Il club delle lettrici compulsive

L’ultima mano di burraco – Serena Venditto

L'ultima mano di burraco Book Cover L'ultima mano di burraco
Mycroft, il gatto detective #4
Serena Venditto
Giallo
Mondadori
2019
Digitale - Cartaceo
225

Serena Venditto ci conduce, con penna ironica e brillante, nel cuore di una Napoli frizzante e colorata e dentro le vite ingarbugliate di un gruppo di amici fuori dagli schemi, riuscendo a fondere con grazia la freschezza di una commedia romantica e una trama gialla finemente orchestrata.

«Io dico che è un codice, Malù» disse il commissario De Iuliis con decisione.
Malù corrugò la fronte, gli occhi verdi persi nel verde del tavolo. E in quella misteriosa teoria di carte.
«Io dico che hai ragione, Teo»

Chiaia, centro di Napoli. Dopo una tranquilla cena in famiglia con la moglie e i figli, che si è conclusa con una partita a burraco, Temistocle Serra, distinto professore universitario di Teoria dei giochi e delle decisioni, muore. Omicidio, suicidio o morte naturale? Stabilirlo spetta alla polizia, ma c'è una cosa che le forze dell'ordine proprio non riescono a fare: interpretare una sequenza di carte da gioco che l'uomo ha lasciato sul tavolo prima di morire, in un ordine che non può essere certo casuale. Un messaggio in codice, forse, come nei romanzi di Agatha Christie e di Ellery Queen. E chi meglio di Malù, archeologa col vizio della letteratura gialla, può aiutare a risolvere l'enigma? E così il commissario De Iuliis la coinvolge nel caso in qualità di consulente investigativo («Proprio come Sherlock Holmes!» esulta lei). E Malù a sua volta trascina nell'indagine la sua famiglia d'elezione, gli amici con cui condivide il caotico appartamento di via Atri 36, a due passi da Spaccanapoli: Ariel, traduttrice di atroci romanzetti rosa nonché esperta giocatrice di burraco; Samuel, rappresentante di articoli per gelaterie di origini sardo-nigeriane; Kobe, talentuoso quanto sgrammaticato pianista giapponese; e ovviamente il gatto nero Mycroft con il suo fiuto infallibile. Cosa voleva indicare Temistocle Serra con quel codice: il nome del suo assassino? La localizzazione di un tesoro? Una misteriosa formula? E soprattutto: chi era davvero il professore, e quali segreti nascondeva? I quattro coinquilini proveranno a scoprirlo, e anche Mycroft avrà modo di miagolare la sua. Serena Venditto ci conduce, con penna ironica e brillante, nel cuore di una Napoli frizzante e colorata e dentro le vite ingarbugliate di un gruppo di amici fuori dagli schemi, riuscendo a fondere con grazia la freschezza di una commedia romantica e una trama gialla finemente orchestrata.

Oggi parliamo di L’ultima mano di burraco, un libro della serie Mycroft, il gatto detective, scritto da Serena Venditto e pubblicato da Mondadori.

La serie è così composta:

  • Aria di neve
  • Al Sassofono blu (non più disponibile)
  • C’è una casa nel bosco (non più disponibile)
  • L’ultima mano di burraco
  • Grand Hotel

Ho cominciato questa serie a partire dall’ultimo libro, lo scorso dicembre, e mi ero ripromessa di recuperarli tutti per avere una panoramica completa sugli inquilini dell’appartamento di via Atri. Finalmente ho avuto modo di leggerlo, quindi sono contenta per aver spuntato una voce tra le millemila rimaste nella categoria “da leggere”, e soddisfatta perché L’ultima mano di burraco è un libro carino da matti.

Intanto è un giallo classico e io amo follemente i gialli classici alla Agatha Christie. E poi c’è Mycroft…

«Tu hai mal di gola!»
«Meeeeeeow.»
«Domani andiamo dal dottor Petti, non voglio sentire storie.»
«Memememeoooooow» ululò disperato.
«Non ti lagnare così, lo sai che non devi dormire sotto il ventilatore. Ti darà l’antibiotico, e probabilmente ti misurerà pure la temperatura.»
«Maaaaow» piagnucolò lui, abbassando il capo depresso. Se avete una vaga idea di come si misuri la temperatura ai gatti capirete subito il motivo di tale afflizione.

La storia viene narrata in prima persona da Ariel, italo-anglo-americana che vive a Napoli e che lavora come traduttrice di libri di dubbio gusto.

Ariel abita in un chiassoso appartamento in via Atri e vi è approdata dopo la fallimentare relazione con Andrea, un poliziotto letteralmente fuggito nel cuore della notte, con il quale si ritrova però spesso a collaborare a causa di una tra i suoi coinquilini. 

Ariel, infatti, divide l’appartamento con Malù, archeologa molisana amante dei gialli, con Samuel, sardo di origini nigeriane che lavora come rappresentante di prodotti per gelaterie, e con Kobe, pianista giapponese che ha seri problemi di gelosia e di lingua. A completare il quadro multietnico c’è Mycroft, il gatto di Malù.

Questa volta, Malù viene chiamata dal commissario Timoteo De Iuliis perché si presenti in un appartamento nel quartiere Chiaia, dove è stato rinvenuto il cadavere del professor Temistocle Serra.

De Iuliis ha bisogno della consulenza dell’archeologa perché il morto ha lasciato un messaggio in codice e solo la brillante mente della ragazza può trovare il bandolo della matassa.

Il fatto che Malù tenda a lasciarsi prendere la mano (e che, di conseguenza, si prenda delle libertà) è un dettaglio…

Quanto mi piacciono gli inquilini di via Atri! Mi piacerebbe davvero poter salire le scale, accomodarmi sul divano rosso, magari con Mycroft in braccio, e bere un caffè in compagnia di quelle menti brillanti… A patto di riuscire a superare il test della professoressa Papararo, ovviamente.

Serena Venditto è riuscita a creare una squadra di personaggi realistici, tridimensionali, con manie e abitudini, con pregi e difetti così ben spiegati e ben resi su carta da sembrare veri.
Riesce a catturare l’attenzione di chi legge alternando, nella narrazione, fatti e descrizioni utili a risolvere il caso a scene esilaranti che di solito hanno per protagonisti o Mycroft o Kobe.

Kobe non parla bene l’italiano e tende a sbagliarsi dando origine a spassosi qui pro quo. Se vi siete mai chiesti cosa possa legare degli anatroccoli a un negozio di articoli sportivi, dovreste proprio leggere L’ultima mano di burraco.

Il ritmo è in ogni caso sempre rapido, anche quando Ariel si prende del tempo per spiegare antefatti vari rivolgendosi direttamente a chi sta leggendo, rompendo la quarta parete, espediente che Serena Venditto usa benissimo, cosa non sempre così scontata.

Tra gli inquilini di via Atri non ho un preferito in assoluto. Certo, mi riferisco agli inquilini UMANI di via Atri, perché Mycroft ha un posto tutto suo nel mio cuore di lettrice. E se avete gatti, saprete che molte delle cose che Mycroft fa hanno un senso e sono soprattutto plausibili. Io ne ho due, se ci seguite su Instagram vi sarà anche capitato di vederle, e mi sono riconosciuta in un sacco di situazioni. Certo, le mie non mi hanno ancora permesso di risolvere un mistero, ma non metto loro dei limiti. Noi però siamo solo in due a somministrare pastiglie…

Non vi voglio parlare del giallo perché lo spoiler è sempre dietro l’angolo e non voglio anticiparvi nulla. Questa volta sono riuscita a capire la dinamica prima dei protagonisti, ma non mi ha tolto il gusto della scoperta, anzi!

Comunque, mentre leggevo, mia mamma, che ha cominciato a giocare a burraco quest’anno, era a un torneo e mi ha raccontato cose allucinanti. Chi lo avrebbe mai detto che questa versione della canasta fosse così pericolosa!

Battute sceme a parte, i libri di Serena Venditto mi piacciono. Mi rilassano, mi rasserenano e mi fanno venire voglia di andare a Napoli. Eh sì, perché le descrizioni che l’autrice fa della città sono meravigliose (sì, ok, anche le descrizioni del cibo) e fanno venire voglia di partire subito.

Ora voglio solo capire se i due che non sono più disponibili torneranno in commercio, così da recuperare anche quelli, e non mi resta che aspettare il prossimo libro.

Avete letto L’ultima mano di burraco? Vi aspetto per commentarlo!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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