Il club delle lettrici compulsive

L’uomo di latta – Sarah Winman

L'uomo di latta Book Cover L'uomo di latta
Sarah Winman
Narrativa contemporanea
Mondadori
2021
Digitale - Cartaceo
165

Comincia tutto con un dipinto vinto a una riffa: quindici girasoli, appesi a una parete da una donna che crede nel fatto che gli uomini e i ragazzi siano capaci di cose bellissime.

E poi ci sono due dodicenni, Ellis e Michael, che diventano amici inseparabili. Per un bel pezzo sono solo loro due. Gironzolano in bicicletta per le strade di Oxford, imparano a nuotare, scoprono poesie e schivano i ceffoni di padri tirannici.

E poi i ragazzi diventano uomini e intanto questa amicizia diventa qualcosa di più.

Quando nelle loro vite fa il suo ingresso Annie, cambia tutto e non cambia nulla.

Sarah Winman, l'autrice di un bestseller internazionale come Quando Dio era un coniglio, ci regala un libro intenso e indimenticabile che celebra quegli attimi quasi impercettibili che danno un senso e una direzione alla vita di ciascuno di noi.

L'uomo di latta più che un romanzo è una fiaba incantata e struggente, fatta di ricordi. Una sorta di lunga emozionante lettera d'amore che ci parla dell'amicizia, della bellezza e del dolore: che ci parla, insomma, della vita.

Oggi partecipiamo al review party di L’uomo di latta, un libro di Sarah Winman pubblicato da Mondadori. Prima di cominciare vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa di questo libro.

L'uomo di latta

Ormai credo che mi conosciate bene. Non è una novità, dunque, se vi dico che vengo attirata, come una formica con il miele, da copertine particolari e trame accattivanti. 

L’uomo di latta non ha fatto eccezione, e quando ho visto questa copertina così particolare, gialla e azzurra con la sagoma di un uomo in bicicletta, che mi trasmetteva pace e serenità, non ho potuto esimermi dal leggerlo. 

E anche stavolta ci ho visto giusto!

Il tutto inizia, nel 1950, a una riffa grazie a cui Dora vince una riproduzione de I girasoli di Van Gogh. Questo quadro sarà il leitmotiv del romanzo. 

C’è, poi,  un rapido salto temporale e ci ritroviamo nel 1996, e conosciamo Ellis, figlio di Dora.

L’incipit del capitolo riguardante il 1996 racconta che:

In camera da letto, appoggiata ai libri, c’è una fotografia a colori di tre persone, una donna e due uomini. Sono stretti l’uno all’altro, abbracciati, e il mondo dietro di loro è sfocato, e il mondo su entrambi i lati è tagliato.

I tre della foto sono i protagonisti del romanzo, Ellis, Annie e Michael. Il romanzo è un continuo flashback, durante i quali conosceremo i tre personaggi. Nella prima parte del romanzo viene raccontata la storia di Ellis, la sua solitudine e la sua tristezza, ma anche i ricordi di un tempo felice. Nella seconda parte la parola viene lasciata a Michael, che racconta in prima persona, sempre con una serie di flashback, tutto il suo vissuto da quando, ragazzino, conosce Ellis, fino alla conclusione del romanzo.

All’inizio, questa lettura, mi aveva un po’ sconcertata. Lo stile non è così tanto nelle mie corde, l’ho trovato un po’ lento. L’autrice ha un modo di narrare particolare, quasi monotono, senza che ci siano momenti nevralgici ad attirare l’attenzione. Il tutto mi sembrava un po’ piatto. non riuscivo a capire dove l’autrice volesse portare il lettore o cosa intendesse comunicare, ma piano piano il romanzo mi ha catturato e, senza nemmeno rendermene conto, mi sono immersa nella sua lettura.   E ne sono riemersa, purtroppo dopo poco trattandosi di un romanzo molto breve, profondamente commossa.

Il romanzo parla dell’amore, quello tra madre e figlio, quello tra moglie e marito, ma anche l’amore tra amici, e l’amore omosessuale, e lo fa con una delicatezza, con una poesia che colpisce e commuove. 

E poi tratta della perdita della persona cara, il vuoto che questa perdita lascia nel cuore delle persone, il senso di ineluttabilità, di solitudine, di un buco al posto del cuore. Ho intuito dunque anche il perché del titolo del romanzo, un riferimento all’uomo di latta del mago di Oz che non aveva un cuore ma che tanto lo desiderava, così come il protagonista non ha più un cuore perché il suo cuore è svanito con tutte le cose che più gli erano care.

Infine l’autrice ci accompagna con molta delicatezza, in punta di piedi, tra i malati di AIDS in un periodo, gli anni ‘90, in cui ancora poco si sapeva di questa malattia.

E sullo sfondo delle vicende dei protagonisti, c’è sempre il quadro di Van Gogh, che dà un attimo di pace e serenità, nel momento in cui gli occhi si poggiano su di esso e la mente vaga. 

L’ambientazione si sposta tra Londra e la Provenza e quest’ultima viene dipinta come un luogo da sogno, piena di luce e di fiori di lavanda, che riempie gli occhi e il cuore di serenità.

Insomma si tratta di un romanzo davvero pieno, nonostante la sua brevità. I temi trattati sono tanti e importanti, le parole sono dolci e raffinate, tutte al loro posto a completare un puzzle dai toni del giallo del sole e dell’azzurro del mare. 

Credo che sia un libro da leggere, un romanzo che rompe gli schemi, quasi una fiaba moderna dove i tabù vengono superati e le vicende vengono narrate con eleganza e raffinatezza . Quando ho finito di leggerlo ero commossa, provata, ma anche quasi in pace con me stessa. 

Mi ha lasciato tanto, questo racconto, e non tarderò a leggere altro di questa autrice, sperando che riesca a eguagliare la dolcezza di L’uomo di latta.

Avete letto L’uomo di latta? Cosa pensate di questa serie? Vi aspetto per parlarne!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

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