Il club delle lettrici compulsive

Vite all’estero – Blog tour Vite in attesa – Julia Sabina

Oggi parliamo di vite all’estero perché chiudiamo il blog tour di Vite in attesa, un libro di Julia Sabina pubblicato in Italia da Garzanti. Prima di cominciare vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

Vite in attesa

Il libro:

Vite in attesa – Julia Sabina
trad. da C. Marseguerra  –  V. Sarzano
Ed. Garzanti – 2021

Vite all'estero

Nella vita Maribel ha preso molte decisioni sbagliate e pochissime buone. Ma ora sente che le cose stanno per cambiare. Ha appena accettato un dottorato a Lille, in Francia. In fondo, nulla la trattiene a Madrid, così parte, piena di speranza: è giovane, e ha tutte le carte in regola per essere felice. Non fa altro che sentirselo ripetere. L’emozione di un nuovo paese, di una nuova lingua, di nuove persone da conoscere all’inizio la travolge. Ora Maribel riesce a vederle, le mille possibilità che ha davanti. Ma l’incantesimo presto si spegne. Intorno, tutto sembra vorticare a gran velocità e lei non riesce a stare al passo. Tutti perseguono il proprio obiettivo senza tentennamenti, come la sua coinquilina Paula o il suo amico Alessio. Lei, invece, trascina le sue giornate lavorando in un bar e facendo finta di scrivere una tesi di cui non importa a nessuno, forse nemmeno a lei. Per non parlare del bel Guillaume che un giorno appare e quello dopo scompare. Maribel si sente di nuovo al punto di partenza. Come se l’incertezza non derivasse dal luogo in cui si trova o da chi frequenta, ma risiedesse dentro di lei. Fino a quando scopre che anche i suoi amici in realtà non hanno idea di dove stanno andando. Perché essere giovani è una fortuna ma è anche una grande sfida: il mondo ti disegna in un modo e tu non sai ancora chi vuoi diventare. Maribel vuole capire chi è veramente, senza condizionamenti. Vuole un lavoro, ma solo se migliora la sua vita. Vuole amare, ma solo se può farlo con passione. Vuole dare un senso a una realtà che sembra averlo perso molto tempo prima. Perché sarà pure disorientata, ma ha tanta voglia di vivere.

Non è una tappa facile da scrivere, questa, perché mi riguarda da vicino. Da molto vicino…
Il libro a cui questo blog tour è dedicato si intitola Vite in attesa e parla di Maribel che un bel giorno decide di mollare tutto e trasferirsi da Madrid, Spagna, a Lille, Francia.

«E perché ti riguarda da vicino?» vi starete chiedendo. Perché anche io, a un certo punto, ho mollato tutto e mi sono trasferita. Da Cassolnovo, provincia di Pavia (nonostante Instagram si ostini a dire che invece vivo in Piemonte) a Huai’an, Jiangsu. In Cina.

Ci sono tanti motivi per cui una persona può decidere di mollare la sua vecchia vita e di andarsene da un’altra parte. C’è chi parte per cercare fortuna, c’è chi ha la possibilità di studiare in qualche luogo prestigioso, c’è chi si trasferisce per amore.

Io faccio parte di quest’ultima categoria.

Il mio all’epoca fidanzato (ora marito, detto sant’uomo) ha avuto una buona occasione lavorativa e quindi ha deciso di partire. Io ho preso un’aspettativa dal lavoro e l’ho raggiunto. Sono stata in Cina per tutto il 2009. Nel 2010 sono rientrata al lavoro, ma andiamo con ordine.

La mia idea era aprire un ristorante italiano in un posto dove a malapena c’era un McDonald… Non è andata come volevo, ma forse è stato un bene…

Nel 2009, quindi, ho fatto la valigia e sono partita. Non è stato facile. Affatto. Intanto non avevamo una casa, ma vivevamo in albergo. Facendo due conti, avevamo visto che tra affitto e convenzione ci conveniva di più l’hotel perché con noi c’erano altri italiani. Comodo, eh. Niente mestieri da fare, niente aspirapolvere da passare. Certo. Ma anche niente lavatrice. Niente cucina… Non è stato facile, l’ho già detto… Ci siamo sentiti “in prestito” in pratica per tutto l’anno, ma in qualche modo ce la siamo cavata e il lavoro di Davide ha cominciato a girare.

La mia aspettativa però era finita e sono rientrata in servizio. Per tutto il 2010 ci siamo visti in giro per il mondo. Ad aprile ci siamo trovati a Pechino e poi siamo partiti insieme alla volta del Tibet. Al ritorno abbiamo avuto una piccola disavventura. Ricordate quando il vulcano islandese ha eruttato bloccando i voli di tutto il mondo? Noi eravamo a Dubai. E lì siamo rimasti per forza di cose. Non è stato bello come sembra, ma ehi, sarebbe potuta andare mooooolto peggio.

vite all'estero
Vite all’estero: freschi e belli (e moribondi) al campo base dell’Everest.

A giugno ci siamo dati appuntamento a Guangzhou (Cina). A fine agosto a Kuala Lumpur (Malesia), a novembre in India.

Bellissimo, eh? Sì, ma noi volevamo stare insieme più di sei settimane all’anno… E quindi nel 2011 ho salutato tutti e sono ripartita.

Abbiamo trovato una casa, abbiamo preso Vicky, la gatta colorata, poi Kira, quella bianca. Poi ci siamo sposati. E abbiamo dovuto riprendere la patente perché la nostra non era valida. Poi è arrivata Bella, la nostra cagnolona. Nel frattempo io ho fatto un sacco di lavori tra cui la sales qualcosa in una ditta che vendeva pannelli solari (non è finita benissimo… hanno arrestato tutto il consiglio di amministrazione…) e ho imparato a usare photoshop quel tanto che mi bastava per poter disegnare cataloghi e siti internet.

Poi ci ha raggiunti un nostro amico, anche lui stanco della vita in Italia. E così abbiamo aperto una gelateria.

Ho fatto corsi di cake design e di pasticceria e mi sono divertita un sacco. E poi ho iniziato a farne qualcuno, giusto per esportare cultura.

Vite all’estero: fare tiramisù con un sacco di bambini? Fatto!

Ho perfezionato il mio inglese, ho imparato un po’ di cinese (sì, ok, soprattutto parolacce!).

Ho conosciuto gente proveniente da tutto il mondo. Le nostre cene cominciavano sempre come le barzellette. Avete presente “Ci sono un italiano, un francese e un cinese…” Ecco, le nostre serate erano così, con i nostri amici cinesi, francesi, tunisini, americani… Eravamo (e lo siamo ancora oggi per molti versi) il supporto gli uni degli altri, eravamo la famiglia lontano da casa. Culture diverse, esperienze diverse, religioni diverse, lingue madri diverse accomunate dall’affetto e dal fatto di sentirsi un po’ come ostaggi in una terra straniera così tanto diversa dalle nostre.

Vite all’estero: culture diverse si incontrano… e insieme fanno gli scemi!

Poi siamo tornati a casa. A dicembre 2017 abbiamo reimpacchettato tutto, animali inclusi, e siamo tornati a Cassolnovo. Io non potevo più stare così lontana perché c’era bisogno di me qui. E sono stata felicissima anche di questa scelta. Non me ne sono pentita nemmeno per un secondo e rifarei tutto, se potessi tornare indietro.

Anzi, se potessi tornare indietro, sarei meno spaventata…

All’estero, se si ha la giusta predisposizione d’animo, non si sta male. Ci si adatta a tutto.
Ci si abitua ai petardi sparati per spaventare i fantasmi nel cuore della notte.
Ci si abitua a picchiare la faccia contro il muro d’aglio in ascensore alle 7 del mattino, ci si abitua alla vicina pianista che non ha ancora capito che quello è un sol, porca miseria.
Ci si abitua alla gente che ti ferma per strada per farsi una foto con te perché sei in apparenza così diversa.
Ci si abitua perfino ad arrangiarsi quando si sta così male da dover correre in pronto soccorso (ma dentro piangi perché daresti tutto per avere vicini i tuoi genitori).
Non ci si abitua, invece, all’idea di tornare e non trovare più qualcuno che amavi… Ma quando succede, sei talmente abituato ad adattarti che ti abitui anche al dolore della mancanza.

Stare nella mia casa lontana da casa mi ha insegnato a contare strettamente sul mio nucleo familiare e quindi immaginate la gioia di tornare a casa ritrovando genitori, fratelli e sorelle e tutto il clan pronto ad aiutarti e a essere a cinque minuti di auto e non a 30 ore di viaggio, tra macchine e aerei…

La mia vita all’estero è stata una bella vita. Mi ha tolto tanto, ma mi ha anche dato tanto allo stesso tempo.

Ho imparato a fare la valigia. Sono davvero brava, potrei farlo come lavoro. Ho portato in valigia (imbarcata, ovviamente) un uovo di Pasqua ed è arrivato intero. Questo va sul curriculum!

Ho imparato che per stare bene ci si deve perdonare perché non puoi scappare da te stesso.

Ho imparato che, con la pazienza, le culture si amalgamano… anche quando hai a che fare con persone che mettono l’ananas sulla pizza.

Ho imparato che non è tutto bello, non è mai come te lo aspettavi, ma non importa.

Ho imparato che non è facile vivere su un fuso orario diverso perché passi gran parte del tempo ad aspettare un orario decente per telefonare.

Ho imparato a dire “ti voglio bene” e “mi manchi”.

Ho imparato che, anche se non so ancora di preciso quale sarà il mio vero posto nel mondo, io sono io e mi vado bene così. Ho imparato a essere felice.

Ho scoperto chi sono. E cavolo, sono stata proprio fortunata!

Come vi ho detto in apertura, non è stato facile scrivere questa tappa. Preferisco i pipponi sugli argomenti più disparati che non parlare di me… Però anche questa esperienza durata oltre 8 anni ha contribuito a fare di me “quella che fa i pipponi nelle recensioni”… E spero che questa tappa sulle vite all’estero vi sia piaciuta.
Voi avete avuto esperienze all’estero? Vi piacerebbe? Non vi piacerebbe? Avete domande sulla mia vita cinese? Chiedete, scrivete, fatemi sapere! Vi aspetto!

 

Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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