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Le ricamatrici della regina – Jennifer Robson

Le ricamatrici della regina Book Cover Le ricamatrici della regina
Jennifer Robson
Narrativa - Romanzo storico
Harper Collins
2019
Digitale - Cartaceo
414
Roberta Zuppet

Due donne e la loro arte.
Il matrimonio reale che ha cambiato la Storia.
Un abito che è diventato leggenda.

Mentre osserva affascinata i deliziosi ricami che la nonna le ha lasciato in eredità, Heather Mackenzie nota che sono identici a quelli dello straordinario abito che la Regina Elisabetta ha indossato al suo matrimonio, quasi settant'anni prima. Le sono arrivati in una vecchia scatola insieme a una fotografia di nonna Ann con Miriam Dassin, celebre artista sopravvissuta all'Olocausto. Che legame c'è tra le due donne? Da dove arrivano quei preziosi ricami? Quella che a poco a poco emerge dalle pieghe del tempo è la storia di due giovani ricamatrici che lavorano presso la nota casa di moda Hartnell a Mayfair: Ann, ragazza inglese della classe operaia, e Miriam, immigrata francese sfuggita ai Nazisti. E proprio a loro, prima coinquiline, poi amiche, viene offerta un'opportunità eccezionale: realizzare lo squisito, complicatissimo ricamo che ornerà l'abito nuziale della futura Regina. Lo stesso ricamo che, dopo aver attraversato il tempo e l'oceano, condurrà Heather incontro al proprio destino.

Oggi parliamo di Le ricamatrici della regina, un libro di Jennifer Robson pubblicato da HarperCollins.

Erano mesi che questo libro giaceva sul mio Kindle perché l’avevo preso lo scorso anno su Amazon Prime Reading. Finalmente ho avuto modo di leggerlo e wow! Non mi capitava da un sacco di tempo di tirare le 2 del mattino leggendo!

In seguito aveva scoperto che Miss Duley l’aveva scelta perché non sapeva niente, perciò non aveva niente da disimparare. Da Hartnell le cose si facevano in un certo modo, cioè al più alto livello immaginabile, e qualunque cosa fosse inferiore alla perfezione era inammissibile.

Le ricamatrici della regina inizia nel 1947. Il primo personaggio che incontriamo è Ann mentre rientra a casa dal lavoro. Lavora a Londra come ricamatrice nel laboratorio di Norman Hartnell ed è su di giri perché ha ricevuto in regalo un vasetto di erica bianca proveniente dalla Scozia. L’autrice del regalo? La regina in persona.

L’altra protagonista del romanzo arriva dalla Francia. Miriam si è trasferita nel Regno Unito per cercare di dimenticare gli orrori vissuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Finirà per lavorare con Ann e diventerà sua amica e confidente.

La trama ufficiale secondo me svela un po’ troppo e me ne sono accorta proprio ora, scrivendo la recensione. Io ho scelto il libro per la copertina accattivante e per il titolo, praticamente a scatola chiusa. Tutta la parte di Heather, quindi, è stata per me una grandissima sorpresa che mi ha fatta innamorare di questa storia ancora di più.

Al centro della vicenda c’è l’abito da sposa della allora principessa Elisabetta. L’abito è un capo iconico, tutti l’abbiamo visto almeno una volta sui giornali, in tv. È comparso perfino in The Crown (se non avete ancora visto la serie e, come me, amate la famiglia reale, guardatela!), quindi leggere la sua storia, seppur romanzata, mi ha emozionata.

Eh sì, perché in Le ricamatrici della regina realtà e finzione si intrecciano in modo indissolubile e si fa fatica a capire dove finisca una e dove cominci l’altra.

Alcuni personaggi sono esistiti davvero, tolti ovviamente i membri della Royal Family. Qualche esempio?

Hartnell è un personaggio realmente esistito, così come il suo laboratorio e il suo negozio, i quali si trovavano davvero al numero 10 di Bruton Street a Mayfair, il celebre quartiere di Londra.

Hartnell si era fatto un nome realizzando gli abiti per le stelle del cinema e ha così avuto l’opportunità di preparare gli abiti per il viaggio della famiglia reale in Sudafrica. Durante quel viaggio, la principessa ha tenuto il suo primo discorso ufficiale alla radio, in occasione del suo ventunesimo compleanno, famoso per queste parole:

“My whole life, whether it be long or short, shall be devoted to your service.”
“Dichiaro innanzi a tutti voi che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo”

Se volete sentirlo per intero, cliccate qui.
Scusate, ma quando si entra in questo argomento tendo a partire per la tangente! Ritorniamo al libro? Meglio? A fine articolo vi metto qualche foto e qualche curiosità.

La vicenda si dipana tra presente e passato e ben presto verranno alla luce tanti segreti che cambieranno la vita non solo alla giovane Heather.

È interessantissima e mai pesante tutta la parte che riguarda il lavoro svolto da Ann e Miriam nel laboratorio di Hartnell. Al termine del libro, l’autrice racconta come ha fatto a scriverlo e parla delle fonti che ha consultato… tra queste, c’è anche Betty Foster, che ha davvero lavorato all’abito. La sua intervista è stupenda e svela quanto c’è di vero nel racconto fatto da Jennifer Robson.

La storia tocca argomenti complessi in modo delicatissimo, senza essere pesante o morbosa. Ann e Miriam sono due facce della stessa moneta, due donne che hanno dovuto per forza di cose attingere alle loro risorse più profonde per riuscire a sopravvivere in un mondo duro e ingiusto. Lo spaccato della società nell’immediato dopoguerra, con i razionamenti e le tessere annonarie, lascia l’amaro in bocca. Quanto hanno dovuto sopportare pur di rimanere libere, queste persone straordinarie? Quanto dolore hanno patito?

«Che forma avrebbero i tuoi sogni se si avverassero?»
«Non saprei. Forse una casa tutta mia, da cui il comune non possa sfrattarmi. E un grande giardino con spazio per tutti i fiori che voglio.» Era un sogno ragionevole, che Ann pregava di riuscire a realizzare. Chiedere qualcosa di più sarebbe stato sconsiderato.
«Una famiglia?» suggerì Miriam.
«Può darsi. Se mai arriverà l’uomo giusto. Nel frattempo, però, ho il mio lavoro, amiche fantastiche come te e un letto comodo in cui dormire la notte.»
«E il romanticismo? L’amore?»
«Quelli sono per le belle principesse nei palazzi. Non per me. Quelle storie non parlano mai di donne come me.»

La vicenda gira intorno al primo momento di gioia per il Regno Unito, il primo di festa e vera speranza per il futuro dopo la fine dell’orrore. I Windsor erano tenuti di gran conto perché Giorgio VI e la regina consorte non sono scappati durante il Blitz che viene spesso menzionato dai personaggi, ma sono rimasti a Londra, sotto le bombe come il resto della popolazione (sì, rischio di partire per la tangete di nuovo…), quindi l’idea del matrimonio della principessa erede al trono era finalmente un avvenimento atteso con ansia. Immaginate cosa possono aver provato le persone che si sono ritrovate a lavorare materialmente sull’abito. Ecco, Jennifer Robson rende perfettamente l’idea e mescola con sapienza le vite private delle protagoniste con la realtà storica.

La scrittura di Jennifer Robson è scorrevole e piacevole. Se cercate una lettura emozionante, questo è un romanzo storico che potrebbe fare per voi!

E adesso, qualche foto dell’abito…

Le ricamatrici della regina
©Royal Collection Trust
I dettagli dello strascico. ©Royal Collection Trust

 

Vi lascio anche il link per vedere i gioielli e le scarpe che la allora principessa Elisabetta ha indossato il giorno delle nozze. Trovate tutto qui.

Anche l’abito che la regina ha indossato il giorno dell’incoronazione nel 1953 è stato realizzato da Hartnell. Lo potete guardare qui.

Curiosità: il libro è in commercio in due versioni cartacee con copertine diverse. La copertina rigida è quella che vedete in evidenza fatta con una foto originale, scattata da Bert Hardy, in cui sono immortalati Elisabetta con il padre e le damigelle. La copertina dell’edizione tascabile è questa:

le ricamatrici della regina

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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