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Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel – Luigi Garlando

Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel Book Cover Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel
Luigi Garlando
scienza per ragazzi
HarperCollins Italia
7 marzo 2019
cartaceo, digitale
254

Il piccolo Luigi è nato in Calabria, terzo figlio di una famiglia di poverissimi pescatori. La pancia spesso vuota, ma il cuore pieno di amore per i fratelli e i genitori, Gigino ha sempre saputo di essere il terzo dito della mano, quello più lungo, che deve sostenere tutti gli altri. Per questo a soli sedici anni lascia l'Italia per lavorare. Non è un'esistenza facile quella dell'emigrato, ma un giorno Gigino incontra una donna che riconosce in lui grandi potenzialità, una donna che cambierà la sua vita per sempre e che farà di lui il suo assistente di laboratorio. Quella piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa è Rita Levi Montalcini, una grandissima scienziata che nel 1986, dopo una luminosa carriera universitaria e di ricerca tra gli Stati Uniti e l'Italia, ha vinto il Nobel per la Medicina. La sua è stata una vita straordinaria, e Gigino la racconta dal punto di vista privilegiato di chi l'ha potuta seguire dà vicino, lavorando al fianco della studiosa e accompagnandola attraverso le incredibili scoperte che hanno rivoluzionato il mondo della ricerca scientifica. Ispirandosi a una storia vera, Luigi Garlando dà vita a un romanzo sull'impegno e la forza di volontà che, con la sua delicatezza e poesia, riesce a toccare il cuore di ciascuno di noi.

Oggi ho il piacere di parlarvi di Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel, un romanzo scritto da Luigi Garlando sulla vita di Rita Levi Montalcini.

Da sempre, da ragazzina liceale, da quando insomma ho iniziato a studiare la biologia in maniera un po’ più approfondita, ho eletto a mito la figura di una grande donna e scienziata, Rita Levi Montalcini. L’ho ammirata per la sua determinazione, per la sua genialità, per il suo apparire fragile ma essere invece forte e caparbia. Proprio grazie a lei, alla mia ammirazione nei suoi confronti, al mio sogno di poter fare ricerca come lei, è nata la mia decisione di studiare e laurearmi in Scienze Biologiche, scelta di cui non mi sono mai assolutamente pentita, e tutt’oggi, dopo ben 35 anni quasi da quella scelta, sono ben contenta di lavorare in un campo che è un’eterna sfida, ma allo stesso tempo un gioco e un divertimento, la ricerca (in un campo diverso da quello della Professoressa Montalcini). 

Quando quindi mi è capitata l’occasione di leggere un romanzo con la Professoressa protagonista, scritto inoltre da uno dei miei autori preferiti, Luigi Garlando, mi ci sono tuffata a capofitto.

Il narratore di Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel, interno alla storia, è Luigi Aloe, di umili origini, calabrese. L’uomo racconta come, da muratore, prima nel suo paese, poi emigrato in Germania, diventa un ricercatore pubblicando tantissimi articoli scientifici, lavorando fianco a fianco con Rita Levi Montalcini, di cui diventa non solo il braccio destro, ma anche amico e quasi “figlio”.

Luigi nasce in Calabria, ad Amantea, terzo di sei figli; è il figlio di mezzo, e perciò verrà sempre considerato quello che dovrà farsi carico di tutto e sostenere la famiglia e i fratelli. 

«Tu sei il terzo. Lo vedi? Il terzo dito, il medio, il più lungo» . Era il testamento che mi riguardava. Voleva dire che dovevo fare di tutto per sostenere la famiglia e per consentire alle altre dita di appoggiarsi a me.

Comincia, ancora bambino, a lavorare, prima presso un sarto, Salvatore, che gli insegnerà a usare le mani, e poi come muratore. Ancora ragazzino, a soli sedici anni emigra in Germania, e qui conoscerà Armando Rigobello, il suo angelo custode.

Io sono convinto che a ognuno di noi ne spetti uno sulla Terra. Almeno uno. Il mio si chiamava Armando Rigobello.

Da questa conoscenza, il destino di Luigi cambia completamente. Grazie a lui, Luigi conoscerà Rita Levi Montalcini, che lo assumerà come suo stabularista, ma che poi riconoscendo in lui grande curiosità e determinazione, lo accompagnerà verso la ricerca facendolo diventare egli stesso un ricercatore di fama mondiale.

Grazie alle parole di Luigi Aloe, in Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel ripercorriamo la vita della grande scienziata, dal momento della scoperta dell’NGF, il fattore di crescita nervoso, che le è valso il premio Nobel, fino alla sua morte. 

Quello che ci viene mostrato è il ritratto di un grande personaggio, integerrimo, distinto, dedito alla ricerca, che è sacrificio e lavoro duro.
Nel ripercorre la sua vita, ci imbattiamo nelle segregazioni razziale, essendo lei di origine ebrea, nel condizionamento di genere, essendo lei una donna, per cui ai suoi tempi studiare e laurearsi non era per le donne. 

Le razze non esistono, Luigi. Esistono solo i razzisti.

 Ma non dimentichiamo le difficoltà, economiche e non solo, che ha dovuto affrontare nella sua vita di ricercatrice. La sua ricerca sull’NGF è durata una vita intera. 

La scienza avanza a piccoli passi e spesso torna indietro. […] Lo abbiamo catturato, ma una fantasma può passare attraverso le sbarre e tornare a nascondersi nella foresta.

Durante il racconto, incontriamo tanti personaggi illustri, da Martin Luther King a Renato  Dulbecco (di cui uso costantemente una soluzione salina che porta il suo nome) e tanti altri scienziati che mi hanno accompagnato durante la mia vita di biologa.

Quello che viene esaltato da Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel, scritto magistralmente da Luigi Garlando, che ha una prosa meravigliosa, rendendo semplice anche concetti che semplici non sono, è che con la determinazione si può ottenere tutto, che volere è potere. 

Il destino ce lo costruiamo noi con le nostre mani, grazie all’impegno, alla forza di volontà, alle conoscenze, ai valori. Possiamo essere ciò che vogliamo.

E con questa frase di Rita Levi Montalcini, termino il mio pensiero su questa lettura stupenda, che mi ha commosso e mi ha fatto ricordare e rafforzare il motivo per cui tanti anni fa scelsi questa strada di studio e di lavoro. 

Grazie Professoressa per avermi dato quei “valori che hanno guidato la sua splendida vita e per il luminoso esempio che ci ha lasciato”, sperando di essere solo una briciola della sua immensità.  

Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.

Avete letto o leggerete Mosche, cavallette, scarafaggi e premio Nobel? Fatemi sapere cosa ne pensate!

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