Il club delle lettrici compulsive

Il tempo di tornare a casa – Matteo Bussola

Il tempo di tornare a casa Book Cover Il tempo di tornare a casa
Matteo Bussola
Narrativa
Einaudi
2021
Digitale - Cartaceo
184

«Vivere, in fondo, non è che una serie di storie che si chiudono e si aprono, un continuo stringere la presa e lasciar andare. Una catena infinita di incontri e di addii». Quante esistenze attraversano una stazione affollata. Dietro i volti delle persone in fila all’edicola o al bancone del bar si nasconde un groviglio di desideri e paure, di dolori e speranze. C’è una donna che non deve partire, eppure resta seduta lì, le borse della spesa ai piedi. C’è un padre che ha smarrito il figlio, e un uomo che sta per separarsi dalla donna della sua vita. C’è un marito che vede un enorme coniglio accanto a sua moglie ogni volta che la guarda, una ragazza che riceve messaggi inattesi, un ragazzo che ha preso una decisione irreversibile. C’è il mistero indecifrabile di ogni incontro capace di farci cambiare strada, e il terrore dell’abbandono sempre dietro l’angolo. Poi c’è uno scrittore con un buffo berretto giallo che si aggira fra i binari dopo aver perso il treno, ed è impaziente di salire sul prossimo. Perché sa che alla fine del viaggio troverà la sua famiglia ad aspettarlo. Perché «l’amore ha sempre, sempre a che fare con qualcuno in grado di riportarti a casa». Con la sua voce inconfondibile, Matteo Bussola racconta il nostro ostinato bisogno degli altri, malgrado la possibilità di ferirsi, di tradirsi, malgrado le accuse o i rimpianti. Il suo è un inno al potere salvifico delle storie, grazie alle quali ci sentiamo tutti meno soli.

Oggi parliamo di Il tempo di tornare a casa, un libro di Matteo Bussola pubblicato da Einaudi.

Se vi ricordate, vi ho già raccontato della mia compulsione nel partecipare alle challenge, gruppi di lettura, scambi libreschi, e chi più ne ha più ne metta. Proprio per una challenge ho letto un libro di Matteo Bussola, Il tempo di tornare a casa

Devo però fare una doverosa premessa. Mai avrei letto questo libro se non fosse stato per la sfida, e se, nell’ambito della sfida, non fosse stato proposto come gruppo di lettura dalle mie compagne di avventura. Certo non ero obbligata a leggerlo, ma sapete com’è, ogni tanto mi piace uscire dalla mia comfort zone. 

Peccato che, in questo caso, non solo sono fuori dai generi che normalmente prediligo, ma mi trovo in seria difficoltà a scriverne il mio parere.

Prima di tutto si tratta di un autore di cui ho letto un unico libro, Notti in bianco, baci a colazione, che non mi aveva entusiasmato più di tanto.

Poi, nel caso di questo volume, si tratta fondamentalmente di una raccolta di racconti, che a me in genere non piace leggere. Trovo i racconti troppo brevi, non riesco mai a esserne coinvolta e, quelle rare volte che succede, rimango sempre con l’amaro in bocca perché il racconto in questione è finito troppo presto (sì, sono una di quelle che compra i libri a peso, più sono grossi e più mi piacciono, ma se no finiscono troppo presto!).

Ecco qui, dunque, che mi ritrovo tra le mani un libricino (quindi breve, e questa cosa già mi disturba alquanto) di racconti. Immaginate quanto possa essere stata contenta quando ho cominciato a leggerlo!

Invece, contro ogni previsione, ho adorato questo piccolo libro. L’ho letto tutto d’un fiato, mi sono immedesimata nelle sue storie, le ho bevute e fatte mie perché ogni storia è uno spunto di riflessione.

Il libro inizia con Matteo (Bussola) che, dopo una presentazione, perde il treno per tornare a casa (anche lui, come me, viaggia prevalentemente in treno, per più o meno lo stesso motivo).

Ora che è responsabile di altre vite oltre la sua, lei ha cominciato ad aver paura di morire. La paura di morire ci assale quando sentiamo che la nostra assenza causerebbe un danno in vite che non sono la nostra.

 Deve quindi aspettare l’arrivo del successivo, che partirà dopo qualche ora. E da qui prendono l’avvio i racconti. L’autore immagina per ognuno dei suoi compagni di “viaggio” una storia, e lui stesso ne è co-protagonista.

La prima persona che conosciamo è LaMarta, moglie e madre ma fondamentalmente sola. Il modo in cui Bussola la descrive è struggente, è delicato, ma talmente vero che fa male al cuore. Quante volte ci siamo sentite come LaMarta, in mezzo alla gente, con una vita apparentemente piena ma in fondo in fondo soli?

Incontriamo poi Davide, ragazzino di 16 anni che per la prima volta si ribella all’autorità del padre, visto come l’uomo tiranno e irascibile, ma è davvero così?

Se una persona non ti ama nel modo in cui tu vorresti, non è detto che non ti ami con tutta se stessa.

Via via che leggiamo i racconti ci troviamo di fronte un’umanità varia, dalla ragazzina innamorata alla donna che cerca l’amore in rete, all’uomo che ha paura dell’amore… e così via, e ognuno di loro ha una parte di me. In ognuno mi sono un pochino ritrovata, nel papà di Davide, in Giulio che non riesce più a far andare la propria vita come vorrebbe.

E mi è venuto in mente, non so perché, quante cose diamo per scontate nella nostra vita. Che quando spegniamo l’auto poi riparta. Di risvegliarci quando andiamo a dormire la sera. Che un respiro segua il precedente. Che l’amore investito ritorni.

In tutti insomma ho trovato un motivo di riflessione, un qualcosa in cui mi sono immedesimata e che ha fatto sì che mi ponessi delle domande. 

Il tutto, però, non pensiate sia scritto in modo melenso e retorico, anzi! Questa volta, Matteo Bussola mi ha stupito proprio perché ha usato un linguaggio colloquiale, leggero e anche divertente, che si è insinuato nei miei pensieri portandomi a pensarci in qualsiasi momento della giornata.

Non mi resta dunque che consigliarvi ardentemente questo libro. Leggetelo e state pronti a racconti intensi e teneri, che conquisteranno anche il lettore più restio.

Avete letto Il tempo di tornare a casa? Vi aspetto per commentarlo!

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