Il club delle lettrici compulsive

Il grido della rosa – Alice Basso

Il grido della rosa Book Cover Il grido della rosa
Anita Bo #2
Alice Basso
Giallo - Romanzo storico
Garzanti
2021
Digitale - Cartaceo
304

Lavora per una rivista di gialli. Per amici ha i detective dei libri. Grazie a loro trova la verità.

Torino, 1935. Mancano poche settimane all'uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione: ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei. Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista. A lei, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà. Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell'Impero. E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio, per tutti si tratta solo di un incidente: se l'è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro.

Oggi parliamo di Il grido della rosa, il secondo volume della serie Anita Bo, scritto da Alice Basso e pubblicato da Garzanti.

La serie, al momento, è così composta:

Ogni caso è autoconclusivo e quindi ogni libro può essere letto in modo indipendente dagli altri. Tuttavia, le storie personali dei personaggi fanno da fil rouge, quindi vi consiglio di leggere i libri nel giusto ordine, così da non perdere nessuna sfumatura della storia.

Se non avete letto Il morso della vipera, procedete con cautela perché ci saranno dei riferimenti. Nessuno spoiler invece su Il grido della rosa.

Ritroviamo Anita qualche giorno dopo la fine degli eventi che l’hanno vista protagonista in Il morso della vipera. La situazione con Sebastiano è strana perché in sospeso tra di loro ci sono molte cose non dette. Anita ripensa in continuazione alle emozioni che ha provato non solo per il bacio che si sono scambiati sotto la sua finestra, ma a tutto ciò che ha provato quando, finalmente, si è sentita presa in considerazione come cervello pensante e non solo come “bella figurante”.

Eh sì, per Anita la bellezza inizia a diventare un peso perché, se da una parte le permette di avere dei vantaggi, dall’altra sembra che si debba fermare tutto a quello.

In questa nuova avventura, al centro della vicenda c’è la morte decisamente sospetta di Gioia, una ragazza che Candida conosce perché ospite della Casa della Madre e del Fanciullo di cui è patronessa. A portare all’attenzione di Anita l’intera storia è un’amica di Gioia, Diana, che la giovane incontra proprio a casa di Candida.

Ma se sei tu quello che si raccomanda sempre di non irritare la censur…»
«Abbiamo autrici donne? Sì? No? Neanche una donna in America che scriva gialli? Non dico la Christie…»
«…che comunque non è americ…»
«…che quella già la conoscono tutti e la pubblica pure il cane pulcioso ogni tanto; qualcuna nuova, qualcuna dei nostri, di quelli tosti che fanno pulp?» Sebastiano fa ancora per aprire la bocca, ma Monné è inarrestabile: «E se non abbiamo delle autrici, perlomeno qualche personaggio femminile? Uno straccio di protagonista donna, niente? Possibile? Possibile possibile? Sebastiano, cercale. Fatti consigliare dal nostro agente, il tuo amico, come si chiama, Julian. Stanale». Sebastiano alza gli occhi al cielo. Monné sta già riprendendo la porta. «Sul pezzo, Sebastiano, bisogna essere sul pezzo! Adesso la novità è che piacciono le donne, ma dimmi tu. Chi l’avrebbe mai detto. E comunque, bisogna adeguarsi, cavalcare l’onda, guardare avanti.» Se ne va. Anita e Sebastiano gli vedono la schiena, mentre attraversa il corridoio e imbocca la porta del proprio studio, lasciandosi dietro una scia di borbottii. «Le donne, piacciono, adesso! Non è pazzesco?»

È, se vogliamo, una storia tutta al femminile, dove i personaggi maschili sono praticamente relegati al ruolo di personaggi secondari… e non sempre fanno una gran figura, diciamolo pure. Eh. Perché il grande tema che viene toccato in Il grido della rosa è la condizione femminile. Candida, che è già un personaggio sui generis per il periodo in cui è ambientato il libro, si occupa di aiutare le ragazze madri che hanno trovato ospitalità alla Casa della Madre e del Fanciullo, organizzazione fondata per aiutare le madri in difficoltà (nubili, vedove o con grossi problemi economici). Ma non è tutto oro quel che luccica. Ricordate sempre che siamo nel 1935, in piena epoca fascista, e che nessuno fa niente per niente. E infatti emerge fin da subito il fatto che, alla gente, delle madri in difficoltà non interessi poi molto. Il vero interesse è nei confronti dei bambini, i futuri piccoli Balilla e soldati della Patria.

«Tutti uguali, questi bravi cittadini, come i patroni all’ONMI», brontola Candida. «Non sono proprio capaci di fare una buona azione per te senza farne anche un’altra che ti umili.» Scuote la testa. «Ma verrà il giorno in cui una donna potrà mettersi il rossetto e fumare per strada e soprattutto aiutare un’altra donna senza sentirsi dare della prostituta.»

Lo stigma sociale di aver procreato al di fuori della sacra unione matrimoniale è sempre presente. Lo diventa ancora di più se la madre è una prostituta. Equi si apre un mondo (per cui vi raccomando di leggere anche la postfazione a cura dell’autrice stessa) perché si entra nel perverso mondo delle case chiuse. E non pensate che io stia dicendo perverso per il lavoro che fanno le ragazze. Lo dico più che altro per tutto ciò che vi ruota attorno. Perché non è vero che le ragazze fanno una bella vita, nutrite, vestite (beh…) e con un tetto sulla testa… Le ragazze sono sfruttate, picchiate, ricattate, svendute. Questo se sono giovani. Se sono anziane, vengono gettate via, perché non sono più di alcuna utilità. Certo, in quanto sistemate nelle “case chiuse”, nessuno vede, nessuno ammette di sapere e va bene così.

Lo spaccato che Alice Basso ci mostra di questa realtà è svilente e pieno di dolore. Chi parla di case chiuse (vi siete mai chiestə perché si chiamano così? Basso lo spiega nel libro) con un tono quasi di rimpianto raramente era una delle donne che vi lavoravano. A questo proposito, Basso cita le lettere che negli anni ’50 sono arrivate alla senatrice Merlin, quindi ho fatto un po’ di ricerca. Ho letto solo quelle che potete trovare in questo articolo pubblicato su Left, ma ho intenzione di acquistare Cara senatrice Merlin. Lettere dalle case chiuse, curato da Mirta Da Pra Pocchiesa, nonostante faccia malissimo e siano difficilissime da digerire perché imparare dalla Storia è l’unico modo per non ricadere negli stessi errori, per uscire dalla visione stereotipata che possiamo avere. Direi che lo dobbiamo a queste donne che tanto hanno subito e patito.

E ora veniamo alle note dolenti, nonostante, complessivamente, Il grido della rosa mi sia piaciuto di più del libro precedente. Anita lavora da un paio di mesi nella redazione di Saturnalia, ma ha un cambiamento che, secondo me, è troppo repentino. Apprezzo però che non sia più un inno all’ignoranza, sfoggiata in modo ripetuto (e ridondante) nel primo libro, ma, anzi, che la ragazza stia imparando cose nuove e stia ampliando il proprio vocabolario.

Trovo Anita ancora un po’ troppo evanescente, se mi si passa il termine, ma forse acquisterà profondità nel corso dell’evolversi della sua storia. Già mi sembra migliorata, in ogni caso, quindi sono curiosa di leggere il prossimo libro per vedere cosa accadrà e come verranno gestiti i personaggi. Mi auguro di leggere molti (moooolti) meno Polenta fritta vari ed eventuali perché, ok caratterizzare i personaggi, ma che pesantezza! di fatto, mi è sembrato di intravedere un barlume di consapevolezza in Anita, via via che fa esperienze nuove che le fanno capire che non per tutte è “facile” come per lei. Vedremo. Per ora non mi sento ancora di promuoverla a pieni voti.

A salvare capra e cavoli, oltre al periodo storico in cui avvengono le vicende narrate, sono le altre donne del libro. Mariele è una forza della natura. Le scene che la vedono protagonista mi piacciono sempre nonostante sia un po’ una macchietta perché incarnano alla perfezione la mentalità dell’epoca. Il confronto con Cleofe mi ha stesa!

Adoro Clara e Candida. Le adoro alla follia.

Non posso dire altro. Vi lascio con una domanda: avete qualcuno con il quale potreste seppellire un cadavere? (Idealmente, eh! Non vuole essere un incoraggiamento di nessun genere! Meglio specificare!)

Vi lascio i link alle recensioni degli altri libri di Alice Basso:

Oltre ai libri sono state pubblicate due novelle, solo in digitale:

Nel 2017 ho anche avuto l’occasione di intervistarla. Per leggere l’intervista, cliccate qui.

Avete letto Il grido della rosa? Vi aspetto per commentarlo!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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