascono quelli che in francese si chiamano figli di puttana […].

 Momò cresce tra prostitute, drogati, alcolizzati e tanta povertà. Eppure coglie sempre la vitalità e la positività, non si compiange e si aggrappa con tutte le sue forze a quanto di buono la vita gli offre. Il suo legame con Madame Rosa è molto forte, sono l’uno il punto fermo dell’altra e niente li può separare, nemmeno l’opportunità di essere adottato da una famiglia “normale” o l’arrivo inaspettato del padre. Madame Rosa si fa sempre più vecchia, grassa tanto da non poter più scendere i sei piani di scale che la separano dal mondo, ammalata di varie cose (…ha parlato di una stanza grande, come se ci volesse molto spazio per tutte le malattie che aveva addosso…), ma per fortuna non di cancro, perché Madame Rosa quello proprio non lo voleva.

Madame Rosa faceva pena a vedersi e sapevo che da un momento all’altro mi sarebbe venuta a mancare. Ci pensavo in continuazione e certe volte non avevo più il coraggio di rincasare.[…]
Faceva già notte e madame Rosa forse cominciava ad aver paura perché non ero ancora rientrato. Correvo in fretta per rincasare perché mi ero dato alla pazza gioia senza Madame Rosa e avevo dei rimorsi.

 Quando la notizia della malattia di Madame Rosa si diffonde tra gli abitanti è commovente vedere come, ciascuno a modo suo, fa di tutto per alleviare le pene di Momò e di Madame Rosa: chi la aiuta a salire e scendere le scale, sollevandola come fosse un pianoforte e poi la porta a fare un giro, chi prepara la cena, chi cerca di allietarle i giorni (il dottore ha detto che fa bene per la sua malattia). Dal mondo degli “ultimi” arriva un insegnamento di grande umanità, solidarietà ed empatia che, soprattutto ai giorni nostri, sembra totalmente sconosciuto a chi invece fa parte di classi sociali molto meno disagiate.

In poco più di 200 pagine ci sono davvero molti spunti su cui riflettere, ma anche per piangere e, perché no, sorridere.

La copertina originale di La vita davanti a sé
La copertina originale di La vita davanti a sé

Curiosità: Romain Gary pubblicò La vita davanti a sé con lo pseudonimo di Emile Ajar quello stesso anno vinse il premio Goncourt, premio già ricevuto dall’autore nel 1956 prima per il libro Le radici del cielo.
Nessuno era a conoscenza dell’uso dello pseudonimo, nemmeno l’editore: un nipote si prestò ad apparire come il vero autore e solo dopo la morte di Roman Gary la verità divenne di dominio pubblico.
Romain Gary scelse di mantenere segreto il suo pseudonimo a causa delle feroci critiche che lo avevano come oggetto. Addirittura, dopo la pubblicazione del vincitore del Goncourt, la rivista Lire approfittò dell’occasione per stroncare nuovamente l’opera di Gary, usando come esempio invece di buona letteratura, il lavoro di Émile Ajar. Ironico, no?

Da La vie devant soi, titolo originale di La vita davanti a sé, è stato tratto un film nel 1977 che ha vinto il premio Oscar come miglio film straniero, nel 1978. Madame Rosa è interpretata da una magnifica Simone Signoret che riesce a rendere benissimo il personaggio così come è stato descritto da Romain Gary.

Simone Signoret è Madame Rosa, nell'adattamento cinematografico di La vita davanti a sé
Simone Signoret è Madame Rosa, nell’adattamento cinematografico di La vita davanti a sé

Curiosità (un po’ truce) sull’autore: Romain Gary morì suicida nel 1980. Indossò una vestaglia rossa, in modo che il colore del sangue si confondesse con quello della vestaglia, così da non impressionare eccessivamente chi poi l’avrebbe trovato e si sparò. Lasciò un biglietto: «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove»
Jean Seberg era sua moglie, morta suicida anch’essa, l’anno prima.
In realtà, pare che abbia compiuto l’estremo gesto a causa del suo brutto rapporto con l’idea di invecchiare.

Ringraziamo moltissimo Maria Luisa per questa recensione bellissima. Avete letto La vita davanti a sé? Cosa ne pensate? Vi aspettiamo per commentarlo insieme.

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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