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Il veleno in letteratura – Il mistero della stanza blu – Riku Onda

Il veleno in letteratura è la tappa che ho scelto per partecipare al blog tour di Il mistero della stanza blu, un libro di Riku Onda pubblicato in Italia da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

il veleno in letteratura

 

Il libro:

Il mistero della stanza blu – Riku Onda

Il mistero della stanza blu

È una notte calda e afosa degli anni Sessanta, quando nella città giapponese di K viene compiuto un misterioso ed efferato omicidio: durante una festa di compleanno a casa del dottor Aosawa, un eminente medico proprietario di un’importante clinica, diciassette persone muoiono avvelenate. L’unica sopravvissuta della famiglia è la figlia Hisako, mentre sul tavolo della cucina viene ritrovata una lettera con un verso criptico, probabilmente lasciata dall’assassino. Hisako, che ha perso la vista dopo un incidente, è tra i pochi testimoni della strage ma non ricorda quasi nulla: nel suo interrogatorio confuso parla soltanto di una stanza blu, piccola e semibuia, e di fiori bianchi. Pochi mesi dopo, il fattorino che ha consegnato le bevande alla festa viene trovato morto, apparentemente suicida, con un biglietto in cui si dichiara colpevole dell’omicidio. Le indagini si chiudono frettolosamente, ma in molti sono convinti che altre persone siano in realtà coinvolte nel delitto. Attraverso le voci di chi è stato testimone dell’omicidio, Il mistero della stanza blu ricompone come un mosaico l’intera vicenda, ricostruendo magistralmente le pieghe e le ombre di quella giornata terribile. Un giallo raffinato, una critica profonda alle contraddizioni e alle ipocrisie della società giapponese, una riflessione lucida e spietata sulla natura del male e gli abissi insondabili della memoria.

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Se si pensa al classico omicidio in letteratura la mente vaga subito al veleno o all’arma bianca, idea rafforzata ancor di più se si scopre che l’omicida è una donna. Non so perché, ma le donne o uccidono avvelenando o colpendoti con uno di quei coltelli da stivale, carini e graziosi quanto taglienti e letali. La donna che uccide lo fa in modo garbato e con un certo stile? Sicuramente cerca di non lasciare tracce (mi auguro anche l’uomo!) e queste due alternative sono le migliori. La numero uno però, quella che chiunque userebbe per non “sporcarsi le mani”, è il veleno.

Silenzioso, in alcuni casi senza tracce superficiali, letale al punto giusto e reperibile con una certa facilità. Cosa c’è di meglio di una bella dose di veleno per far sparire un nemico?

Sono numerosissimi gli esempi che mi si accalcano alla mente se penso a un giallo dove il veleno è uno dei protagonisti. Uno su tutti, un classico senza tempo, è Il nome della rosa di Umberto Eco dove la lotta al potere all’interno dell’Abbazia piemontese viene combattuta a colpi di pagine di manoscritti intrise di una potente sostanza tossica, che solo il fuoco di un terribile incendio placherà.

Il nome della rosa, un giallo senza tempo!

“Il bene di un libro sta nell’essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto.”

[Umberto Eco, Il nome della rosa – 2018]

 

Se vogliamo avvicinarci ai “nostri giorni” come stile di indagine e casistica degli omicidi, come non citare due scrittrici maestre del giallo quali Agatha Christie e M.C. Beaton. La prima non è di certo alle prime armi in fatto di veleni: dal sonnifero de I sette quadranti, all’immancabile stricnina in Poirot a Styles Court o all’arsenico in Sipario. La Christie fa dei vari veleni la sua vera e propria risorsa e li usa mischiandoli al cibo, alle bevande, mettendo in atto avvelenamenti progressivi o, in alcuni romanzi di Poirot, passando attraverso ad inoculazioni di virus letali. C’è da dire che gioca un ruolo importante la formazione da infermiera della scrittrice, che arricchirà ogni suo romanzo con le conoscenze annesse negli anni della Prima Guerra Mondiale dove era responsabile del reparto medicinali e dove ha scoperto sia le sostanze comuni come l’arsenico a quelle più stravaganti come la belladonna, il tallio o l’abuso di morfina. Tutti questi composti troveranno ampio spazio nella vita e nella morte dei suoi personaggi!

Poirot a Styles Court

“Può capitare a chiunque di avere per amico un assassino.”

[Agatha Christie, Poirot a Styles Court pag. 128 – Trad. Diana Fonticoli – 2020]

 

Anche la collega M.C. Beaton, attraverso le avventure della carissima Agatha Raisin, ci fa conoscere alcuni veleni e li inserisce nelle sue trame fin dalla prima indagine della sua detective alle primissime armi. In Agatha Raisin e la quiche letale facciamo il nostro primo incontro con l’ex donna in carriera con la Beaton che usa la sua penna per “avvelenare” una torta salata, creando il caos nei Costwolds e dando il via alle avventure di un personaggio esilarante e tagliente.

Teniamo presente, però, che il veleno non se lo sono sicuramente inventato gli scrittori che sapientemente lo utilizzano nei loro romanzi. Già nell’antica Roma infatti, la donna delinquente prediligeva la premeditazione del delitto e, di conseguenza, l’utilizzo di un metodo subdolo e lento come avvelenare il cibo del suo nemico senza doverci incappare di persona. La scelta di questo tipo di arma viene anche in aiuto dal punto di vista fisico, ciò che non si ha a livello di forza bruta o fisicità lo si compensa in arguzia e intelligenza, nonché dimostrando una gran dose di pazienza e tempo dedicato nell’attuazione del piano.

La storia ci insegna che sono numerose le donne avvelenatrici, una su tutte Lucrezia Borgia, spietata cospiratrice e femme fatale con ben tre matrimoni lampo. Il veleno dei Borgia è la cantarella, con cui sono diventati famosi tra le schiere dei loro nemici che si affievolivano grazie a banchetti indetti per “selezionare” chi sarebbe sopravvissuto o meno.

L’uomo e la donna sono esseri imprevedibili, lo diventano ancor di più se nascono dalla penna di brillanti scrittori che non vedono l’ora di trasformarli in spietati assassini! Non vorrei esser nei panni di un detective alle prese con un serial killer appassionato di veleni, anche se ammetto quanto sia interessante leggerne le avventure su carta quando mi ci imbatto nei romanzi.

Se annoveriamo nella categoria anche i vari virus letali “famosi” ai giorni nostri e ci aggiungiamo un pizzico di modificazione genetica qua e là associata alla motivazione molto green di “ridurre la popolazione mondiale” o simili, abbiamo un infinito numero di nuovi veleni pronti all’azione!

Leggerete Il mistero della stanza blu?

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Bibliografia:

 

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