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Perché leggere saghe familiari – BT L’ultimo dei Monsù – F. Lanza

Perché leggere saghe familiari? Oggi partecipiamo al blog tour di L’ultimo dei Monsù, un libro scritto da Francesca Lanza e pubblicato da Mondadori. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le tappe delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più completa del libro.

saghe familiari

Il libro

L’ultimo dei Monsù – Francesca Lanza

saghe familiari

“Ogni volta che scrivo di Sicilia e della mia famiglia ho la sensazione di precipitare. Precipito in un mondo infinito che mi attrae come un magnete.” Così dice Fabrizia Lanza. E, di fatto, questa evocazione di un mondo che è quasi solo memoria è precipizio e incantato stordimento. Lo è soprattutto perché a quella sensazione di perdita fa riscontro un coeso “romanzo famigliare” che arriva sino ai nostri giorni (i Tasca, i Lanza, la fattoria di Regaleali e palazzo Mazzarino) e che apre il sipario su eventi e consuetudini che hanno fatto grande lo scenario dell’aristocrazia siciliana fra Otto e Novecento. Come se la narrazione avesse bisogno di trovare anche una via segreta, complementare ma primaria, a quella scena si intreccia la storia della cucina alla quale sono legati l’ingegno, la bellezza, il sofisticato spettacolo della tavola siciliana. Ed ecco che Fabrizia Lanza si mette sulle tracce di Mario, l’ultimo “monsù”, l’ultimo cuoco devoto ai Tasca, che ha lasciato eredità di affetti e di sapori: Mario che si avanza caracollando, a passetti brevi e veloci, sulle piastrelle lucide della cucina, Mario sempre di corsa, Mario che dà vita a una cucina trionfante e scenografica di ascendenza francese, pensata innanzitutto per stupire, per appagare l’occhio oltre che il palato, modellata sui gusti e i capricci della famiglia. Mario è un personaggio amato, e Fabrizia Lanza ce ne dà una visione di taglio in cui lo vediamo ragazzo carpire con lo sguardo i segreti di un’arte ancora priva di strumenti che non siano gli occhi e le mani, e quei segreti, poi, custodirli per essere lui, e lui solo, l’artefice di tanto teatro di bellezza. Intorno al suo lascito di sapienza e di sapori (Mario entra in servizio nel 1954 e lo lascia nel 2008), assistiamo alla ricostruzione di un mondo, vasto, articolato, magnifico, nel quale, insieme ai privilegi, si è depositato un patrimonio di consuetudini, continuità e senso del futuro: basterebbero personaggi come Lucio Tasca Mastrogiovanni e la moglie Beatrice Lanza Branciforte, nella loro residenza di Camastra, per disegnare un’epoca, per riconoscere l’amore e la dedizione con cui Fabrizia Lanza la contempla.

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Perché leggere saghe familiari? Intanto, perché no? Che domande sono? Siamo lettrici e lettori compulsivi, leggiamo tutto, dalle etichette del detersivo in poi.

Sì, ma perché proprio le saghe familiari? Cerco di rispondere a questa domanda senza usare troppe supercazzole.

Sapete che amo le serie. Non ne ho mai fatto mistero. Ma una serie può essere frustrante. Sto leggendo da anni la serie di Agatha Raisin, arrivata al suo quarantatreesimo volume. Quarantatré. QUARANTATRÉ, bella gente. L’autrice è morta e per fortuna la serie è stata presa in mano da un suo amico scrittore. Ma i quarantatré volumi restano. E la serie si sarebbe potuta interrompere in qualsiasi momento (Astoria, non lo fare! Ne va della mia sanità mentale!).

Con una saga familiare si va quasi sul sicuro. Tantissime sono in un unico volume, per esempio, eppure prendono in esame un periodo di storia molto lungo.

Tolta la parte puramente opportunistica, quello che affascina di una saga familiare è il viaggio che viene costruito attraverso il tempo. Perché i luoghi restano quelli, anche se ci sono dei cambiamenti, e a mutare sono i personaggi che nascono, crescono, invecchiano e muoiono, lasciando in eredità qualcosa a chi viene dopo. Questo qualcosa è di varia natura (dai traumi ai poteri magici, a seconda del genere letterario del libro), ma è qualcosa che cambierà inevitabilmente le esistenze di figli e nipoti.

Facciamo qualche esempio?

Alice ha da poco letto e recensito La maledizione della famiglia Flores, scritto da Angélica Lopes.

Molti credevano che noi Flores fossimo segnate dal destino, vittime di una maledizione lanciata da una zingara in tempi remoti.
Ma vivere senza uomini attorno era semplicemente la vita che ci era toccata.

La maledizione delle donne Flores è avere accanto uomini orrendi e al centro della narrazione viene posta la solidarietà femminile. Sono quindi le donne a essere protagoniste, anche loro malgrado, se vogliamo.

Un altro esempio? I sette mariti di Evelyn Hugo di Taylor Jenkins Reid. A raccontare la sua storia è Evelyn Hugo in persona. La storia diventa saga a causa delle innumerevoli implicazioni che la vita stessa di Evelyn ha avuto, a causa delle persone che ha toccato e che ha ferito. Certo, con sette matrimoni alle spalle, si gioca davvero sulla quantità, ma tant’è.

Tra le saghe familiari che amo c’è quella scritta da Jessica Fellowes e che ha per protagoniste le sorelle Mitford. La saga, iniziata con L’assassinio di Florence Nightingale Shore, è arrivata al suo quinto volume (che non vedo l’ora di leggere!)

Leggere una saga familiare è come sfogliare un album di fotografie, dalle più antiche a quelle più recenti. È osservare il mondo che cambia attraverso gli occhi dei protagonisti perché la Storia non si ferma.

Leggere saghe familiari è avere un punto fermo mentre tutto attorno è in mutamento; è potersi rispecchiare in alcuni eventi, è potersi affezionare ai personaggi che vengono svelati piano piano, pagina dopo pagina, entrando a far parte della famiglia stessa quasi in punta di piedi…

Dai Bridgerton a Cent’anni di solitudine, dai Cazalet a Poldark, da Piccole donne a I leoni di Sicilia, le saghe familiari sono affascinati e sono un ottimo modo per viaggiare nel tempo e nello spazio.

Vi piacciono le saghe familiari? Avete qualche titolo da consigliare?

Leggerete L’ultimo dei Monsù? Fatemi sapere!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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