Il club delle lettrici compulsive

Intervista a Valentina Mears

Per l’intervista di oggi, abbiamo voluto fare due chiacchiere con un’autrice self dal talento indiscutibile: Valentina Mears, che ci racconta della sua Saga del fiore.

Per chi si fosse distratta… vi ricordiamo che la Saga del Fiore è una duologia composta da Il lamento del fiore e L’innocenza del fiore .

Ma passiamo alla nostra amica Valentina Mears, vediamo come ha risposto alle nostre domande:

Parlaci un po’ di te: chi è Valentina Mears, sia come persona che come autore.
Chi è Valentina Mears…bella domanda per una timidona come me.
Vediamo, Valentina Mears è una ragazza di ventisei anni che abita in un piccolo paesino del Piemonte (solo duemila persone, tanto per farvi un’idea). Come ho già detto sono un po’ timida -un bel po’ in realtà- quindi le prime volte che incontro qualcuno devo fare uno sforzo sovrumano per uscire dal mio guscio. Leale e…..ahimè, goffa. C’è qualcuno che riesce a cadere dai tacchi stando perfettamente immobili e senza alcun intervento esterno? Beh, quella sono io. Ancora non me lo spiego, un attimo ci sono, un attimo non mi vedete più! ahahahha.
Ho due passioni: la scrittura (maddai??) e creare video tributi per Youtube.
Per quanto riguarda la scrittura ho iniziato a scrivere storie in prima media dopo aver scoperto il sito EFP mentre per quanto riguarda la creazione di video credo di aver iniziato nel periodo delle elementari. Mi ricordo che i primi video erano tributi al cartone animato Sailor Moon usando Windows Movie Maker (shame on me!), ora mi diverto con le serie tv che seguo creando anche crossover tra le diverse serie.
Uhm, credo di aver detto più o meno tutto ^^

Come prendono vita le tue idee, su carta o su pc?
Uh! Allora, adesso mi prenderete per una pazza, lo so già.
Innanzitutto dipende se l’idea deriva da un sogno o se è tipo un’illuminazione data da sogni ad occhi aperti. Nel primo caso tendo a buttare tutti i dettagli che mi ricordo o che mi hanno colpito in un libretto che tendo a tenere sul comodino – rarissimi casi vede anche l’interno della mia borsa!
Il pc lo uso se sono già al computer -praticamente la maggior parte della mia giornata- e di solito uso PowerPoint per sviluppare i dettagli sia per quanto riguarda il cuore della storia, sia per la caratterizzazione dei vari personaggi creati.

Cosa vuol dire per te scrivere?
Liberazione. È la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo la domanda.
Quando una storia inizia a delinearsi nella mia mente è la fine. Quella particolare scena o i personaggi diventano un tassello fisso, tanto che arrivo anche a sognarmeli di notte come se fossi uno spettatore esterno alle loro vicende. Quindi sì, liberazione, ma in senso positivo.

È una piccola parte di me che provo a condividere con i lettori sperando di trasmettere sensazioni ed emozioni con le mie parole.

Veniamo al dunque, raccontaci del tuo ultimo romanzo, L’innocenza del fiore: Com’è nata l’idea?
Questo libro è il proseguimento del “Il lamento del Fiore”- primo della saga.
La storia è nata da un incubo che era riuscito a inquietarmi anche dopo il risveglio.
Mi sentivo così turbata e nello stesso tempo affascinata dall’idea dei Creatori da aver messo giù i particolari e le scene più salienti (seppur in modo grezzo) in un solo giorno.
Il vero problema è sempre stato il finale, fin dall’inizio sapevo che ci sarebbero state solo due strade: quella facile e quella difficile, bianco o nero.
L’Innocenza racconta proprio questi piccoli passi che ci portano proprio a quel bivio.

Eri già partita con l’idea di fare una duologia o è stata una scelta successiva?
È stata una decisione successiva dovuta alla necessità di dividere in modo netto il percorso della protagonista, Alexandra. Nel primo libro, Alexandra è una ragazza forte ma, se mi passate il termine, un’eroina un po’ anticonvenzionale. Con l’evoluzione della storia quindi ho sentito la necessità di dare uno stacco netto.
Alexandra è il personaggio che ho amato di più proprio perché ho cercato di creare un’eroina che va un po’ contro tutte le sue “colleghe” degli altri libri. Doveva essere il più umana possibile facendole così prendere delle decisioni che talvolta non sono moralmente giuste, ma che sono a conti fatti decisioni “umane”.
Spero di essere riuscita a trasmettere la sua fragilità in quanto essere umano.
Ora è meglio che mi fermo qui, ho paura di spoilerare qualcosa se mi dilungo troppo.

Sei rimasta sempre fedele all’idea iniziale, oppure durante la scrittura (o anche a romanzo ultimato), hai deciso di cambiare qualche dettaglio nella trama o qualche scena, qualche personaggio?
Non so dirti quante volte sono stata tentata di cambiare il finale. Scrivevo solo poche righe poi mi fermavo guardando la pagina di word che mi fissava a sua volta (il delirio ahahaha).
Purtroppo, lo dico perché il mio cuore anelava ad altro, sono rimasta fedele fino alla fine.
Il finale è solo la conseguenza più logica dopo tutto quello che Alexandra ha vissuto nel corso dei due libri. In questo caso mi sento come se fossi solo un semplice narratore senza possibilità di intervenire oggettivamente nelle decisioni della storia.

Posso dire che è stata una richiesta di Alexandra che a malincuore ho accettato di portare avanti.
Per quanto riguarda invece i cambiamenti in “corso d’opera” posso dire che il personaggio di Asael ha avuto un’evoluzione sfociata naturalmente durante la stesura.

Shh…non diciamolo a nessuno… a sangue freddo, vorresti cambiare qualcosa nella storia ( cosa che ovviamente non puoi più fare) o sei pienamente soddisfatta così com’è?

Devo ammettere di essere soddisfatta, per il finale in primis, anche se con il cuore in mano avrei potuto prendere una decisione diversa. Sono riuscita ad essere piuttosto distaccata nella stesura anche se verso la fine ho versato qualche lacrimuccia.

Qual è il personaggio al quale ti senti più legata?
All’inizio, nel primo libro, avrei detto Alexandra. Beh, non che avessi poi molta scelta data la quantità di personaggi presenti. Nel secondo è Asael ad aver preso, sorprendentemente, un posticino nel mio cuore, per questo ho consegnato nelle sue mani l’epilogo del secondo libro. Glielo dovevo. ^^

La frase del libro che senti più tua, o un passo che ti piace particolarmente?
«Non posso essere ciò che vuoi che io sia, ma sarò ciò di cui hai bisogno.»
La amo, ma forse sono di parte. 😉

Cosa ti aspetti dal prossimo futuro?
Nulla. La prendo più che altro come filosofia di vita tentando di vivere più nel presente che in un futuro. Questo per evitare di essere amareggiata o delusa, do il 100% nel presente, per il futuro quel che verrà, verrà.

Stai già lavorando ad altri progetti? Qualche indiscrezione?
Uh! Sì, a settembre uscirà “Between two points”, una storia romantica tra due personaggi alle prese con il primo anno di università. È una storia che avevo precedentemente pubblicato su EFP nell’anno 2010 e che ora ho voluto rivisitare per darle nuova vita. Sono particolarmente legata a quella storia perché ai tempi avevo inserito dettagli che in prima persona avevo vissuto o “scoperto” per quanto riguarda le confraternite maschili. Chi è di Pavia ne saprà di certo qualcosa.
A novembre invece è prevista l’uscita per il seguito di “Sotto i tuoi occhi – L’Alfiere”.
Qualche indiscrezione? Beh, a novembre farà molto caldo… 😉 a buon intenditor, poche parole.

Beh, ringraziamo Valentina per questa chiacchierata e le facciamo un grande in bocca al lupo per i prossimi progetti.

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