Biografia
Oscar Vault
2023
Digitale - Cartaceo
384
Acquisto personale
Matteo Curtoni, Maura Parolini
Jennette McCurdy ha solo tredici anni quando diventa una celebrità della tv grazie alla serie "iCarly". Dietro il suo sorriso smagliante si nasconde però l'inferno degli abusi fisici e psicologici a cui sua madre la sottopone fin da quando è bambina. Ossessionata dall'idea di fare della figlia una star, Debbie ha assunto il controllo maniacale di ogni aspetto della sua vita. E Jennette, pur di vedere la madre felice e di conquistare il suo amore, è disposta a rinunciare all'infanzia normale che vorrebbe così tanto. Giorno dopo giorno, per anni, Debbie cerca di distruggere Jennette per ricostruirla a suo piacimento. Solo quando il cancro obbliga Debbie a stare in ospedale e lontano da lei, Jennette scopre fino a che punto è riuscita a devastarla. Preda di disturbi alimentari, dell'alcol e di una grave depressione, è costretta ad affrontare il suo passato e il mostro che l'ha resa ciò che non avrebbe mai voluto essere. Scritto con disarmante sincerità e umorismo nero, "Sono contenta che mia mamma è morta" è il racconto di quello che succede quando chi ci dovrebbe amare più di tutti abusa della nostra innocenza. Ma soprattutto è una storia che parla di resilienza e conquista della libertà. E della felicità di farti lo shampoo da sola.
Oggi parliamo di Sono contenta che mia mamma è morta, un libro di Jennette McCurdy pubblicato in Italia da Oscar Vault.
Sono in una fase strana in cui la narrativa in generale mi annoia, quindi mi sono buttata sulle biografie… anche quando sono pesanti e terribili come Sono contenta che mia mamma è morta.
Intendiamoci, il libro è scritto bene, eh. È proprio la storia di Jennette a essere terribile.
Facciamo come ho fatto per The Woman in me? Recensione, per quanto si possa recensire una biografia: Sono contenta che mia mamma è morta è la biografia di una ex attrice bambina ed è pieno di trigger, quindi procedete con cautela e preservate la vostra salute, per favore. È una storia di rinascita, è una storia di guarigione e posso solo augurare ogni bene a Jennette McCurdy. Davvero.
TRIGGER WARNING: abuso di alcol e droghe, manipolazione, coercizione, abuso sessuale, ipersessualizzazione di bambinə, disturbi alimentari, depressione
E ora, inizio con le considerazioni a caso. Perché, sul serio, non sono in grado di recensire una storia del genere, soprattutto alla luce di quanto emerso su Nickelodeon, su Schneider e sul Creep Club…
Jennette è nata in una famiglia disfunzionale (ecco l’eufemismo dell’anno) in cui sono presenti una madre narcisista e manipolatrice, un padre succube, una nonna altrettanto manipolatrice e un nonno altrettanto succube.
La madre di Jennette rimpiange praticamente tutte le scelte che ha fatto nella sua vita: avrebbe voluto diventare un’attrice, avrebbe voluto un matrimonio diverso, avrebbe voluto figli diversi. Poi, si è ammalata di cancro e, nonostante sia guarita, ha usato la carta del cancro per spremere fino all’ultima goccia i suoi familiari, per dirla in parole povere.
Di fatto, il suo rimpianto verso la carriera artistica che non ha mai avuto ha condannato Jennette a una vita da attrice bambina in cui è stata ipersessualizzata, sfruttata, spinta in un abisso di frustrazione fatto di abuso di alcol e disturbi alimentari.
Ecco perché vi metto ben chiari i trigger di questo libro. Non è una lettura facile, anzi… perché è tutto vero e Jennette non edulcora niente di ciò che ha vissuto.
Jennette ama sua madre. La ama nonostante tutto. Nonostante questo:
Okay, ora shhhhh, zitti tutti. Guardiamo il video, grati per come sta la mamma oggi» dice.
Anche se a sentire lei lo facciamo per poter essere grati che ora stia bene, c’è qualcosa di sbagliato. […]
Comincia il video. La mamma che canta ninne nanne a noi bambini mentre sediamo attorno a lei sul divano. E così come il video resta sempre uguale ogni volta che viene riprodotto, restano sempre uguali i commenti della mamma. Ogni volta che lo riguardiamo, dice che era «un peso insostenibile per Marcus» che doveva uscire in corridoio per riprendersi prima di tornare dentro. Lo dice in modo che ci sia chiaro che questo è il più grande complimento possibile. Marcus sconvolto per la malattia terminale della mamma è la dimostrazione della persona incredibile che è. Poi dice che io ero proprio una “puzzoncella”, invece, ma lo dice in tono così velenoso che sembra quasi una parolaccia. Aggiunge che non riesce a credere che non volessi smetterla di cantare Jingle Bells a pieni polmoni anche se l’atmosfera era chiaramente molto triste. Non riesce a credere che non lo avessi capito. Come potevo essere tanto su di giri quando l’aria che si respirava era così pesante? Avevo due anni.
L’età non è una giustificazione. Mi sento tremendamente in colpa ogni volta che rivediamo quel video. Possibile che non avessi capito? Che stupida idiota. Possibile che non mi fossi resa conto di ciò di cui la mamma aveva bisogno? Aveva bisogno che tutti noi fossimo seri, che prendessimo la situazione nel modo più doloroso possibile, che fossimo devastati. Aveva bisogno che non fossimo niente senza di lei.
Aveva bisogno che non fossimo niente senza di lei. È la frase chiave. Debra McCurdy è una madre ipercontrollante e manipolatrice fino allo sfinimento e nessuno ha pensato fosse opportuno fermarla per tempo, nemmeno i suoi stessi genitori che vivevano in casa con lei e il suo nucleo familiare. Certo, poi si capisce il vero motivo (e non ve lo dico, ma vi aspetto per parlarne quando avrete letto il libro), ma i primi disturbi ossessivo-compulsivi di Jennette sono comparsi quando lei aveva meno di dieci anni e, nonostante il nonno se ne fosse accorto, nessuno ha pensato di prendere una posizione, di difendere una bambina innocente.
A furia di insistere, Jennette approda a Nickelodeon e prende parte alla serie iCarly.
Qui iniziano gli anni al cospetto del Creatore, ovvero Dan Schneider. Schneider è stato allontanato nel 2018 dal network a causa di molte accuse di abusi sessuali, giusto per inquadrarvi il genere di mostro. Prima del licenziamento, addirittura gli veniva impedito di stare nella stessa stanza in cui venivano girate le scene perché aveva un atteggiamento aggressivo nei confronti degli attori che, vi ricordo, erano BAMBINI. Però, ehi, va tutto bene, non cacciamo l’orco, spostiamolo. In mezzo allo schifo che racconta Jennette, questa parte mi ha profondamente disgustata. E intristita. Perché poi la rete ha cercato di comprare il silenzio degli attori, una volta terminate le varie produzioni. E per una Jennette McCurdy che non ha taciuto, molti, troppi, altri hanno accettato i soldi e hanno tenuto la bocca chiusa, nonostante tutto. Tra questi, anche Ariana Grande, protagonista insieme a Jennette di Sam & Cat, lo spin-off di iCarly.
Vi lascio alla fine dell’articolo alcuni link sempre dei video di Alice di L’ora del tè. Ormai lei è il mio punto di riferimento per gli scandali di Hollywood perché ha una capacità di analisi delle situazioni incredibile e non scade mai nel pettegolezzo stile TMZ e simili, anzi!
Sono tanti, troppi, gli episodi di abuso fisico ed emotivo che Jennette racconta in Sono contenta che mia mamma è morta perché lei era programmata per rispondere alle esigenze della madre, non importa quanto le sue richieste la facessero soffrire.
Non vi riassumo i vari traumi che ha subito perché già è stato disturbante leggerli raccontati da lei in prima persona e, mi raccomando di nuovo, leggete il libro solo se ve la sentite davvero perché non è per nulla facile.
Durante un’intervista a Good Morning America, Jennette ha detto che chiunque abbia subito abusi in famiglia capirà questo titolo (io vorrei capire la mancanza del congiuntivo nella traduzione italiana, ma non si può avere tutto, anche se Alice, nel video in cui parla della storia della McCurdy, dice che questa scelta è stata fatta per indicare l’innocenza di Jennette all’inizio del libro. Avrei preferito una nota esplicativa a un congiuntivo sbagliato e basta, ma dettagli). Dice anche che, se sua madre fosse ancora viva, non avrebbe avuto la forza necessaria per liberarsi della sua influenza e non sarebbe mai diventata se stessa. E quanto ha sofferto per diventare la vera Jennette. Anche leggendo, vi renderete conto che c’è una certa ripetitività tra situazioni e meccanismi distruttivi… e niente, a me è venuta voglia di abbracciarla.
Vi lascio il video in questione qui sotto.
Child actress Jennette McCurdy in her first on-camera interview about her memoir, ‘I’m Glad My Mom Died’:
“Anybody that has experienced parental abuse understands this title… I wouldn’t have written the book if my mom were alive. I would still have my identity dictated by her.” pic.twitter.com/oqREJKx719
— The Recount (@therecount) August 9, 2022
Sono contenta che mia mamma è morta è stata una lettura intensa, difficile, commovente e che mi ha fatta infuriare per tante cose. Se lo avete letto, vi aspetto per parlarne.
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Un po’ di link:
- Sono contenta che mia madre sia morta”, la verità di Jennette McCurdy
-
Dan Schneider Accused of “Disgusting, Controlling” Behavior While at Nickelodeon
-
New allegations against producer Dan Schneider include hyper-sexual practices at Nickelodeon
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