Il club delle lettrici compulsive

Il morso della vipera – Alice Basso

Il morso della vipera
Anita Bo #1
Alice Basso
Giallo - Romanzo storico
Garzanti
2020
Digitale - Cartaceo
320

Dopo aver creato Vani Sarca, Alice Basso torna con una nuova protagonista: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.

«Alice Basso seduce e cattura grazie a originalità e freschezza» - Silvana Mazzocchi, la Repubblica

"Ogni mattina Anita si accomoda alla Olivetti e digita digita digita. Le storie che deve trascrivere sono belle. Anita coi personaggi entra subito in confidenza. Tempo due racconti e le sembra di conoscerli da una vita. In ogni storia il protagonista di turno si ritrova in un agguato, in una sparatoria, in una rissa. E Anita ormai lo sa che il personaggio ne uscirà intero, o perlomeno con buone prospettive di ripresa, perché sono racconti seriali, giusto? Mica lo fai crepare, il protagonista che deve tornare ancora e ancora, ci arriverebbe anche un cretino; eppure a ogni lama di coltello che balugina nel buio di un vicolo, a ogni sguardo nero dell’occhio cavo della canna di una pistola, a ogni sagoma minacciosa che si staglia contro la porta di una bisca, Anita trasale e digita più in fretta per vedere come andrà a finire".

Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l'altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo, quando un'anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi.

Oggi parliamo di Il morso della vipera, un libro scritto da Alice Basso pubblicato da Garzanti.

Sì, lo so, sono arrivata con due anni di ritardo su questa nuova serie di Alice Basso ma, avendo amato alla follia i libri incentrati su Vani Sarca, ho fatto davvero fatica a staccarmi e a ricominciare da capo con una nuova protagonista. È una cosa sciocca, ne sono consapevole, ma mi affeziono ai personaggi delle serie che leggo e il resto è storia.

L’importante è esserci arrivata, no? Meglio tardi che mai…

Quindi, dicevo, Il morso della vipera. Torino, 1935. Anita Bo ha 20 anni e aiuta nella tabaccheria di famiglia. In realtà lo fa mal volentieri, non ama in particolare modo l’idea di lavorare a stretto contatto con la madre, una donna dura ed esigente che la controlla a vista. Anita sa che sta per arrivare il fatidico momento della proposta di matrimonio da parte della sua cotta ma, inaspettatamente, quando il bel Corrado Leone (che non è parente di quelli delle caramelle) manifesta la sua intenzione di impalmarla, lei decide che vuole dedicare sei mesi di tempo per lavorare davvero. È in questo modo che Anita approda alle edizioni Monné e inizia a lavorare come dattilografa per la rivista Saturnalia.

Quello che non sa è che ben presto si ritroverà ad avere a che fare con un caso di omicidio…

Il morso della vipera ci regala uno spaccato dell’Italia fascista del 1935. Il Duce è al potere e i fascisti sono ovunque. Le leggi razziali non sono ancora state promulgate (arriveranno nel 1938, come è ben tristemente noto), ma l’idea di Patria gloriosa è già presente, tanto che, durante l’evolversi della storia, assistiamo anche alla creazione del Sabato Fascista, giusto per fare un esempio.

Già, perché la novità è fresca fresca del giorno prima. Decreto legge: il sabato diventa proprietà dello stato. Si smette di lavorare alle tredici e si passa il resto della giornata a partecipare o ad assistere a manifestazioni sportive o culturali – meglio se sportive; meglio ancora se con un che di marziale.
«Cinquantadue pomeriggi l’anno di vendite perse», è stato il commento seccato di Mariele.
«Cinquantadue pomeriggi l’anno di saggi scolastici», è stato il commento orripilato di Ottavio.

Alice Basso, come sempre molto accurata nelle descrizioni, inserisce elementi che connotano la società fascista in cui si iniziano a intravedere i prodromi del disastro crudele che verrà all’interno della storia personale della giovane Anita e mostra come sia stato quasi normale accettare ogni imposizione, anche quelle più agghiaccianti e terribili… un po’ per paura, un po’ per voglia di normalità, un po’ per mancanza di consapevolezza.

[…] se non dici una cosa a qualcuno, quel qualcuno non potrà mai essere costretto a confessarla.

Attraverso le esperienze che Anita fa grazie al contatto con la nuova realtà lavorativa, assistiamo anche noi al suo cambiamento. Anita è bellissima e lo sa, quindi non si fa scrupoli a usare la sua bellezza per ottenere dei vantaggi; ovviamente sfrutta le sue doti senza fare nulla di esplicito, siamo pur sempre nel 1935 e la moralità di una donna viene giudicata da tutti, come se fosse un affare di Stato. Però Anita dimostra di essere molto più di un bel faccino. Ha un’intelligenza che lei stessa non ha mai utilizzato fino in fondo, fondamentalmente perché non ne ha mai avuto la necessità, nonostante qualcuno l’abbia intravista… mi riferisco a Candida, la sua vecchia insegnante di dattilografia (ma non solo, però non vi dico altro).

È un personaggio secondario importantissimo perché è la voce fuori dal coro che guida Anita e Clara, la compagna di banco che ha scelto per Anita ai tempi della scuola, verso il pensiero critico e razionale, verso discorsi proibiti e pericolosi.

Perché tutti, pensa Anita disgustata (ma ben attenta a non darlo a vedere), tutti, pure l’ultimo dei mocciosi a cui mammina deve avere insegnato l’altroieri a fare il nodo ai lacci degli stivali e ad abbottonarsi dritta la camicia nera, si sentono in diritto in nome del decoro nazionale di fare la predica a due ragazze un po’ troppo esuberanti per strada.

I cenni storici sono inseriti alla perfezione, a partire dal comportamento delle camicie nere fino ad arrivare all’assurdità di non usare parole straniere. Sui libri proibiti stendiamo un velo pietoso. Vi lascio un link per approfondire.

Quando strillate su Internet che “Mimimimi, perché non usiamo l’italiano mimimimi” ricordatevi che ci aveva già pensato qualcuno prima e non era una bella persona.

Questo libro ha un unico neo che proprio non mi va giù e mi riferisco ai commenti del narratore esterno. Vi faccio un esempio:

Che a lei, Anita, sia appena cresciuto un corno da narvalo in mezzo alla faccia e che Bonatti abbia quell’espressione lì perché non sa come dirglielo ma non riesce a non fissarlo?
Non che Anita sappia cos’è un narvalo.

Il morso della vipera è pieno di commenti del genere e mi disturbano un po’ perché trovo che sia un’ironia esagerata. Forzata, ecco. Un modo in più per sottolineare l’ignoranza di Anita, forse, ma secondo me risulta invadente e ridondante perché viene già detto più volte che Anita non si è mai interessata più di tanto agli studi, alla cultura in generale, fosse anche solo leggere un giornale. È un fatto che viene ampiamente dimostrato durante la narrazione, non c’è bisogno di ripeterlo ogni tre per due.

Per il resto, ho ritrovato lo stile di Alice Basso che mi aveva tanto colpita nei suoi primi lavori, anche se al momento, Anita non è all’altezza di Vani Sarca. Vediamo come evolverà il personaggio che, in ogni caso, promette bene. Mi piacciono moltissimo le varie dinamiche e sono curiosa di scoprire cosa accadrà nel futuro di Anita. Clara, Corrado, Sebastiano… E non posso dire di più, quindi filo a leggere Il grido della rosa. A fine maggio uscirà Una stella senza luce e voglio essere pronta!

Leggete anche la postfazione perché ci sono alcune spiegazioni che Alice Basso aggiunge alla storia e sono semplicemente favolose!

Vi lascio i link alle recensioni degli altri libri di Alice Basso:

Oltre ai libri sono state pubblicate due novelle, solo in digitale:

Nel 2017 ho anche avuto l’occasione di intervistarla. Per leggere l’intervista, cliccate qui.

Avete letto Il morso della vipera? Vi aspetto per commentarlo!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

2 Risposte a “Il morso della vipera – Alice Basso”

    1. Eh… Mi spiace perché deve essere come per gli attori che restano “incastrati” in un personaggio per tutta la carriera, ma Vani è oggettivamente difficile da superare.
      Vedremo! Per ora sono a metà del secondo e a fine mese uscirà il terzo.

       

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