Il club delle lettrici compulsive

Il quaderno delle parole perdute – Pip Williams

Il quaderno delle parole perdute Book Cover Il quaderno delle parole perdute
Pip Williams
Narrativa
Garzanti
2021
Digitale - Cartaceo
432
Fornito dalla Casa Editrice
Stefano Beretta

Oxford. Lo Scriptorium nel giardino segreto è il luogo preferito della piccola Esme. Lì, nascosta sotto un immenso tavolo di legno, ruba parole scritte su bianchi fogli. Parole che il padre lessicografo scarta mentre redige il primo dizionario universale. Più Esme cresce, più capisce che le definizioni che non compariranno nel lemmario ufficiale hanno qualcosa in comune: parlano delle donne, del loro modo di essere, delle loro esperienze. Parlano della sorellanza, dell’amore che non è solo possesso, dell’essere compagne in una lotta comune. Escluderle significa non dar loro una voce, guardare il mondo da un unico punto di vista, soffocare possibilità e speranze. Eppure c’è chi fa di tutto per farle scomparire per sempre. Anni dopo, Esme è determinata a fare in modo che questo non accada. Per tutta la vita ha collezionato quelle parole con l’intenzione di proteggerle, perché ha un sogno: scrivere un dizionario delle donne, che restituisca a ciò che è andato perduto il rispetto che merita. Per farlo deve combattere contro chi non la pensa come lei. Ma a darle coraggio ci sono tutte le donne che da secoli non aspettano altro che far parte della storia e non essere dimenticate. Un debutto che ha sconvolto gli editori internazionali alla Fiera di Francoforte. Venduto in oltre 20 paesi. In Australia è stato un successo senza paragoni con oltre 100.000 copie vendute e, da un anno, è in vetta alle classifiche. Ora si prepara a conquistare il resto del mondo. Un romanzo che, prendendo spunto dalla storia vera della nascita dell’Oxford English Dictionary, scrive un inno all’importanza delle parole e dei libri. Un inno al diritto delle donne di rivestire un ruolo centrale nella cultura e nella società. Una storia che unisce al fascino intramontabile dell’ambientazione accademica di Oxford e Cambridge un messaggio di potente attualità.

Oggi partecipiamo al review party di Il quaderno delle parole perdute, un libro scritto da Pip Williams, pubblicato in Italia da Garzanti. Prima di cominciare vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

Il quaderno delle parole perdute

Mai avrei pensato di trovare avvincente la storia della nascita di un dizionario, e invece… Pip Williams è riuscita a rendere magica questa storia, che a prima vista potrebbe sembrare noiosa, grazie suoi personaggi adorabili. Figura centrale del romanzo è Esme Nicoll, la figlia di un lessicografo che, insieme una squadra di accademici di Oxford capitanata da Sir James Augustus Henry Murray, sta mettendo insieme il più vasto dizionario della lingua inglese antica e moderna, destinato anche a diventare il dizionario più famoso del mondo: l’Oxford English Dictionary.

Pip Williams fonde realtà e fantasia tra le confortevoli pareti dello Scriptorium in cui vediamo crescere Esme insieme ai volumi del dizionario. All’inizio della storia, Esme è solo una bambina, poco abituata a stare tra i suoi coetanei. Il solo collegamento, vero e autentico, con il mondo reale fuori dallo Scriptorium è Lizzie, la domestica dei Murray, di qualche anno più grande di lei. Anche la zia Ditte l’ancora alla realtà, ma lo fa attraverso i suoi libri e attraverso le storie che riguardano i suoi genitori.

«Non dimenticarlo mai, Esme. Le parole sono il nostro strumento di resurrezione.»

Esme non ha mai conosciuto la madre, morta troppo giovane. Il padre è un accademico che si intende di parole ma, come se fosse il controsenso più grande della storia, non è in grado di trovare quelle giuste per spiegare a Esme la madre. O la vita.
Esme cresce sotto il tavolo di cernita in cui vengono selezionate le parole e le relative definizioni che finiranno nel Dizionario, raccogliendo quelle scartate come se fossero dei tesori.

«Niente conchiglie, niente pietre. Niente di carino», disse Lizzie un pomeriggio mentre lo aprivo. «Perché collezioni tutta questa carta, Essymay?»
«Non è la carta che colleziono, Lizzie; sono le parole.»
«Ma che cos’hanno di così importante queste parole?» domandò lei.
Non lo sapevo con esattezza. Era una sensazione più che un pensiero. Alcune parole erano come degli uccellini caduti dal nido. Con altre, mi sembrava di aver trovato un indizio: mi rendevo conto che era importante, ma non ero sicura del perché.

In un mondo di uomini, per Esme non è facile trovare spazio. Non lo è in generale per le donne e la Esme adolescente se ne renderà conto subito, per esempio quando verranno le mestruazioni per la prima volta. Alla Esme cresciuta non va molto meglio…

«Morbs, Mabel? Che cosa significa?»
«È una tristezza che va e viene.» Si interruppe per tirare il fiato. «Viene a me, viene a te, viene persino alla qui presente signorina Lizzie, anche se mica ce lo dice. Roba da donne, mi sa.»
«Probabilmente deriva da morbid, “morboso”», commentai tra me e me mentre cominciavo a compilare la scheda.
«Mi sa che deriva dal dolore», commentò Mabel. «Da quello che abbiamo perso, non abbiamo avuto e non avremo mai. Come ho detto, roba da donne. Dovrebbe andare nel tuo dizionario. È così comune che la capiscono tutte.»

Dimenticate.
Abbandonate.
Messe da parte perché non abbastanza importanti.

Nel Regno Unito a cavallo tra la fine del 1800 e i primi del ‘900, le cose per le donne non sono facili. Ma le donne sono resilienti, ed ecco che, tra magnifici personaggi di Pip Williams, fioriscono le Mabel, con cui la vita è stata particolarmente accanita, le Tilda, sempre sopra le righe e con il desiderio di appartenere a qualcosa di più grande, le Lizzie, con i loro crocifissi giudicanti. E ancora, le Sarah, con le loro valigie piene di speranze, le Megan con una storia da ricostruire e le Edith, con i cuori da guarire. Sono nomi, sono donne diverse che, a loro modo, lottano per quello in cui credono.

Il quaderno delle parole perdute racconta la storia di Esme, ma è anche, e soprattutto, una storia corale fatta di donne diverse, non tutte buone, non tutte gentili, non tutti amorevoli nei confronti di una bambina dalle dita strane, ma tutte con qualcosa da dire. È difficile rendere a parole la bellezza, la profondità e l’intensità di questo romanzo. Mi sembra di non aver ancora trovato la parola giusta che possa definirlo davvero perché “bello” è davvero riduttivo.

Il quaderno delle parole perdute è un libro dal profondo contenuto femminista nella sua accezione più pura, che si basa su parità e uguaglianza. Racconta di donne che cercano di trovare il proprio percorso in mezzo a una società maschilista e giudicante che le vorrebbe ancora relegate in cucina, a badare alla casa o a partorire dei figli, senza diritti, senza poter studiare, senza poter avere la soddisfazione di un lavoro che preveda studio e dedizione.

Pip Williams è una maga delle parole. Lo stile non è mai pesante e la lettura è scorrevole… dalla A alla Z (sì, ok, la smetto). Non è un libro facile, perché tocca tantissimi argomenti complessi e che tolgono il respiro. È un esordio davvero fortunato per un libro che tutti dovremmo leggere per capire, per imparare, per interiorizzare concetti e guardare poi il nostro mondo con occhi nuovi.

Avete letto Il quaderno delle parole perdute? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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