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I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa – Camilla Ronzullo, Zelda was a writer

Oggi partecipiamo al blog tour di I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa, un libro di Camilla Ronzullo, Zelda was a writer, pubblicato da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa

Il libro

I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa – Camilla Ronzullo, Zelda was a writer

I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa

“Preferirei di no” ripete Bartleby, il famoso scrivano di Melville, per tutto il corso del romanzo che lo vede protagonista. A differenza di lui, condizionata anche da tutti i sì delle generazioni di donne che l’hanno preceduta, l’autrice di queste pagine a dire di no fa una fatica tremenda. Come fai a dire di no a tuo padre che adori, ma vorrebbe fare di te la nuova stella del calcio anche se tu non ne vuoi sapere? O al nuovo incarico che arriva dal tuo datore di lavoro, anche se ti paga costantemente in ritardo? O, ancora peggio, alla vocina nella tua testa che ti sussurra ogni volta che non sei abbastanza?

All’alba dei suoi strepitosi quarant’anni, con molte letture alle spalle, Zelda was a Writer ha capito che dire sì a qualcosa o qualcuno che non desideriamo significa morire un po’. Che dire no, a volte, spalanca le porte e ti salva la vita. Bisogna solo avere il coraggio di farlo.

Attraverso aneddoti tratti dalla sua esperienza e da straordinarie pagine di autori letterari – da Cassola a Calvino, Joan Didion, Naomi Wolf -, Zelda riflette sui nostri tempi, sui sì e sui no che stanno dietro a fenomeni come il ghosting, il breadcrumbing o il quiet quitting, alle aspettative verso chi costruisce una propria immagine pubblica sui social, al rapporto femminile col corpo e con la bellezza e alla paura di invecchiare.

Con ironia e intelligenza, l’autrice ci accompagna nella vibrante cavalcata che l’ha condotta verso il traguardo dell’autolegittimazione. E come nelle migliori avventure, i suoi no risuonano tra le righe e il suo viaggio diventa magicamente quello di tutte e tutti noi.

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Dire no, ricevere un no. Quanto può essere frustrante ricevere un no, magari da qualcuno a cui tieni o magari su qualcosa a cui tieni, e vedere i tuoi sogni che vanno in frantumi? E invece quante volte abbiamo detto si, anche se volevamo dire di no? 

L’autrice in questo romanzo va a esplorare tutto il mondo di no che ci vengono rivolti o che sono stati da noi taciuti o al contrario detti, e come tali no abbiano cambiato il corso della nostra vita. 

L’autrice nel suo saggio analizza una serie di no in situazioni di varia natura, che prima o poi capitano a tutti. Quello che viene in mente subito è il diniego che noi tutti (ci scommetto) non riusciamo a pronunciare in ambito lavorativo.

Perché in fondo credevo che di fronte a un capo che ti chiede di svolgere mansioni per cui sei pagato fosse inammissibile rispondere di no.

Credo che tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo trovati di fronte a una richiesta di lavoro troppo pressante a cui però non siamo riusciti a rispondere di no.

Il poter dire di no in modo efficace e appropriato è estremamente importante per diversi motivi. Ci permette di stabilire dei confini oltre i quali non si può e non si deve andare. Mettere questi paletti permette di proteggere il proprio tempo, le proprie energie e le proprie risorse e aiuta a non stressarsi. Può dunque portare a un miglior rendimento sul lavoro stesso, ma anche, e soprattutto, a un appagamento personale e non a un sentirsi sfruttati e non abbastanza efficienti. 

Ma, oltre ai no lavorativi, che potrebbero sembrare essere quelli che più vanno a condizionare la nostra vita, se ci pensate bene la nostra giornata è costellata da rifiuti che vorremmo aver detto, che abbiamo detto o che diremo e che, d’altro canto riceviamo o riceveremo. 

Se i no è meglio dirli a voce alta, i sì possono essere tranquillamente omessi, tanto saranno sempre le azioni a parlare per loro.

In effetti, se ci pensate bene, è necessario dire dei no ben chiari per non essere mai fraintesi, ma i sì non è necessario che vengano evidenziati, sono le azioni che parlano per noi. 

Un no ingombrante a cui io non avevo mai pensato e su cui l’autrice mi ha fatto davvero riflettere è il no camuffato da difesa che si tende a dire alle persone a cui si tiene, possa essere un compagno, un figlio o un amico

Difendere spesso fa rima con rinchiudere. E non sto parlando di gabbie o di manette ai polsi. A volte puoi rinchiudere anche con un abbraccio, stringendo tanto forte da trasformarlo in una trappola d’amore.

Rifletteteci un attimo. Non so se avete figli, mariti, mogli compagni e compagne, o semplicemente amici cari da cui non vorreste separarvi. Ma questo meccanismo di “protezione” che porta a negare qualcosa per proteggere qualcuno l’abbiamo senz’altro subito e, purtroppo, non volendo, lo facciamo subire a chi ci sta accanto, Quanti “no” abbiamo ricevuto dai nostri genitori, io per prima, da ragazzi. Non uscire, non andare in discoteca, non andare in motorino, non andare in vacanza con gli amici. Io ne ho ricevuti tanti, erano i primi anni 80/90, e ho dovuto lottare per la mia indipendenza.

La paura che potessi farmi male, che potessi trovarmi in difficoltà, che dovessi affrontare dei problemi da sola, hanno portato i miei, del tutto involontariamente, a negarmi tante cose. Non recrimino nulla, sia chiaro, anzi ora li capisco, essendo io a mia volta genitore, ma da parte mia sto cercando di indirizzare il mio comportamento nei confronti dei miei figli in modo da lasciarli anche liberi di sbagliare, a volte forzando la mia natura di mamma chioccia, e non vi nascondo, morendo dentro di ansia e di paura. Ma è necessario perché crescano e vadano incontro al mondo e alla vita forti e sicuri di sé. 

Lo conosciamo bene quel territorio perché, prima o poi, tutti l’abbiamo attraversato, sia che fossimo noi coloro che intrappolavamo, sia che ci trovassimo nella difficile situazione di essere presi al laccio. Tutti abbiamo costruito o conosciuto le trappole d’amore, con un figlio o una madre, con un’amica o un grande amore.

L’autrice analizza tanti altri no, il più forte, il più devastante è il no alla vita. Quello che i suicidi dicono a loro stessi, ponendo fine alla loro esistenza.

È il no con cui la società si rifiuta di parlare di suicidio, nonostante sia una delle cause di morte più frequenti al mondo. Del suicidio parliamo troppo poco.

È un discorso troppo complesso e delicato per poterlo affrontare in poche righe. Sicuramente il modo in cui l’autrice lo ha proposto mi ha fatto davvero pensare. 

Quello che però è importante da tenere sempre presente nella vita è che:

Tutti i no che fino a quel momento non era riuscita a dire agli altri si erano trasformati in quelli che imponeva a se stessa. Erano tanti, stringevano i polsi e le caviglie con i loro saldi nodi da marinaio. Non c’era verso di scioglierli e in fondo non lo voleva neanche, perché le sembravano il prezzo da pagare per essere accettata.

Nel corso degli anni ho scoperto che i no che abbiamo detto agli altri sono tornati a funestare soprattutto i nostri pensieri, perché in genere loro li avevano metabolizzati poco dopo che li avevano pronunciati.

È sempre faticoso dire di no […] ma è quando diventa l’occasione per fare spazio a tanti si che si trasforma in un atto coraggioso, pieno d’amore, pieno di possibilità.

Concludendo, ricevere un “no” può essere un’opportunità per crescere, imparare da nuove prospettive, adattarsi alle sfide, rafforzare le relazioni, sviluppare la maturità emotiva e pensare a cosa è importante per noi. È un’opportunità di crescita personale che ci spinge a diventare più forti e consapevoli di noi stessi.

Ma anche dire no è essenziale per mantenere la salute, stabilire confini sani e prendere decisioni intelligenti. Imparare a dire di no correttamente può migliorare la tua vita e le relazioni che costruisci con gli altri.

E voi cosa ne pensate?

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.
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