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Sulle orme di un padre – Danielle Steel

Sulle orme di un padre Book Cover Sulle orme di un padre
Danielle Steel
narrativa
Sperling & Kupfer
21 Gennaio 2020
Digitale - Cartaceo
373

Aprile 1945. Jakob ed Emmanuelle, poco più che ventenni, sono già due sopravvissuti, salvati dalle truppe statunitensi dal terribile destino che li attendeva nel campo di Buchenwald. È in America, la terra delle opportunità, che i due giovani decidono di ricominciare insieme una nuova vita, in un fatiscente monolocale nel Lower East Side di New York, dove accettano i lavori più umili, estenuanti e malpagati, sorretti unicamente dal loro talento, dalla fede e dall'amore che li lega. Molti anni dopo, Jakob è diventato un uomo di successo e può garantire al figlio Max gli studi a Harvard, insieme ai rampolli delle più ricche famiglie americane. Diversamente dai genitori, però, il ragazzo ambisce a una fortuna più grande e si lascia abbagliare da quel mondo patinato, abbandonandosi al lusso più sfrenato. Ben presto, tuttavia, quello specchio dorato inizia a mostrare le prime crepe, riservandogli fallimenti e delusioni. Solo allora Max imparerà ad apprezzare l'esempio del padre, che aveva inseguito il sogno americano senza mai sacrificare l'integrità morale e gli affetti famigliari. Dall'Europa ridotta in ceneri alla sfavillante New York, la storia toccante e avvincente di chi, sopravvissuto all'Olocausto, ha avuto il coraggio di ricominciare a vivere, lasciando un esempio indelebile alle generazioni a venire.

Oggi parliamo di Sulle orme di un padre, l’ultimo romanzo di Danielle Steel, pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer. Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del libro e Mara di Romance e altri rimedi per aver organizzato l’evento. Vi lascio il banner, in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che hanno partecipato all’evento e farvi così un’idea precisa del libro.

sulle orme di un padre

La Steel è un’autrice best seller americana, la conosciamo tutti, chi non ha mai letto un suo romanzo alzi la mano!

Questa volta ci porta alla fine della Seconda guerra mondiale, in uno dei momenti più bassi della storia dell’umanità.

Jacob ed Emanuelle sono superstiti del campo di concentramento di Buchenwald.
Sono giovani, entrambi poco più che ventenni, si sono conosciuti all’interno del campo e hanno cercato di donarsi speranza a vicenda, tanto da riuscire a resistere fino all’arrivo delle forze di liberazione, l’11 Aprile 1945.

Entrambi ormai soli al mondo, consolazione l’uno dell’altra, decidono di sposarsi e di proseguire insieme verso gli Stati Uniti, dove arrivano come rifugiati, ancora debilitati dalla prigionia, tramite un’organizzazione internazionale che fornisce loro, attraverso la carità di una coppia di cittadini americani, il viaggio, un alloggio e un lavoro.

Il momento in cui scorgono per la prima volta la statua della libertà è incredibilmente emozionante.

Sfruttati e sottopagati, i due resistono alle condizioni avverse, Jacob viene impiegato come addetto alle pulizie, nonostante la sua istruzione superiore, mentre Emanuelle, che ha esperienza di sartoria, fa la cucitrice.

Anche se il lavoro è duro, le condizioni di salute dei due migliorano e, come un regalo inaspettato, si accorgono di aspettare un bambino.

Jacob riesce a ottenere un lavoro presso un mercante di diamanti e, lentamente, comincia a migliorare la situazione economica della sua famiglia, ma non il suo stile di vita.

I tre vivono in un appartamento modesto, in una zona popolare, conducono una vita ritirata e senza fronzoli, Emanuelle, che ha potuto lasciare il lavoro per crescere Max, cuce da sé i propri vestiti e quelli del figlio, e vive nella costante paura di una nuova guerra e di un nuovo Olocausto.

Il boom economico del dopoguerra investe in pieno la famiglia di Jacob ed Emanuelle, tanto da permettere loro di mandare il giovane Max a studiare ad Harvard, da dove uscirà determinato a non dover mai più vivere la povertà di cui ha fatto esperienza durante la sua infanzia.

Saranno gli anni della maturità, le delusioni e le batoste, a dare a Max gli strumenti per comprendere a fondo l’esempio di suo padre, la sua capacità di farsi strada nel mondo degli affari senza mai compromettere la propria integrità né il benessere della propria famiglia.

Sulle orme di un padre è un romanzo che narra una storia toccante e intensa, una storia con tutte le carte in regola per essere il best seller che sicuramente sarà, ma ammetto di esserne rimasta un po’ delusa.

Ho letto molti romanzi dell’autrice, soprattutto in passato, e li ho sempre amati moltissimo, ma questo ha qualcosa di frettoloso nel suo svolgimento, ci sono molte vicende narrate in maniera didascalica, senza nemmeno un dialogo, come se fosse la nuda cronaca di una vita qualsiasi. Molti anni passano in poche frasi, per molte pagine, e questo a volte ci rende difficile restare dentro la vicenda. In più c’è un piccolo errore storico: durante la liberazione di Buchenwald sono evidenziati i tatuaggi dei detenuti con il numero di matricola sul braccio sinistro, ma questa pratica, al contrario di quello che è comune pensare, era in uso soltanto nel campo di concentramento di Auschwitz.

Al di là di questo, la vicenda in generale mi è piaciuta molto, l’ho trovata una storia toccante e delicata, che forse avrebbe meritato qualche tocco di colore in più, ma mi ha profondamente commossa in molti passaggi.

Sulle orme di un padre è una bella saga familiare che mette in luce come i traumi della guerra abbiano caratterizzato l’economia e la psicologia di un’intera generazione e di quella immediatamente successiva, divisa tra il terrore di un ricorso storico e la voglia di rimuovere gli eventi a cui aveva assistito.

E voi, avete letto Sulle orme di un padre? Fateci sapere cosa ne pensate!

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NdA: il libro mi è stato fornito dalla casa editrice perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

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