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Come delfini tra pescecani – Francois Morlupi

Come delfini tra pescecani Book Cover Come delfini tra pescecani
I cinque di Monteverde #3
François Morlupi
Giallo
Salani
2021
Digitale - Cartaceo
416
Fornito dalla Casa Editrice

È un ottimo poliziotto, il commissario Ansaldi, anche se da tempo immemore soffre di ipocondria e di attacchi d'ansia che rendono complicate anche le attività più semplici, nella vita come nel lavoro. Per fortuna il quartiere al quale è stato assegnato, Monteverde, è un'oasi di pace nel caos della capitale: un posto tranquillo, dove non succede mai niente. Forse è per questo che sotto il suo comando sono stati destinati altri quattro soggetti "particolari", come ad esempio Eugénie Loy, il suo braccio destro, che soffre di un disturbo antisociale della personalità che la rende apparentemente insensibile, una "portatrice sana di disperazione" come la definiscono i colleghi, che però riconoscono in lei ottime doti investigative. Sono così, i Cinque di Monteverde: uomini e donne alle prese con le loro debolezze, ma capaci, insieme, di trasformarle in forza. Un venerdì pomeriggio, un ultraottantenne vedovo e solitario viene trovato senza vita nel proprio appartamento, con un cappio al collo. Si direbbe un caso facile, il classico suicidio. Ma qualcosa non quadra ad Ansaldi e ai suoi, e quel piccolo dubbio si trasforma, nel volgere di pochi giorni, in un'indagine che turberà non solo la quiete di Monteverde ma anche le stanze della politica. Demolendo con sarcasmo graffiante lo stereotipo del poliziotto supereroe, Morlupi ha saputo dare un volto credibile a chi per mestiere affronta il crimine, alternando intuizioni fulminee a epiche figuracce.

Oggi parliamo di Come delfini tra pescecani. Un’indagine per i Cinque di Monteverde, un libro di Francois Morlupi pubblicato da Salani.

Ho conosciuto Francois Morlupi come autore qualche tempo fa, con Formule Mortali. Non ho letto il libro (e adesso dovrò per forza recuperare questa grave mancanza!) ma partecipai a un incontro con lui su un gruppo Facebook, durante il quale fu tempestato di domande. Fu molto cortese e affabile e raccontò anche aneddoti interessanti, oltre a essere molto ironico e simpatico. Per questo motivo, non mi sono fatta sfuggire l’occasione nel momento in cui mi hanno proposto di leggere il suo ultimo romanzo. 

Come delfini tra pescecani è un giallo in cui il commissario Ansaldi, insieme al vice ispettore Eugenie Loy, gli agenti scelti Di Chiara e Leoncini e l’ultima arrivata agente Alerami, dovrà indagare su una serie di morti, apparentemente suicidi. I cinque, nelle loro ricerche, si troveranno a indagare tra le acque torbide del mondo del calcio, che l’autore dipinge egregiamente, ma a tinte fosche, dando voce al pensiero che ho sempre avuto.

Il calcio, soprattutto a livello giovanile, è diventato un oceano di pescecani. Girano troppi soldi e si è totalmente perso il senso della misura. Per colpa di tutti, genitori inclusi. […] Come possono i ragazzi crescere sani e con valori di lealtà e di sportività, se i primi a non rispettarli sono i loro stessi genitori, frustrati dalla vita e in cerca di riabilitazione? Credono di avere in mano il nuovo Messi, il nuovo Totti e lo riempiono di responsabilità, di ansie, puntando su loro tutto quello che hanno. Una partita di calcio si trasforma in una gara di riscatto, contro la società e la vita in generale.

Parole sante, caro Morlupi, e sai quanti ne ho conosciuti di genitori così, anche nella piccola realtà in cui vivo? Evito di addentrarmi nel discorso, sarebbe troppo lungo e andrei fuori tema. 

Torniamo perciò a Come delfini tra pescecani

La storia vola via leggera, mi sono trovata alla fine del romanzo e mi sono sentita subito orfana di questi personaggi. Per fortuna devo recuperare i precedenti, quindi mi terranno compagnia ancora per un bel po’!

Il commissario Ansaldi è l’antieroe per eccellenza. Non particolarmente giovane, con un fisico parecchio appesantito, e soprattutto ipocondriaco all’eccesso, per cui qualsiasi cosa può essere il campanello d’allarme per una malattia rara e mortale! Per fortuna ora ha Chagall, un cagnolino che gli riempie la vita e gliela rende più lieve. Ma è la bontà e la sensibilità fatta persona, empatico, dolcissimo, un padre più che un superiore per la sua squadra.

Il duo Leoncini e Di Chiara, detti i Ringo Boys, sono esilaranti. Amici per la pelle, mettono in scena siparietti continui di battutine e prese in giro l’uno verso l’altro che alleggeriscono tantissimo l’atmosfera del romanzo. 

L’altra coppia lavorativa è formata dalla nuova arrivata Alerami, che ammira la sua compagna di indagine Eugenie Loy, al punto da volerla quasi imitare. Ma Eugenie è una giovane donna particolarmente complicata, anaffettiva, incapace apparentemente di provare emozioni ed empatia. Fredda e distaccata, pian piano durante il corso della narrazione scopriamo tante cose che la riguardano che ci fanno porre mille domande. Infatti, è per questo che ritengo Eugenie il personaggio più interessante, quello che più mi ha intrigato e incuriosito e non vedo l’ora di leggere i precedenti romanzi e, perché no, i successivi quando ci saranno, per saperne di più su di lei.

Il romanzo è ambientato a Roma, che è contemporaneamente dipinta come la città meravigliosa nei suoi monumenti ma anche la città lasciata al degrado, al traffico e alla malavita, non appena ci si allontana dal centro. 

Morlupi non indora la pillola, la dipinge per quello che è, bellissima ma con mille problemi non di facile soluzione.

La lettura è facile, divertente, scorrevole, briosa, ma Morlupi riesce a mettere in evidenza anche le anime dei protagonisti, il loro io interiore, creando dei personaggi di notevole spessore. 

La narrazione, poi, si articola su due piani temporali, quello contemporaneo dell’indagine e quello ambientato negli anni 90, che però è presentato poco per volta, suscitando curiosità nel lettore e facendo intuire la soluzione del mistero. Ma questo non rovina la lettura del romanzo, perché la soluzione è data poco per volta, e questo rende la lettura ancora più gustosa e incuriosisce ancora di più, perché si ha sempre più voglia di andare avanti e capire.

Ma la narrazione è pervasa sempre da una nota amara, da un senso di ineluttabilità che trafigge il cuore, ma i protagonisti sono talmente eccezionali da far pensare che comunque il bene, ancora una volta, forse, ce la può fare a prevalere sul male.

Ma i cinque poliziotti del commissariato di Monteverde non hanno paura. Hanno capito che, alla fine, vince chi tutte le mattine nella sua umiltà si alza per affrontare la vita nonostante i molti problemi. E loro a quell’appello, alla prossima inchiesta, risponderanno con foga e coraggio: presenti. Malgrado tutto e tutti. Perché a volte, incredibile ma vero, i delfini possono uscire vittoriosi: anche da uno scontro con i pescecani

L’unica nota “stonata”, ma è davvero un’inezia talmente piccola che non mi impedisce di dargli voto pieno, è un dialogo tra Eugenie e un personaggio minore proveniente dal Senegal, in cui i due parlano in francese. Premesso che adoro il francese, ma non lo conosco e dunque non lo capisco, mi ha un pochino infastidito il fatto che non ci fosse la traduzione e quindi sono rimasta con la curiosità di sapere cosa si siano detti, anche se è facilmente intuibile. Ripeto, è un’inezia, una solo frase, perché il resto si comprende facilmente…ma ora devo ricorrere al traduttore di Google per togliermi la curiosità! 

A parte gli scherzi, si tratta davvero di un ottimo giallo, che consiglio di leggere a tutti gli appassionati del genere. Non lasciatevelo scappare, per me è stata una gran sorpresa e spero lo sia anche per voi!

Avete letto Come delfini tra pescecani? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

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